Sheol

By Little57

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Tra le macerie di un posto che cadeva a pezzi non ci eravamo resi conto che quelli più distrutti eravamo noi... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
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Capitolo 65
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Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90
Sequel ed altre storie
Nuova Storia: Madera

Capitolo 66

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By Little57

"A cosa pensi?" sollevo il viso verso la voce di Ofelia. Le faccio un sorriso mentre avanza fino a sedere sul bordo del letto. Metto da parte il libro su Custodi e Protetti e le dedico tutta la mia attenzione. Faccio spallucce divagando con lo sguardo: "Tuo nonno mi ha confessato di averti beccata sveglia in cucina a notte tarda, è chiaro che non riesci a dormire. Forse non sono alcuni folletti malvagi a mangiarsi i miei manicaretti, dopotutto.." assottiglia lo sguardo facendomi ridere. 

"Faccio fatica a dormire bene." le confesso raccogliendo i capelli in una crocchia disordinata. Osservo la mia stanza: è ancora arredata secondo il gusto di una Skylar di undici anni. Tutto di questa stanza rappresenta la mia infanzia, il rosa chiaro delle pareti, il mobilio bianco e classico. Non sono sicura che mi manchino quei tempi. Mi chiedo che effetto avrebbe su di me la mia vera stanza, quella che si trova a casa dei miei genitori e non qui dai nonni. L'unica certezza che ho è che mi manca la casa che condividevo con Ginger e Gwen, mi mancano loro e tutti i ricordi che ho accumulato assieme a loro nel giro di alcuni mesi. Un senso di rabbia ed invidia si impossessa di me me quando penso che tutti loro, tutti i miei amici, sono assieme. Cerco di non riflettere sulla ragione per cui sono qui: se solo mi soffermo sull'idea di essere stata praticamente costretta a raggiungere Londra, rinunciando al Natale assieme a tutti loro. Essere qui però mi da una pausa anche da loro, da Harry. Non so quanto queste feste sarebbero potuto essere gioiose con il cattivo sangue che scorre tra di noi. 

Ripenso agli sguardi allibiti dei ragazzi quando ho chiesto loro di non dire nulla ad Harry. Il fatto di averli convinti senza troppi preamboli mi ha dimostrato quanto tengano a me. Spero solo di non aver incrinato i rapporti tra di loro con questa richiesta. I problemi tra me ed Harry devono essere nostri e solo nostri. Non mi pento di non avergliene parlato prima di partire: la mia intenzione è quella di tornare, fosse stato un addio avrei messo da parte il risentimento. Non posso evitare di ammettere a me stessa che mi manca e che a peggiorare il mio stato d'animo resta la sua risposta dalla sera al lago. Se lo avessi incontrato prima di Londra non avrei fatto altro se non piangere e l'ultima cosa che voglio è gettarmi ai suoi piedi e disperarmi per uno spicchio di ciò che lui non è disposto a concedermi. So che le cose non saranno poi tanto diverse quando farò ritorno. Devo davvero iniziare a pensare a quali sono le mie priorità: lui non può essere una di queste se tutto ciò che fa è ferirmi e deprimermi.

Chissà cosa avrà pensato di quel biglietto. E' questa la sua ultima possibilità di dimostrare che ci tiene, altrimenti imporrò a me stessa il divieto di continuare a pendere dalle sue labbra. 

"Tutto ciò che leggo nei tuoi occhi è tristezza." sussurra Ofelia accarezzando la trapunta bianca. "Eri una bambina molto vivace e solare, ma le cose, suppongo, cambiano col tempo. Non si può certo restare immobili. Hai iniziato a capire il mondo attorno a te e la cosa non è mai piacevole. L'ultima cosa che desidero per te è che ti senta impotente. Non devi permettere a nessuno di prendere decisioni per te. E combattere questa guerra da sola sarebbe troppo, per cui spero tu sabbia che in me hai un alleato." accarezza i miei capelli con dolcezza ed io annuisco con un sorriso sincero. 

"Lo so, nonna." la guardo "Non credo di aver mai capito prima quanto sono legata a te." ammetto "E' chiaro che sei l'unica con cui posso ammettere che mi manca quello che mi sono lasciata alle spalle. E più di tutto, sei l'unica a cui posso ammettere che una delle ragioni principali per cui non riesco a dormire la notte è per il senso di colpa." corruga la fronte "Non ho salutato Harry, quando sono partita. Non eravamo esattamente in buoni rapporti quando ho saputo che mamma e papà mi reclamavano al nido- ridacchio amareggiata -ma ciò nonostante so che Harry mi avrebbe reso ancora più complesso partire. E la cosa che mi rende ancora più triste- sorrido -è che se lo conosco come lo conosco, quando lo rivedrò quello che cercherà sarà una litigata. Per ricordarmi che dopo tutto quello che abbiamo passato un saluto era il minimo che potessi riservargli, e non posso che dargli ragione, sai?" 

Ofelia mi osserva con attenzione, scuote leggermente la testa: "Forse farebbe meglio a pensare ad un modo per redimere se stesso, piuttosto che a uno per litigare. Io so di aver cresciuto una nipote educata ed a modo, non te ne saresti mai andata in quel modo se non per una buona ragione." sorrido "Credi che ti cercherà qui?" 

"Mi piacerebbe molto." non esito "Ma non ci spero troppo perché di solito le cose che mi aspetto da lui non si avverano. Il suo orgoglio è ferito, ed Harry non ha mai messo nessuno davanti a sé stesso."passo una mano sul volto: un dolore lancinante dietro gli occhi mi avvisa che ho bisogno di una buona dormita. Se riesco ad addormentarmi la cosa dura poco, visto che non posso fare a meno di sognarlo e di avere incubi che lo riguardano. 

"Accompagnami a fare due passi." impartisce nonna Ofelia "Ti farà bene un giro. A Londra non troverai i tuoi amici, ma dell'ottimo tè!" mi trascinate in un abbraccio, tra le risate. "E dovresti anche metterti in tiro, mi piacerebbe rivedere qualche spiraglio di vitalità ed energia in te mia cara. Il mondo a diciotto anni sembra finire almeno due volte a settimana, ma se così fosse io non sarei qui, non credi?" annuisco, in effetti non potrebbe avere più ragione di così. 

"Mi sento una sciocca ora." ridacchio alzandomi dal letto. 

Ofelia ride di gusto: "Ti aspetto di sotto." mi avvisa lasciandomi sola. Mi guardo attorno, osservo il mio riflesso allo specchio e riempio i polmoni d'aria: i miei genitori saranno qui domani. Non devo permettere a me stessa di accoglierli in uno stato d'animo che non sia agguerrito e pronto a combattere. Non posso essere triste a causa di nessuno. E' bene iniziare ad affilare gli artigli già da ora. Se pretendo che tutto vada bene forse la finzione diverrà realtà, dopotutto. Spalanco l'armadio ed osservo le file di scarpe, vestiti, cappelli, borse, occhiali e cappotti, fermi ed intatti, come l'ultima volta in cui li ho riposti qui dentro. Sorrido: questa me sembra appartenere davvero ad un'altra era. Accarezzo le stoffe e non posso fare a meno di mordermi le labbra al pensiero di poter portare tutto questo con me nello Sheol, da Ginger e Gwen: passeremmo interi pomeriggi ad acconciarci, a fare passerelle e a litigare per un capo piuttosto che per un altro, ad agghindarci per qualche festa, ad ideare modi ingegnosi di coordinarci per andare a scuola. Mai avrei pensato di poter provare così tanta nostalgia per qualcosa che ho vissuto per così poco. Eppure i ragazzi, lo Sheol, nel giro di pochissimi mesi sono riusciti a farmi sentire a casa. Essere parte di qualcosa di così piccolo mi ha fatta sentire di avere uno scopo, di avere un posto, e lo comprendo solo ora. 

Osservo la fila di scarpe da balletto: rosa cipria, bianche, azzurrine, nere.. e la mia mente vola a quelle che è stato Hunter a porgermi. Al suo gesto colmo di affetto e a come ha cercato di trascinarmi fuori dal buio in cui mi trovavo. Merita di essere trattato meglio. Le sue intenzioni non sono mai state cattive, non nei miei confronti. Avrei potuto trattare meglio anche Roger, su questo non c'è dubbio. Ci sono molte cose che avrei potuto fare meglio ma pochissime che rifarei in modo diversamente.

Infilo i pantaloni neri a sigaretta, un maglione e un cappotto. Sciolgo i capelli ravvivandoli energicamente, rimetto gli occhiali, quindi le scarpe. Sono già sulle scale quando faccio ritorno alla stanza: sistemo il libro su Custodi e Protetti all'interno della mia valigia. Non posso permettermi di perderlo, e non posso permettere che qualcun altro ci metta le mani sopra. 
"Nonna! Sono pronta!" avviso scendendo velocemente le scale. 

"Chi non muore si rivede!" esclama una voce maschile. Porto una mano al petto sgranando gli occhi quando noto Benjamin: "E' bello rivederti." sorride. Sorrido colma di sorpresa: non mi sarei mai aspettata di vederlo qui. Deve essere arrivato da poco perché nonna Ofelia non me l'ha menzionato. Lo abbraccio. 

"Che ci fai da queste parti?" domando scrutandolo con attenzione. Benjamin è da sempre un amico di famiglia, anche se qualcuno deve avermi accennato una lontana parentela. La situazione potrebbe diventare imbarazzante, ecco perché spero con tutta me stessa che Ofelia sopraggiunga in fretta. 

"Passavo per un saluto a Peter ed Ofelia. I miei sono a Southhampton, ho pensato di fare un giro. So che comprendi la desolazione." ridacchio, se lo capisco? Nessuno meglio di me sa cosa vuol dire avere dei genitori 'scomodi'. "Ti trovo una favola." sorride "Sono contenta tu sia tornata." 

Mi muovo a disagio: "Non resterò per molto." gli spiego "Ho intenzione di tornare per il semestre primaverile. Mi piacerebbe concludere l'anno dove l'ho iniziato." mi stringo nelle spalle "Tu? Come ti sembra King's College?" domando fingendo un interesse che in realtà non ho. E' un ottimo giocatore di Football, so che fa parte di uno dei club. Credo sia stato questo, oltre al prestigio, a fargli frequentare quella scuola. 

"Me la cavo." sorride imbarazzato. Sa bene che se non fosse per le pressioni dei suoi genitori non sarebbe certo a scuola a questo punto. Che io ricordi non gli è mai piaciuto troppo studiare. Certo poter vantare King's College nel proprio curriculum ha una valenza per l'aristocrazia inglese. Non ho nulla contro Benjamin, ma non è mai stato il mio migliore amico. A rendermi la sua compagnia sempre meno piacevole ci ha pensato mio padre, ed anche i genitori di Ben, entrambe le parti hanno spinto affinché tra di noi potesse esserci una relazione, quindi, nelle loro speranze, un futuro fidanzamento. La cosa non è mai avvenuta. E per quanto mi riguarda, mai avverrà. 

Verso dell'aranciata per entrambi: "Che mi racconti? Come ti trovi nella nuova scuola?" sa pochissimo, come tutti d'altro canto, di dove sono stata esiliata. Il massimo di informazione fornita ai nostri conoscenti è stata: una nuova scuola nel nord dell'Inghilterra. Sarebbe stato complicato, ed impossibile, essere più precisi di così. 

"Cerco di tirare avanti." ridacchio "Ma non mi lamento. Mi piace, è diverso da tutto quello che ho provato prima e la compagnia non è male." ammetto. Noto il giudizio nei suoi occhi e la cosa mi fa perdere la voglia di continuare a raccontare qualsiasi cosa.

"E' chiaro che sei diversa." nota "Più sicura, più fredda." lo guardo. Fredda, che scelta di parole. 

"Alcuni posti ti trasformano." faccio spallucce mentre prendo qualche sorso.

"Oh, cari!" esclama Ofelia entrando in cucina "Che bello vedervi assieme. Che dite? Andiamo?" domanda.

"Pensavo che saremmo stati solo io e te." le sorrido. 

"Non possiamo mica lasciare Benjamin a casa da solo, non essere sciocca." mi rimprovera "È da parecchio che aspetto di passare un bel pomeriggio assieme a due bei giovani come voi!" batte le mani entusiasta, precedendoci verso l'uscita. Quando siamo in macchina Ofelia esprime la preoccupazione: "Vorrei tornare prima di Peter. E' fuori per lavoro da tanto, sarebbe triste non accoglierlo al suo rientro." 

"A cosa è dovuto un periodo così intenso?" domando con interesse. Mi sono accorta di quanto poco tempo nonno Peter passi a casa. 

"Beh, te lo avevo accennato anche alla serata di ballo.." mi guarda con preoccupazione "Amedeus Snyder tenta una fusione con la nostra impresa da parecchio, ma ultimamente è diventato ancora più insistente."

Sgrano gli occhi: "E nonno sta contrattando con lui per cedere?" la cosa sarebbe preoccupante.

"Per cedere?" esclama lei con ilarità.

"Si, insomma, avete intenzione di fondere l'azienda con la sua?"

E' stato nonno Peter a fondare l'azienda, l'Advanced. Si occupa di prodotti che hanno a che fare con la micro-tecnologia. Mio padre, nonna Ofelia e persino mia madre lo hanno affiancato nella gestione dell'azienda. Ha avuto il suo successo nel corso degli anni, ma non vedo come questo tipo di impresa posso interessare a Snyder.

"L'Advanced non ha difficoltà finanziarie al momento, quindi non credo che tuo nonno rischierà l'ottantacinque percento delle nostre quote per fare una fusione con un uomo che ha già fallito una volta." ridacchia.

Corrugo la fronte. "Snyder ha già fallito?" Lo so come ha fallito, ma non sono sicura che lui abbia raccontato la stessa versione a tutti quanti. Troppo brutto dire: la mia centrale nucleare mi è esplosa sotto al naso e ha cancellato un'intera generazione da un intero pese, che ora non ha un nome, e che io uso come discarica. Oh e il fatto che i rifiuti tossici io li abbia depositati proprio li ha portato a cinque esemplari di essere umano che sono capaci di: produrre tossine letali, controllare il buio e la luce, leggere nel pensiero, controllare oggetti inanimati e ghiacciare/infuocare qualsiasi cosa. E, ultimo ma non per questo meno importante, ultimamente un sesto elemento si è aggiunto a questi cinque, ed è proprio seduto in macchina con te. Ti parlerei anche del fatto che sto riproducendo un esercito di Mutanti, ma è troppo lunga come storia.

Certo, se Amedeus Snyder si presentasse così a tutti coloro con cui cerca di stringere un rapporto in affari i risultati che otterrebbe sarebbero scadenti.

"Oh, beh, da quello che tutti dicono, aveva avviato le procedure per investire in una centrale nucleare, ma qualcosa è andato storto e ha perso tutti i suoi averi." fa spallucce.

Ridacchio scuotendo la testa: almeno si avvicina alla verità, anche se a grandi linee.

"Cos'è che trovi così divertente?"

"Nulla.." mi ricompongo "Nonno ha visto Amedeus?" domando. 

"Strano che tu faccia questa domanda, sai." sorride. "No. Non si è mai fatto vedere. Manda dei suoi collaboratori. Ultimamente Peter sta contrattando con un certo Tomlinson."

"Lo immaginavo." bisbiglio tra i denti. "Se solo lo sapesse Harry.."

"Cosa hai detto cara?"

"Nulla di rilevante." Nonna, sai dirmi se Snyder è interessato ad altre aziende oltre che all'Advanced?"

"Non capisco come mai tu sia così interessata." ride di gusto. "E' tuo nonno ad occuparsi di questa trattazione per cui ti consiglio di domandare a lui per avere informazioni più precise." 

"Va bene. Lo farò." sorrido. Se solo riuscissi a scoprire qualcosa in più avrei un altro buon motivo per tornare da loro, da lui


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