Sheol

By Little57

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Tra le macerie di un posto che cadeva a pezzi non ci eravamo resi conto che quelli più distrutti eravamo noi... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90
Sequel ed altre storie
Nuova Storia: Madera

Capitolo 32

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By Little57

Viaggiare in moto con Harry si è rivelato, sorprendentemente, meglio di quanto non mi aspettassi. Forse per il fatto che viaggiare comporta non potersi rivolgere troppo la parola. Il flusso d'aria è troppo assordante per cercare un dialogo e ad entrambi va bene così. Ma ciò nonostante ora inizia ad essere stancante. Abbiamo dovuto affrontare altre due ore di viaggio dopo la pausa al piccolo dive in di fortuna e se la stanchezza non fosse un fattore convincente a fermarsi lo è il buio pesto che ci circonda. L'idea che Harry abbia potuto dimenticare la strada mi coglie più di una volta, agitandomi. Decido di dare voce ai miei pensieri:
"Sei sicuro di non esserti perso?" chiedo sopra la sua spalla.
Ho accuratamente evitato di mettere le mani nelle sue tasche per paura che possa rinfacciarmelo ancora; ragion per cui ho due ghiaccioli al posto delle nocche.
Sono sicura che se ne sia accorto, infatti ciò che dice non è del tutto una risposta alla mia domanda: "Cominci ad avere freddo testa di fuoco? Siamo quasi arrivati, comunque."

La notte ci inghiotte totalmente nella sua gola nera. Ma una cosa in particolare mi stupisce di me stessa: dovrei essere impaurita. E' probabile che Harry non ricordi la strada e se così fosse io e lui ci ritroveremmo sperduti chissà dove con l'unica compagnia l'uno dell'altra. E' una situazione potenzialmente spaventosa eppure tutto ciò che ho voglia di fare è spalancare le braccia, serrare gli occhi ed immaginare, per un attimo, di star volando nella notte. Certo la sensazione di euforia che provo mi aiuterebbe nell'immaginarlo. Ma non lo faccio perché credo sia l'ultima distrazione di cui Harry ha bisogno: non comprendo come gli sia possibile vedere dove stiamo andando. Le strade che abbiamo imboccato non sono assolutamente illuminate, tutto ciò che ci aiuta sono le luci della moto e quelle delle pochissime stelle in cielo. Sono strade tortuose, affiancate da case le cui sagome tozze ed abbandonate contribuiscono a creare un clima tetro.

Harry rallenta la velocità della moto fin quanto non la ferma del tutto. E' un luogo particolarmente buio e non riesco a mettere immediatamente a fuoco il posto in cui ci siamo fermati.

"Eccoci nella residenza Lankaster. Nulla di troppo pomposo." ridacchia chiaramente ironico. Davanti a noi si staglia una gigantesca magione. E' mal messa ma non fatico a credere che ci sia stato un tempo in cui non mancasse di splendore. "E' abbastanza sicura da permetterci di usarla come rifugio per una notte." mi spiega Harry mentre sistema i caschi delle moto e tira fuori i nostri bagagli. "E poi- continua affiancandomi- è qui che si trova ciò che dobbiamo recuperare per conto di Arthur."

"Non pensi che a questo punto io possa sapere di cosa si tratti? Insomma, non ha molto senso tenermelo nascosto visto che ho fatto probabilmente centinaia di chilometri assieme a te per giungere fin qui." spiego "E, perdonami, ma come credi che questo luogo possa essere sicuro come rifugio? Sembra che un alito di vento possa farla cedere da un momento all'altro." indico la casa aguzzando gli occhi per il buio. Mai come ora ho desiderato che Sean e la sua capacità fossero qui con noi.

"Arthur ha un debole per i posti tetri, non so se te ne sei resa conto." ridacchia precedendomi verso il portico della casa.

"E' buio pesto. Come faremo ad aprire la porta?" domando seguendolo con cautela "O, per quel che ne concerne, trovarla." ridacchio tesa. Ma è proprio in quell'istante che un crak assordante mi fa intuire che Harry la porta l'ha appena aperta.
"Continuo a domandarmi come ho fatto a non notare i tuoi modi delicati prima." sussurro ironicamente tra me e me. Lascia che io entri per prima e trova un modo per chiudere la porta alle nostre spalle.

Forse mi perdo a guardarmi troppo attorno, perché quando ritorno verso la porta non trovo più Harry e per un attimo il mio cuore salta un battito. Dove si è cacciato?
"Harry?- chiedo- Dove sei?" bisbiglio come se al posto suo potesse rispondermi qualcos'altro dal buio. "Oh Mio Dio!" Esclamo portandomi una mano sul petto quando una lunga lingua di fuoco attraversa quello che deve essere il salotto fino a giungere al camino di pietra. Immediatamente i vecchi tronchi di legno prendono fuoco illuminando e riscaldando l'ambiente. Harry è in piedi a qualche metro dalla fonte di luce. Serra le mani con un espressione di dolore.

"Ma come- spalanco gli occhi senza parole- come Diavolo hai fatto?" domando. Lui mi ignora sistemando la sua borsa. "Credevo che la tua capacità avesse a che fare con il ghiaccio." borbotto incredula.

"Ti sbagli." corregge lui "La mia capacità ha a che fare con il controllo della temperatura, che non sempre è fredda." non è divertito, né tanto meno entusiasta di dovermi spiegare qualcosa che lo riguardi.

"Ma tu- continuo sapendo bene in cosa potrei starmi cacciando- hai sempre creato il freddo."

"Infatti. Ti sembra, per caso, che mi stia divertendo ora?" pone la sua pungente domanda retorica con un'unica veloce occhiata verso di me. No, non mi sembra che si stia divertendo, anzi, tutt'altro. Sembra aver provato moltissimo dolore. Per un attimo penso che lo ha fatto per me, a lui il freddo non avrebbe dato fastidio, anzi.

"Dormiremo qui. Farà leggermente più caldo, inoltre di sopra non c'è il tetto." mi spiega togliendosi il giubbotto di pelle. Sparisce dietro una porta.
Io, non conoscendo questo luogo e fidandomi poco di lui in generale, decido di restare ferma al mio posto. Il camino illumina una grande libreria. Dopo aver sistemato la mia roba sulla poltrona mi avvicino all'esposizione di libri. Non posso fare a meno di domandarmi chi sia Arthur, e da dove provenga. Questa sembra una casa secolare, il che mi fa pensare che, probabilmente, facesse parte di una famiglia altolocata, forse anche di una stipe nobile decaduta. Ma la trascuratezza di questo posto mi suggerisce anche che è possibile che sia lui che cerca di distanziarsi dalle sue origini.

Tutti questi volumi mi fanno ripensare alla sua piccola libreria, e al fatto che sia l'unico luogo di cultura in quel posto senza nome. A parte la Dauglas High School. Ma ripensare alla scuola non mi giova poi molto. Ripenso, infatti, anche al fatto che devo assolvere un compito, un compito dal quale varrà la mia ri-ammissione o la mia totale espulsione. Accarezzo con i polpastrelli le rilegature dei libri. Ne scelgo alcuni: Trattato di Pace, Diritti e Doveri, L'Infanzia..
Potrebbero avere degli spunti interessanti per la ricerca che devo svolgere.

"Non toccare troppo in giro." mi avvisa una voce roca. Quando mi volto trovo Harry di nuovo in soggiorno. Ha indosso dei calzoni neri, abbastanza bassi in vita da permettermi di intravedere l'elastico nero dei boxer. Distolgo velocemente gli occhi per evitare di arrossire troppo.

"St-stavo cercando qualcosa che potesse essermi utile con la ricerca che dobbiamo fare per Delabour." gli spiego avanzando nel soggiorno fino ad adagiare i volumi sul piccolo tavolino davanti al divano.

"Fai come meglio credi, ma ti sconsiglio vivamente di avventurarti per questa casa da sola, di notte. Hai notato tu stessa quanto fosse malmessa: se dovessi farti male non sarebbe semplice assicurarti delle cure adeguate." la voce è leggermente autorevole, ma esprime il concetto con un pizzico di inaspettata apprensione.

"Capisco." rispondo secca. Ripenso alle parole di questa mattina, quelle di Sean. "Hai avvisato gli altri del nostro arrivo?" domando. Harry strattona il lenzuolo che copriva il divano e lo getta in modo disordinato in un angolo del soggiorno. Non mi risponde, si lascia andare sul divano a pancia in su. "Non farai la tua ricerca, non è così?" domando senza aspettarmi una domanda.

"Certo che no." risponde sorprendendomi.
"Non tornerò in quella scuola. Ho avuto più di un segnale, avrei dovuto capire prima che non è la mia strada." il suo respiro diventa immediatamente più profondo ed intuisco che la stanchezza ha avuto la meglio su di lui.

Vorrei potergli dire che la scuola non è qualcosa che vale la pena di mollare, non all'ultimo anno, quando si è ad un passo dal Diploma. Mi sistemo per terra a gambe incrociate ed inizio il mio lavoro. Sfoglio le varie enciclopedie; trovo l'argomento interessante solo in parte il che non mi aiuterà di certo a fare un buon lavoro. Mi ritrovo a rimpiangere la ricerca che fu la Judith a darci. Certo i suoi modi sono tutt'ora discutibili, ma almeno avevamo la libertà di scegliere l'argomento, e il suo essere totalitario faceva si che entrambi i partner lavorassero. Non posso non lanciare un'occhiata ad Harry, che ora dorme a pancia in giù. La pelle della schiena ad avvolgere in modo seducente i suoi muscoli rilassati. Non vi sono tatuaggi ed è sorprendente considerato il vortice nero che si espande sul braccio sinistro. Scuoto la testa ritornando al mio lavoro.

Forse ha ragione su Hunter. So che Harry è convinto che io e lui non possiamo funzionare insieme, anche se per le ragioni sbagliate. Perfino Roger, in realtà, è convinto che io ed Hunter non dovremmo stare insieme in quel senso. Io, però, non riesco a lasciar andare quell'idea; lui mi tratta in modo magnifico eppure io lo ripago scomparendo per giorni. Con Harry. Senza nemmeno avvisarlo. Questa è una delle mille verità non dette, solo una delle molte bugie. Se solo penso che ho il potere di spiegargli come sono morti i suoi genitori se solo lo volessi..
Mi sento pervasa da un moto di indignazione verso me stessa. I sensi di colpa mi affliggono e smetto di focalizzarmi sulla lettura. Hunter, come tutti gli altri, ha il diritto si sapere come sono deceduti i suoi genitori. Ma spetta davvero a me rivelare questa verità?

Arthur potrebbe aver ragione quando sostiene che tutti hanno il potere di scoprire la verità dei fatti se solo scavassero più a fondo. La realtà è che un'operazione simile richiede sangue freddo. Vogliono davvero sapere come hanno perso le loro famiglie? O come mai vivono in un posto senza nome arrendendosi ad un'autorità che non possono vedere? Accettare ciò che si è significa riconoscere tutto, anche le parti più buie del passato e del presente. Nel mio caso ciò che più mi spaventa è il futuro: tollerare di dover aderire del tutto a questo nuovo gruppo, per quanto affezionata io possa sentirmi a questo punto, e il fatto che non sono una persona che rientri perfettamente nelle categorie sociali comuni. Sono stata allontanata da tutto ciò che fino a pochi mesi fa per me era un certezza stabile. Cerco di costruire la nuova me, ma come lo sto facendo? Sarò felice delle scelte che prendo ora? Sono davvero pentita, ad esempio, di essere qui in questo momento? Me ne pentirò in futuro?

Distolgo nuovamente gli occhi da Harry riprendendo la lettura. Non capisco il suo gioco. Chiedermi di seguirlo fin qui deve essere per forza un'idea sua. Arthur non si intromette nei nostri rapporti privati, ma sa bene che tra me ed Harry non scorre buon sangue, non mi avrebbe messa in una situazione simile, se non per altro per non correre il rischio che io mi dissoci dalla loro causa. Harry sarebbe potuto giungere fin qui da solo e probabilmente avrebbe anche fatto più in fretta. E se la mia presenza fosse imprescindibile? In quel caso sono più che sicura che si è conteso tutto questo con Sean.

Mi tuffo sulle mie carte. Non importa quale sia la ragione per cui sono qui ora, visto che ormai è cosa fatta. Devo concentrarmi su quello che posso ancora cambiare, come il fatto di essere ammessa o non ammessa di nuovo a scuola. Se i miei venissero a sapere che sono stata espulsa sarebbe la fine. Delabour potrebbe fare una telefonata, anche se non l'ha fatta quando ho ricevuto la mia prima, esemplare, punizione. Certo è che mi risulta davvero molto difficile concentrarmi in questo momento.

La mia mente infatti ritorna alla sera in cui ho ferito Jillian. Non ho mai avuto con lei un rapporto troppo stretto, questo è vero, ma non è mai nemmeno stata mia intenzione farle del male. Mi rendo conto di averle rovinato, probabilmente, per sempre la vita. E' un'adolescente costretta in una sedia a rotelle che non può vivere la vita che avrebbe potuto. Il mio trasferimento presso la Douglas Hight School avrebbe dovuto aiutarmi a nascondermi agli occhi del mondo ma anche a riflettere sui miei errori. L'ho fatto. I miei erano sicuri che ad un certo punto sarebbe subentrato il pentimento, ed è stato così, quello non ha tardato ad arrivare. Ma sono sicura che loro si aspettino di più, molto di più. Ma io non riesco a capire quale sia il prossimo passo che si aspettano. I miei passi fino ad ora sono stati creare scompiglio, farmi mettere in punizione, litigare con Harry, baciare un ragazzo che mio padre detesterebbe. Si, mio padre lo odierebbe a morte, per moltissime ragioni: per la sua estrazione sociale, per la consapevolezza che non riuscirebbe mai a darmi un futuro come quello che lui ha creato per la sua famiglia.. ma sopratutto perché piace a me, e lui non può sopportare che io sia così attratta da cose o persone che lo repellono. Questi sono sempre stati i miei genitori: una serie di regole rigide da seguire perché così va la vita, e la vita non ci ha mai delusi fin qui.

Non mi sorprendo che per me fosse estremamente difficile trovare degli amici. Non riuscivo a conformarmi a coloro che loro desideravano io frequentassi, e coloro che io desideravo come amici si rendevano ben presto conto che la mia amicizia non valeva il carattere scorbutico e classista dei miei genitori. Non posso fare a meno di sorridere. Essere qui ora, essere qui con Harry, stargli vicino, con tutto ciò che lui rappresenta, manderebbe completamente fuori di testa mio padre e mia madre. Ma la parte più elettrizzante di tutto questo è che Harry li odierebbe con altrettanto ardore e si opporrebbe ad ogni loro etichetta con una veemenza ed una passione tali da portarli ad un esaurimento nervoso. Lui fa tutto quello che sarei dovuta essere stata io a fare.

Mi rannicchio sulla poltrona, troppo stanca e pensierosa per poter continuare a far finta di studiare. La sera in cui ferii Jillian è ben impressa all'interno della mia mente nonostante io cerchi sempre di reprimere il ricordo. Era da molto che desiderava una determinata bambola, era il suo desiderio più fervido, mia nonna attese il suo compleanno per regalargliela. Si presentò in camera mia con la bambola in mano: le aveva tagliato i capelli, deturpato il volto, stracciato i vestiti, insomma, ridotta ad un oggetto ritrovato nella spazzatura. Ovviamente il mio primo impulso fu di chiederle cosa fosse accaduto, ma ricevetti una risposta che mai avrei voluto sentire da Jillian, una bambina, mia sorella: "L'ho dovuta travestire da poverella- rispose- papà dice sempre che è così che sono."
Quello che è accaduto dopo è, purtroppo, ben noto alla mia persona e resterà certo noto alla sua per sempre. Ma la colpa non è di Jillian, assolutamente. La colpa è mia, perché non ho saputo controllarmi, e sopratutto di mio padre, dei miei genitori. Le sue parole mi fecero intendere che quella era l'immagine che chiunque avrebbe avuto di noi: di una famiglia avvolta nel privilegio ma che crede ipocritamente di possedere un grande animo e la migliore, ed unica, visione possibile sul mondo. Un mondo in cui tutti valgono fin quanto ognuno è ben consapevole del posto che deve occupare e dei propri limiti.

Mi incanto osservando il fuoco. Mio padre mi ha sempre vista come il fallimento maggiore della sua vita. Jillian apprendeva in fretta tutto ciò che lui desiderava che noi imparassimo. Io cercavo di accontentarlo ma la divisione era troppo netta. Sono sempre stata pervasa da un'innata repulsione nei suoi confronti e delle sue parole. Non ho mai sopportato la distinzione tra 'noi' e 'loro', infatti ho preferito essere un 'loro' piuttosto che un 'noi' che mi associasse a lui.

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