Capitolo 73

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Dimitri sparó ad un licantropo, che cadde a terra, con un buco sanguinante sulla fronte. I suoi occhi erano spalancati, il suo corpo riverso a terra, le fauci aperte. Il suo corpo era immobile.
Da quando eravamo entrati nel campo visivo sia dei licantropi sia dei vampiri in quel corridoio, tutti avevano cominciato ad avvicinarsi a noi, i licantropi cercando di ucciderci, i vampiri cercando di proteggerci. Alcuni di loro si sacrificarono per noi, le loro teste strappate dalle fauci dei nemici o i loro petti bucati da paletti di legno. Era tutto cosí tragico.
Camminavamo velocemente.
Dimitri aveva deciso di stare davanti a me, nonostante, cosí, fosse piú esposto al pericolo. Dietro di me, c'era James, a coprirmi le spalle.
Un lupo grigio si avvicinó furtivamente, alla mia destra. Riuscí a schivare tutti i nemici ed uccise la guardia che mi stava proteggendo il fianco in quel momento.
Vidi il mio nemico proprio davanti a me. Piegó le gambe e compí un balzo, ma James, agile, puntó la pistola contro di lui, sparando. Il lupo cadde a terra, morto, quasi sopra di me.
Mi spostai, poco prima che il corpo cadesse, inerme.
Avevo la pelle d'oca. Sudavo, nonostante l'aria di fine autunno.
Mentre passavamo, notai delle spaccature, tra le pareti della struttura, buchi di pietre crollate al suolo, che avevano ucciso chi, in quel momento, si era trovato sotto di loro. Avevano anche alzato della polvere, e questo rendeva difficile la battaglia sia per i licantropi, sia per i vampiri. Ma entrambi continuavano a combattere.
Un vampiro, accanto a Dimitri, era stretto nella morsa di tre lupi. A turno, lo azzannavano, sembravano quasi provare gusto nel vederlo soffrire.
Non appena Dimitri sparó ad uno di loro, gli altri due licantropi alzarono la testa, allarmati. E si gettarono su Dimitri.

"Dimitri!" gridó James, da dietro di me, assordandomi.
Ma anch'io avrei gridato, al posto suo.
Dimitri non si lasció sopraffare e, agilmente, prese la mia pistola e sparó contemporaneamente ai due lupi.
"Dimitri, a destra!" gridó ancora James, facendomi sussultare.
Dimitri si bloccó, mentre un licantropo si gettava su di lui, spingendolo a terra.
Dimitri cadde addosso a me, facendomi cadere.
Sentii il fiato uscire dal mio corpo in un attimo, mentre il peso di Dimitri e del licantropo sopra di lui mi schiacciavano il petto.
Tentai di strisciare via dalla schiena di Dimitri, ma avevo le gambe bloccate.
"Lilith!" gridó James.
Si accucció su di me e mi afferró per le braccia, ma fu tutto inutile: Dimitri non stava fermo, tentava di colpire il licantropo sopra di lui con la pistola, ma il licantropo schivava agilmente i colpi. Cosí, James finí solo per farmi del male anche alle braccia.

"James!" gridai, con la voce roca e sofferente.
Dimitri si accorse, allora, della mia condizione e tentó di alzarsi, facilitando, peró, il compito al licantropo, che, quasi, gli morse la spalla. Lo schivó appena in tempo.
Riuscii a strisciare appena, in quel piccolo spazio che mi aveva creato Dimitri, sentendo le gambe informicolate, ma improvvisamente libere.
James mi aiutó a liberarmi piú velocemente, mentre Dimitri schivava i colpi del licantropo, libero da ogni ostacolo: avrebbe potuto facilmente uccidere il re dei vampiri, ora che tutte le guardie di Dimitri erano occupate.
Non appena mi fui liberata, James afferró la pistola e sparó al licantropo, che, peró, schivó il colpo. Alzó il muso, con lo sguardo feroce, determinato ad uccidere anche James.
Tirai James per una manica, istintivamente, mentre il licantropo piegava le gambe per saltare addosso a James. Ma si bloccó. E cadde a terra, di lato, con la pancia insanguinata: Dimitri gli aveva sparato alla pancia, da sotto.
Sentii il sollievo inondarmi: avevamo scampato il pericolo.
Per ora.
Non avevamo nemmeno fatto cento metri e Dimitri stava quasi per essere ucciso.
James aiutó Dimitri a rialzarsi, afferrandolo per le braccia. Dimitri si alzó e prese la corona da terra.
Da destra, un altro licantropo si stava avvicinando velocemente a lui, privo di ostacoli.

"Dimitri, attento!" gridai.
Non sarebbe sopravvissuto anche ora: era troppo vicino.
Ma Dimitri allungó il braccio con la corona, le punte rivolte al licantropo che si stava avvicinando, verso il lupo, che venne trafitto in pieno viso, prima accecato, poi completamente travolto dalle punte aguzze. E fu in quel momento che mi accorsi che la corona di Dimitri, che aveva portato in testa fino a quel momento, in battaglia, era fatta d'argento. Non d'oro, come avevo immaginato che fosse. Era un'arma. Non indossava inutilmente quell'oggetto di potere, ma per difendersi.

"Dimitri, è troppo pericoloso." gridó James, mentre sparava ad un altro licantropo.

"Mamma!".
Mi bloccai. Il cuore si bloccó, saltó uno, due battiti. Sentivo i brividi corrermi lungo la schiena. Avrei voluto gridare, ma non trovavo la voce per farlo. Sentivo le lacrime agli occhi. Non sentivo piú nulla, se non quella voce.
Mi voltai di scatto, in cerca della bambina che mi aveva chiamata. La vidi subito: era in un angolo, rannicchiata, che si nascondeva il viso, dietro al cadavere di un lupo con il petto insanguinato. Vedevo il suo viso brillare per le lacrime.
Era Cassandra, la figlia del Capitano.
Venni invasa da uno spirito materno, da una sensazione e da un desiderio inarrestabile: salvarla.
Mi staccai da James e corsi verso la piccola, in mezzo al combattimento, senza armi.

"Lilith!" James gridó, dietro di me, ma lo ignorai.

"Mamma!" gridó ancora Cassandra, alzando lievemente il viso bagnato di lacrime e deforme, a causa della smorfia di paura sul suo volto. I suoi occhi mi stavano supplicando di portarla via di lí, da quell'orrore.
Mi accucciai davanti a lei e spostai con forza il cadavere, per permettermi di prenderla in braccio.
Aveva il vestito leggermente strappato, sulla gonna, macchie di sangue che le coprivano le gambe. Probabilmente, il sangue era stato del cadavere del lupo, perchè lei era intatta.

"Sono qui." mormorai.
Lei allungó le braccia verso di me e io la presi in braccio. I suoi strilli terrorizzati venivano attutiti dalla mia spalla, su cui lei aveva appoggiato il viso gonfio di pianto.
Mi voltai, per raggiungere James e Dimitri. Ma entrambi si erano leggermente allontanati, obbligati dal combattimento in atto.
Avrei dovuto raggiungerli.
Nessuno sembrava badare a me, peró.
Mi guardai attorno, in cerca di un posto sicuro. Ma quale posto sicuro in una situazione del genere?
Spostai velocemente lo sguardo da un capo all'altro del corridoio e quasi svenni alla vista di una figura solitaria, intatta, senza nemmeno un graffio, in mezzo al corridoio, lontana dal combattimento.
Mi guardava. Mi invitó, con un gesto della mano, a seguirla.
Strinsi gli occhi, cercando di capire chi fosse, al buio. E la riconobbi: aveva una treccia sfatta, di un biondo ossigenato.
Era Sylver!
Corsi velocemente da lei, al capo opposto del corridoio, rispetto a dove si trovavano James e Dimitri. Corsi con la schiena rasente alla parete, cercando di evitare i cadaveri, gli scontri e tentando di proteggere Cassandra, che piangeva, con il mio corpo.
Raggiunsi velocemente Sylver, con il cuore che, ormai, mi usciva dal petto.
"Sylver!" gridai, grata che fosse lí, che fosse sana e salva.
Sylver non disse nulla e mi fece segno di seguirla, conducendomi in un piccolo corridoio, quasi invisibile, di cui avevo ignorato completamente l'esistenza, quando ci ero passata davanti con James e Dimitri, poco prima.
Cassandra stava ancora piangendo, le sue urla mi assordavano, ma non la biasimavo.
"Adesso, siamo al sicuro. Stiamo andando al sicuro, Cassandra." mormorai, accarezzandole la schiena.
Sylver camminava silenziosamente.
Nel corridoio, dovevamo camminare in fila per uno, tanto era stretto. Le mie spalle toccavano entrambe le pareti.
Se avessi sofferto di claustrofobia, non sarei sopravvissuta.
Se ci attaccano adesso, è la fine. Non avremmo saputo evitare un attacco in un passaggio cosí stretto.
Ma il piccolo corridoio finí presto in un corridoio piú ampio, quasi tranquillo. Gli spari erano solo rumori lontani, che si percepivano appena.
Sembrava tutto un altro posto.
"Grazie, Sylver. Senza di te, non ce l'avremmo fatta." dissi, appoggiando la testa contro la testa di Cassandra, tentando di calmare il suo pianto sfrenato.
Sylver si diresse a sinistra, camminando, non correndo. Significava che non avremmo corso pericoli, lí.

"Oh, non devi ringraziare me." rispose Sylver.
Il sorriso che mi era sorto sulle labbra vacilló appena: la voce di Sylver era stranamente tagliente, diversa da quella che di solito aveva la mia migliore amica.
Forse, è solo l'effetto della guerra su di lei.
Eppure, quando l'avevo lasciata con Rowena e il Capitano, era ancora terrorizzata.
Sylver si fermó e giró lentamente il volto. E sorrise.
Il suo sorriso era tagliente, come la sua voce. Era il sorriso tagliente che avevo visto a scuola tante volte, riservato solo a me.
Spalancai gli occhi, bloccandomi. Il cuore saltó un altro battito.
Quella non era Sylver. Quella era Stacey.

Sangue regaleWhere stories live. Discover now