Capitolo 66

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Rowena mi osservó attraversare la stanza imperterrita. Sembrava decisa a lasciarmi passare. Sembrava quasi fosse contenta del mio cambio di strategia.
Era arrivato, per me, il momento di dimostrare il mio valore, il mio sangue regale. D'altronde, avevo del sangue di Reina, dentro di me, sangue vampiro. Ed ero, perció, legittima erede al trono, di entrambi i troni, o per parentela o per matrimonio e sangue. Avrei solo dovuto porre fine a quella guerra.
Afferrai il paletto che teneva in mano Rowena e glielo strappai dalle mani. La guardai attentamente.

"Scusa, Rowena, mi servirà.
Shila, aiuta tuo padre. Sylver, coprimi le spalle." dopodichè guardai Rowena.
Il suo sguardo non era interdetto, solo divertito. Probabilmente, stava apprezzando ció che vedeva.
"Rowena, comportati da regina. Io sono solo una principessa. Per una volta, metti da parte il rancore verso tua sorella e fa' ció che deve essere fatto, per il bene del tuo popolo.".
Non sapevo di essere capace di parlare cosí, in modo cosí convincente, ma lo feci. E le parole che dissi mi piacevano.
Mi avvicinai alla porta, trepidante e dubbiosa allo stesso tempo.
Se avessi varcato la soglia in quel momento, nessuno avrebbe potuto portarmi indietro, sarei potuta morire; ma, se non l'avessi fatto, non avrei davvero scelto.
Capii in quel momento il prezioso dono che Dimitri mi aveva fatto, mi aveva posto tra le mani fin dal nostro primo incontro: la possibilità di scelta.
Avevo sempre pensato di essere destinata a sposare Dimitri, di essere costretta a farlo.
Il motivo per cui sono andata a letto con James? Solo il desiderio di sentirmi libera.
Il mio amore per James, oltre all'attrazione dovuta al sangue di Reina dentro di me ed a mio figlio? Il desiderio di poter provare qualcosa di vero, qualcosa di diverso dal semplice matrimonio costretto.
Ma, quindi, se non avevo mai davvero amato James cosí tanto da volerci andare a letto insieme, chi avevo amato, in quel momento? A chi stavo pensando, mentre stavo passando quei momenti di puro piacere con James?
A Dimitri. La risposta era sempre stata quella: Dimitri.
La verità, che non avevo mai voluto, o che Reina non aveva mai voluto, ammettere a me stessa era il fatto che mi ero immaginata Dimitri. Sí, certo, James era lí, davanti a me, lo amavo. Ma il nome di Dimitri mi era rimasto impresso ad ogni carezza di James. Sotto la doccia, non avevo fatto altro che pensare a Dimitri.
Dimitri era stata, da sempre, la mia vera scelta.
E Mike? Mike era stato un altro dei miei veri amori. Ma, purtroppo, era stata tutta una favola, con un finale non lieto. Ormai, lui era morto.
La ferita della sua morte era ancora aperta. Ma un altro pensiero tentava di ricucirla: Dimitri era ancora vivo. E stava combattendo. Per il suo regno.
Aprii la porta della sala dei combattimenti. E mi immersi nella guerra.

Mi abbassai appena in tempo per schivare un oggetto, forse un vaso, che stava volando proprio all'altezza della mia testa, finendo dritto verso un licantropo. Il vaso si ruppe in mille pezzi ed il licantropo cominció a gemere. Dalla sua fronte uscí un rivolo di sangue.
L'aria era impregnata dell'odore del sangue e di quello che sembrava un corpo in putrefazione. L'atmosfera era nauseante.
A terra, erano riversi corpi di vampiri, molti con un buco nel petto, altri senza testa o senza alcuni arti. Allo stesso modo, corpi di lupi o di uomini e donne nudi giacevano a terra, con buchi sul corpo, come di un colpo di pistola.
Da lontano, risuonavano gli spari, echi lontani, ma estremamente vicini e vividi. Una pallottola viaggió in velocità rasente al mio orecchio, provocandomi un leggero taglio all'orecchio.
Non me ne preoccupai.
Decisi di muovermi verso sinistra. Se avessi voluto cercare Dimitri, avrei dovuto muovermi in qualche direzione.
In lontananza, tra la polvere, notai due figure muoversi, azzuffarsi, lottare. Nessuna delle due mi sembrava familiare, peró.
La luce scarseggiava. Il crollo della corrente era stato uno spiacevole inconveniente.
Calciai un oggetto, inconsapevolmente. L'oggetto tintinnó a terra.
Abbassai lo sguardo, cauta. Era un oggetto brillante, rifinito: una pistola d'argento.
Non mi sarebbe servita: ero la principessa dei licantropi, questi non mi avrebbero attaccata. Ma era bene prendere tutte le precauzioni necessarie: quella era una guerra. Il momento dei giochi era finito.
Mi abbassai a raccoglierla, appena in tempo per schivare il vampiro che veniva lanciato contro il muro, superandomi e sfiorando appena la mia schiena.
Il corpo sbattè contro le pietre del muro e cadde a terra, inerme. Attorno a lui, si formó, lentamente, una pozza di sangue rosso.
Il licantropo che l'aveva scagliato lontano mi guardó, i suoi occhi scintillanti e feroci, le fauci spalancate. Ma, non appena mi vide, il suo atteggiamento cambió: con il muso, sembró accennare appena un piccolo inchino. E mi parve riconoscerlo: era il sergente Olly, in tutta la sua forma di lupo.
Ricambiai velocemente il cenno e mi avviai verso di lui. Di sicuro, lui mi avrebbe protetta.

Sangue regaleWhere stories live. Discover now