Capitolo 2

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La guardai, senza parole. Come aveva fatto a scappare dal castello di James in fiamme? Come faceva ad avere quei fogli? Quanto sapeva?

"Sylver, come hai fatto a...?" non riuscii a finire la frase.

"Siediti." mi ordinó lei, indicandomi il letto con un cenno della testa.
Feci come mi aveva detto. Forse, aveva capito la mia confusione. Ma sembrava avesse qualcosa da dire. Non sapevo cosa.
Poco dopo, mi raggiunse anche lei, sedendosi accanto a me, ma non incroció le gambe, come aveva fatto una volta, nel castello di James, con me. Sembravano essere passati mesi, da quella volta.
Mi guardó negli occhi. I suoi occhi erano concentrati nei miei, ma sembrava che non mi vedesse veramente: sembrava pensare a qualcosa.

"Non so come io abbia fatto ad arrivare fin qui. O, meglio, chi l'abbia fatto. Dopo che ti messa in salvo, sono passati pochi secondi, prima che tutto venisse avvolto dalle fiamme." sorrise, un sorriso cupo e doloroso.
Le spalle si incurvarono al ricordo di quegli attimi spaventosi. Io stessa avevo provato rabbia, paura e disperazione, nel vedere il fuoco che avvolgeva la pietra fredda del castello di James.
Sylver scoprí la spalla dal tessuto degli abiti da serva, con un sorriso triste. Feci una smorfia, quando vidi l'orribile spettacolo: la sua pelle pallida era ricoperta di lievi cicatrici bianche, che attraversavano tutta la superficie di pelle scoperta, dalla clavicola al braccio. Si interrompevano poco sopra al gomito, come un rivestimento perenne, che si diramava, insieme al sangue di Sylver.
"Appena si sono accese le fiamme, il licantropo è scappato. Io, peró non sapevo piú dove andare. Il castello ha cominciato a crollare. Poi, non ho visto piú niente.
Quando mi sono svegliata, ero in una stanza come questa, vestita con questi abiti e ricoperta da queste cicatrici. L'unica ipotesi è quella di essere stata ustionata dal castello che crollava a pezzi.".
Sylver coprí le cicatrici con il tessuto dei vestiti. Tuttavia, riuscii a notare una cicatrice diversa dalle altre, non dovuta ad un'ustione, ma a qualcosa piú simile ad un taglio. Decisi, peró, di non interromperla.
"Poi, è entrata nella stanza mia sorella ed è allora che ho visto Stacey, insieme alla sua sovrana. E al Capitano. Mi hanno spiegato perchè mi trovassi lí e cosa avrei dovuto fare se avessi voluto rimanere in vita: avrei dovuto essere la serva della sovrana e comportarmi come tale, non alzare mai gli occhi e non farmi riconoscere, soprattutto da te. Non avrei dovuto parlare. Poi, è arrivato Mike, quindi sei arrivata tu.
Io ti sono sempre stata accanto.".
Capii.

"Sei tu la serva...?" chiesi, stupita.

"Sí, la serva che ha insinuato che tu fossi incinta del Capitano." mi fece l'occhiolino.
Improvvisamente, mi ricordai della mia situazione: ero incinta di James. Spalancai gli occhi e guardai, cauta, Sylver. I suoi occhi erano ridotti a fessure, mentre mi guardava la pancia. La coprii, d'istinto, con il braccio, come per proteggerla.
"La cosa strana è che la sovrana di questo regno non ha fatto del male a James, nemmeno quando era suo prigioniero. Nemmeno quando ha saputo del bambino." guardó la mia pancia in modo truce.
Io abbassai lo sguardo, imbarazzata. Sapevo cosa provava Sylver per James e questo complicava ulteriormente le cose.
"Cosa dirà Dimitri?" sussurró.
Tutto il senso di colpa svaní in un istante, rimpiazzato dalla rabbia.

"Non pronunciare quel nome." le intimai.
Lei mi guardó, confusa.

"Lilith, è il tuo re.".

"No, non lo è piú." la interruppi.
Lei mi rivolse uno sguardo confuso.

"Allora, quello che dice quella ragazza è vero." mormoró.
Non sapevo a cosa si riferisse, ma non ebbi il tempo di chiederglielo perchè si riscoprí la spalla, mostrandomi le cicatrici di poco prima.
Si accarezzó la cicatrice piú lunga, quella che sembrava diversa dalle altre, guardandola. Poi, senza levare lo sguardo dalla cicatrice, si rivolse a me.
"Non sai mantenere fedeltà verso un sovrano.".
L'accusa colpí piú a fondo di quanto pensassi sarebbe stato possibile, non per ció che aveva detto, nè perchè l'aveva detta lei, quanto perchè capii dove voleva arrivare. Osservai la cicatrice che stava accarezzando.
Deglutii. Non poteva essere stata lei. Non aveva mai sopportato Dimitri. E non sarebbe mai stata cosí stupida da rischiare di farsi scoprire, per mantenere fedeltà in ció che credeva. Le parole, peró, mi scapparono prima che potessi fermarle.

"Sei stata tu a nutrire Dimitri?" chiesi, con un filo di voce.
Attesi la sua risposta, mentre, sul suo volto, compariva, lentamente, un piccolo sorriso.

"Sí." rispose, dopo aver coperto la cicatrice con i vestiti.
Spostó lo sguardo su di me.
"E l'ho fatto proprio sotto gli occhi di questa sovrana. O, meglio, a sua insaputa.
Grazie a Mike, ho scoperto come distruggere questo regno. E tutto parte dal rimettere sul trono il nostro re.".

"Quindi, ti sei fatta mordere da lui?" sputai fuori, con una nota acida.

"No, il morso, per un vampiro, è una cosa personale. Lega due persone per l'eternità." sembrava volesse dire qualcos'altro, ma non lo fece.
Non perchè non sapeva cosa dire. Ma per farmi capire. Non riusciva ad ammetterlo ad alta voce.
James aveva morso Sylver. E lei era rimasta legata a lui. E lo sarebbe stata per l'eternità.
Abbassai lo sguardo, incapace di reggere il suo. Lei si schiarí la voce.
"Quindi, ho cercato di farmi uscire il sangue in un altro modo. Mi sono fatta un taglio e ho raccolto il sangue.
Ho dovuto forzarlo a bere. Non avrebbe voluto bere il sangue di qualcun altro." mi fissó intensamente, i suoi occhi come due scintille.
Serrai la mascella. Sylver stava sicuramente facendo riferimento a me. Ma non poteva essere vero. Non volevo che fosse vero.
Sylver, peró, si alzó, prima che potessi ribattere, e si avvicinó alla porta. Prese il copricapo con le piume e se lo pose sulla treccia ossigenata.
"Ora, se non ti dispiace, torno a vestire i panni della serva." mi fece l'occhiolino.
Poi, aprí la porta ed uscí, lasciandomi di nuovo sola, con i fogli bianchi davanti a me.

Sangue regaleWhere stories live. Discover now