Capitolo 83

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Dimitri mi aiutó ad alzarmi.
Avevo la schiena a pezzi, il collo bruciava, la mia gola urlava, implorava pietà, chiedeva che, nei miei polmoni, tornasse aria. Il naso mi gocciolava ancora, il sapore del sangue mi aveva invaso tutta la bocca. Non mi sentivo piú il viso. Le gambe mi tremavano.
Ma Dimitri mi sorresse. Mi mise un braccio attorno al mio petto e, il piú delicatamente possibile, mi sollevó e mi condusse fuori da quella stanza, piena di macerie e morti.
Mentre uscivo, l'occhio mi cadde su James e Sylver. Tentai di bloccarmi, per raggiungere i loro corpi, ma Dimitri non me lo permise.

"Verranno con noi." mormoró, allontanandomi dai miei amici.
Mi uscí un verso roco dalla gola, di sofferenza.
"Celebreremo i loro funerali quando saremo arrivati a palazzo. Le guardie provvederanno a prenderli e portarli con noi sui mezzi di trasporto." mi assicuró.
Le sue parole riuscirono, quasi, a tranquillizzarmi, quando mi ricordai di un'altra persona che avrei voluto salvare.

"A...." fu tutto quello che riuscii a dire.
La gola mi bruciava, non riuscivo a collegare le lettere tra di loro, per formare una parola.
Guardai Dimitri, supplicandolo di capire ció che non riuscivo a dire.
Dimitri serró la mascella e guardó davanti a sè.

"Cassandra?" chiese.
Io annuii, un segno con la testa, in attesa della sua risposta.
Varcammo la soglia della stanza.
Dimitri si guardó attorno, per controllare che non ci fossero altri nemici in agguato.
"Il Capitano è fuggito, insieme a Shila. Non so dove siano, nè se Cassandra sia sopravvissuta completamente.
Ho provato a curarla, leccandole le ferite. Fortunatamente, era ancora umana, quando le hanno sparato, ma la mia saliva non è stata sufficiente a fermarle l'emorragia.
Non le hanno colpito direttamente il cuore, il che è stato un bene.
Ma il Capitano ha voluto portare Cassandra in un posto piú sicuro, quando ha visto che Rowena ti era saltata addosso: ha pensato che, avendolo fatto con te, nulla le avrebbe impedito di farlo anche con lui. O con le sue figlie. Di ucciderli, intendo.
Ero quasi riuscito a fermarle il sangue, ma Shila mi ha assicurato che, da quel momento, sarebbe stata in grado anche lei di curare Cassandra.".
Seguí una breve pausa, carica di tensione.
"Penso...penso che l'abbiano trasformata. O, se non l'hanno ancora fatto, penso che lo faranno presto. Ma le possibilità che sopravviva" mi guardó, "sono basse. Avrebbero dovuto farmi portare a termine il lavoro.".
Il rimorso, nella sua voce, era qualcosa di adorabile, qualcosa che, in una situazione diversa, avrei amato, un altro aspetto di Dimitri che lo rendeva lui stesso.
"Shila mi ha detto di ringraziarti." continuó Dimitri, mentre svoltava un angolo.
Cercai di stare al passo con lui, ma mi era difficile.
"È stata lei ad avvisarmi che Rowena ti stava uccidendo. È stata lei a convincermi a lasciare Cassandra, per correre da te.
Certo, l'avrei fatto comunque, ma sapevo quanto fosse importante Cassandra per te, perció ho preferito essere sicuro della sopravvivenza della bambina, anche per quando sarebbe stata senza di me.".
Sentivo le lacrime pizzicarmi di nuovo gli occhi. Dimitri aveva sempre pensato a me. L'aveva sempre fatto.
Ha accettato di curare la figlia di un suo nemico, solo perchè gliel'ho chiesto io.
Una lacrima mi cadde sulla guancia sporca.
L'aria invernale mi investí, mi fece accapponare la pelle, mentre Dimitri mi conduceva lentamente ad una macchina scura, appostata proprio fuori dalla struttura.
Ero fuori. Ero fuori dalla struttura.
La luce mi faceva male agli occhi, fui costretta a chiuderli, prima di riuscire ad abituarmi al bianco innevato della montagna. Il vento soffiava, feroce, mi faceva alzare il vestito, già di per sè rovinato.
Se non avessi avuto il naso rotto, avrei preso un bel respiro, avrei inspirato ed espirato, fino allo svenimento. Aria pulita. Aria. Di nuovo aria.
Ero di nuovo libera.
Quasi, non ci credevo.
Le lacrime ricominciarono a cadermi sulle guance. Questa volta, erano lacrime di gioia, lacrime di sollievo, di incredulità.
Ce l'avevo fatta. Ero sopravvissuta.

Il viaggio in macchina non duró molto, qualche chilometro sopra la città, che si vedeva dai finestrini oscurati della limousine di Dimitri.
Quella era stata, era la mia città. Ma non sapevo se l'avrei piú rivista.
Osservai ogni particolare di quel piccolo paese, che mi aveva accompagnata per diciotto lunghi anni della mia vita. Diciotto anni che non avrei potuto scordare.
Appoggiai un dito sul finestrino, sentendomi improvvisamente nostalgica, desiderando di andare un'ultima volta nel mio paese. A salutare mamma, papà, Theo, Priscilla.
Dimitri era accanto a me, un braccio sulle mie spalle, a tenermi al caldo, nonostante il riscaldamento acceso, nella limousine.
Quando toccai il vetro con le dita, si avvicinó a me, sentii il suo respiro farsi piú vicino, solleticarmi il collo.
In un'altra situazione, avrei riso. Ora, no.
Dimitri mi afferró il mento tra indice e pollice e mi fece voltare il viso verso di lui.
Le lacrime mi offuscavano la vista, ma capii, dal suo sguardo, che era preoccupato.
Avvicinó le sue labbra a me. Cominció a leccarmi il naso, che ancora sanguinava.
Un improvviso sollievo mi investí, tanto che non riuscii a trattenere un verso roco, di sollievo.
Il dolore non sparí completamente. Ma il sangue si era fermato.
Dimitri si passó la lingua sulle labbra insanguinate, lentamente, gustandosi il sapore del mio sangue.
Rimasi a guardarlo, in attesa che facesse dell'altro.

"Scusa, non riesco a ripararti anche le ossa. Per quello, dovrai aspettare un po' di tempo. L'emorragia si è fermata e i vasi sanguigni si sono riparati." mi spiegó.
Ma non lo stavo ascoltando davvero. E nemmeno lui stava davvero pensando a quello che diceva.
Entrambi stavamo solo pensando ad una cosa: ce l'abbiamo fatta.
Mi avvicinai a lui nello stesso momento in cui lui si avvicinó a me.
Lo baciai. Lo baciai davvero, un bacio profondo, non casto, ma vero. Un bacio che dimostrava tutto il mio amore per lui.
Non riuscivo a scusarmi con lui a parole, non ancora. Ma, non appena ne fossi stata in grado, l'avrei fatto.

Arrivammo all'aeroporto in poco tempo. Un elicottero grigio, parcheggiato a terra, aveva le porte aperte ed un pilota pronto a partire.
Mi feci aiutare dal pilota e da Dimitri per salire.
Non appena partimmo, appoggiai la testa sulla spalla di Dimitri. E mi addormentai.

Qualcuno mi scosse.
Aprii gli occhi di scatto, temendo un attacco da parte di Rowena.
Cassandra era salva? Dov'era? E Dimitri?

"Lilith, sono io. Siamo arrivati." mormoró Dimitri, accanto a me, stringendomi a sè.
Eravamo su un elicottero, a terra. L'elicottero era fermo.
D'un tratto, mi ricordai di tutto ció che era successo prima, del viaggio e dell'elicottero.
Lasciai andare il fiato.
Eravamo salvi.
Il pilota era già sceso dall'elicottero, stava parlando con un altro pilota. Accanto a noi, vari elicotteri erano parcheggiati su un piazzale, tutti contenenti soldati, guardie e piloti.
Un elicottero atterró a qualche metro dal nostro.
Nonostante mi mancassero le forze, avevo bisogno di sgranchirmi: mi sentivo intorpidita, mi faceva male la schiena.
Mi staccai delicatamente da Dimitri.

"Andiamo." riuscii a gracchiare.
La mia voce era orribile: sembrava piú il rumore di una posata che gratta su un piatto, piuttosto che la voce di una persona.
Dimitri capí e scese dall'elicottero prima di me.
Poi, mi aiutó a scendere, afferrandomi per i fianchi e calandomi a terra affianco a lui.
Non appena mi lasció andare, persi l'equilibrio e mi aggrappai a lui, che mi prese al volo e mi guardó, preoccupato.

"Lilith, se vuoi, possiamo stare nell'elicottero finchè non arriva la limousine a prenderci. Non c'è bisogno che tu stia qua fuori." mi invitó a rientrare Dimitri, ma io scossi la testa.
Avevo bisogno di stare fuori.
Nel posto in cui eravamo, c'era molto piú freddo che nel mio Paese natale. Mi strinsi nelle spalle, tremando.
Dimitri mi sorprese, togliendosi il mantello e ponendomelo attorno alle spalle.
Alzai la testa, per sorridergli, riconoscente, ma lui stava guardando altrove. Aveva lo sguardo severo, la mascella tesa.
Gli tirai un angolo della giacca, per attirare la sua attenzione.
Lui abbassó lo sguardo su di me. E mi sorrise. Abbandonó lo sguardo da re autoritario e tornó ad essere Dimitri, il mio Dimitri.
Aveva ancora la corona in testa.
Dietro di me, una macchina si avvicinó, il rumore di pneumatici che sfrega sull'asfalto.
Mi voltai. Era una limousine nera, identica alle altre che avevo visto nel mio paese.
Non sapevo dove fossi in quel momento, ma sapevo che non avrei dovuto temere nulla, con Dimitri affianco.
Tirai Dimitri per la manica.

"Andiamo?" gracchiai di nuovo, cercando di avvicinarlo alla limousine.
Ma lui non si mosse. Rimase lí, a guardare la limousine, lo sguardo di nuovo severo, la mascella di nuovo serrata.
Aggrottai la fronte e guardai di nuovo la limousine.
Delle guardie si avvicinarono, portando con sè una ragazza, con i capelli rossi, lunghi, riccioli, che le coprivano il viso, mentre tentava di divincolarsi dalla stretta delle guardie, che la conducevano verso la limousine.
Una di loro aprí la porta, per far entrare la ragazza.
Prima che potesse entrare, peró, i capelli della ragazza si levarono dal suo viso, permettendomi di vederlo.
Spalancai gli occhi. Il cuore mi si fermó. Sentii una stretta allo stomaco.
Era Rowena.

Sangue regaleTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon