Capitolo 35

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Durante la cena, nè io nè Rowena toccammo cibo. Non che fosse una novità: di solito, spiluccavamo o mangiavamo solo una delle tante portate, che portavano i servitori.
Nessuno si accorse del comportamento di Rowena, che continuava a fissare il proprio piatto, pensando a qualcosa. Probabilmente, pensava a quello che aveva visto nella stanza dei malati, al bambino che non era riuscita a salvare.
Il Capitano era vicino a me e, a differenza di noi due, lui divorava tutto quello che gli veniva portato, con un'innaturale eleganza. Tagliava anche la carne con posa, come se lui conoscesse l'arte del tagliare con cura il cibo.
Sempre che esista.
Non fece commenti, ma notai il suo atteggiamento contrariato, nello stare seduto vicino a me e non vicino alla sua regina.
Il sentimento è reciproco.
Ignorai il Capitano per il resto della cena.
Quando anche quel pasto fu finito, tutti i convitati uscirono dalla sala da pranzo, superando le grandi porte di legno, parlando tra di loro. Le persone erano cosí felici, cosí ignare di ció che molti di loro rischiavano, di essere contaminati dalla malattia che li avrebbe portati alla morte.
Rowena non aggiunse altro. Non ordinó di fermarsi alle guardie, nè mi ordinó di dirigermi alla mia stanza. Si alzó e, con la scorta del Capitano, scese dal palchetto ed uscí dalla stanza. Affianco a me, rimase solo Nick.

"Principessa, vuole andare nella sua stanza?" chiese la mia guardia.
Rimasi ad osservare il Capitano e Rowena fuori dalla porta. Rowena era a braccetto con il Capitano. Si fidava di lui. Era rilassata. Lo stesso non si poteva dire del Capitano, che era rigido e teneva la propria regina a debita distanza.

"Sí." dissi.

Il cuscino era morbido. Fin troppo. Sarebbe stata dura alzarsi da lí. Effettivamente, non avevo voglia di incontrare Dimitri: il suo unico intento era quello di convincermi ad andare dalla sua parte, come, del resto, stava facendo anche Rowena.
Come lo sta facendo Rowena, ha il diritto di farlo anche lui.
Quello che i due sovrani non sapevano era che, cosí facendo, non avrebbero fatto altro che confondermi ancora di piú le idee.
Mezzanotte e ventiquattro.
Sospirai, incapace di alzarmi.
Mezzanotte e venticinque.
Qualcuno mi sorprese, bussando alla porta. Il tocco era lieve, delicato, misurato, per non farsi scoprire.
Nick non aspettó una mia risposta e fece capolino con la testa, da dietro la porta della mia stanza.
Alzai la testa, per guardarlo. Ero a pancia in giú, sul letto, girata verso la parete opposta alla porta della mia stanza.
Nick si chinó leggermente.

"Dimitri vi aspetta." mi comunicó.
Non aggiunse altro. Tornó fuori dalla mia stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Non mi cambiai, per l'occasione: sarebbe stato un incontro di pochi minuti. Poi, sarei tornata in camera mia.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio, prima di uscire. Le rose si riflettevano, insieme alla mia figura.
Poi, uscii dalla mia stanza.
Nick si guardó attorno, controllando che nessuno stesse guardando e che non ci fosse nessuno, nel corridoio.
Quando mi diede il via libera, camminai velocemente ed il piú delicatamente possibile verso la sala degli allenamenti. Questa volta, non tentennai: aprii la porta pesante e mi chiusi dentro la stanza.
Una volta dentro, appoggiai l'orecchio sulla porta, per controllare che non mi avesse sentita nessuno. Il cuore mi pulsava, nel petto, il sangue nelle orecchie. Il battito era costante, ma accelerato. Ma, oltre a questo, non c'era alcun altro rumore.
Lasciai andare l'aria che avevo trattenuto fino a quel momento e chiusi gli occhi. Avrei affrontato Dimitri. Era nella mia stessa stanza. Non sarei piú potuta scappare.
Mi voltai ed aprii gli occhi.
Dimitri mi sorprese, era in una posizione innaturale, per uno come lui: teneva una mano sul mento, gli occhi che guardavano gli specchi agli angoli delle pareti, il corpo stranamente rilassato. Potevo constatarlo dal fatto che, in quel momento, il re dei vampiri mi stesse mostrando la sua schiena, facendomi intravedere, attraverso la camicia bianca, i muscoli del suo collo e della sua schiena. Girava la testa, di tanto in tanto, per osservare un altro specchio. Il tavolo dei paletti era di nuovo nella stanza, di fronte a Dimitri. Mi chiesi a cosa stesse pensando, in quel momento.

"Spero che le rose ti siano piaciute. Purtroppo, per ora, sono riuscito solo a farmi procurare fiori finti, ma, appena possibile, li sostituiró con rose vere." mi sorprese ancora Dimitri.
Il suo tono era sincero. Ma, proprio per questo, mi irritava. Non era il caso di scherzare nella sua situazione.

"Quindi, mi hai chiesto di venire qui solo per parlare di fiori? Mi scusi, Maestà, ma non credevo fosse caduto cosí in basso." lo schernii, con la sua stessa sincerità.
Dimitri, a quel punto, si volse. Il suo volto era attraversato da un'espressione cupa.

"Arrivi sempre al dunque." constató.
I suoi occhi non avevano ancora incontrato i miei. Dimitri continuava a guardare gli specchi, stranamente attratto dalla sua figura riflessa.
O era cosí vanitoso da volersi guardare allo specchio per molto tempo, o non sapeva come introdurre il vero argomento della serata.
Optai per la seconda opzione. Sebbene fosse un re viziato e vanitoso, non lo era tanto da chiedermi di incontrarci in segreto, solo per poter ammirare la sua bellezza.
"Mi devi promettere che accoglierai le mie condizioni." cominció, infine.
Ma non mi guardó.
Incrociai le braccia al petto. Un re che non sapeva nemmeno guardare un suo suddito negli occhi non era degno della mia parola.

"Altrimenti...?" lo sfidai.
A quel punto, i suoi occhi turbinosi si puntarono sui miei, feroci. Dimitri non si aspettava una risposta simile, non da me. Ero felice del fatto che riuscivo ancora a sorprenderlo, in qualche modo.

"Altrimenti James morirà.
Lilith, ho scoperto, ieri sera, che le mie truppe stanno avanzando. Stanno venendo a salvarmi, a salvare il loro re. E ad uccidere i suoi nemici e traditori. Compreso James. E io, finchè non saró incoronato re, non potró fare nulla.
Ma tu potresti aiutarmi a salvarlo." disse.

Sangue regaleHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin