Capitolo 41

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No!
Mi alzai, facendo leva sulle braccia piegate, ma, al minimo sforzo, il mio petto cominció a bruciare, in prossimità dei tagli. Trattenni un rantolo di dolore e supplicai, con lo sguardo, il Capitano, perchè mi aiutasse.
Non posso lasciare che James muoia!
Spinsi ancora il braccio sul pavimento, ma, quando raggiunsi la soglia del dolore, la testa cominció a girarmi ed avvertii distintamente il sapore del sangue in bocca. Il suo odore acre invase le mie narici.
La figura del Capitano tremoló, alla mia vista, poi divenne sempre piú vicina. Man mano che si avvicinava, peró, notai un cambio, in lui: non aveva piú la maglia nera, ma una maglia bianca. Era leggermente sporca di rosso, al centro. I suoi capelli erano stranamente spettinati.
Le sue mani si avvinghiarono attorno alle mie braccia, afferrandole con forza e sollevandomi dal pavimento.
La vista non era ancora lucida.

"Lilith...." mormoró una voce familiare.
Il Capitano aveva anche cambiato voce?
No, quella non era la voce del Capitano.
Spalancai gli occhi e misi a fuoco la figura davanti a me.
Mossi le labbra, cercando di dire qualcosa, ma i miei polmoni non avevano aria.
Dimitri mi stava osservando, con i suoi occhi turbinosi ed il ciuffo che gli cadeva sopra lo sguardo da re.
Per un attimo, mi sembró di essere tornata al castello di James: Dimitri mi stava guardando con aria assorta, non come se io fossi la sua promessa sposa, ma come se fossi una possibile sposa, come se mi stesse scegliendo, fra tutte le ragazze comuni. Una scelta. Una scelta molto piú profonda di una semplice accettazione, una scelta consapevole e volontaria.
Mi sembró di essere rimasta ferma a guardarlo per ore, prima che lui abbassasse lo sguardo, distogliendolo dal mio. I suoi occhi si soffermarono sul mio petto dolente.
Si limitó ad osservare il mio petto alzarsi ed abbassarsi, senza dire nulla.
Poi, si chinó e sollevó le mie gambe, ponendo una mano dietro alle mie ginocchia. Ero in braccio a lui.
Lo guardai esterrefatta. Lui se ne accorse.
"Sei ferita. Non puoi camminare. E devi salvare James. Non ci sono molte alternative, se non questa. Il Capitano è andato a cercare James. Non so se l'abbia già trovato, ma, sapendo che James è inesperto in tattiche di combattimento e di fuga, probabilmente, non manca molto, prima che Rowena lo trovi.".
Parlava lentamente, non come se il suo migliore amico stesse quasi per essere fatto a pezzi dalla sua peggior nemica. Mi sorpresi per la sua calma.
Senza alcuno sforzo, si piegó verso la porta, tenendomi in braccio, e la spinse. Questa si aprí.
Appena uscimmo nel corridoio, le mie orecchie furono investite da grida, grida rabbiose e di supplica.
No!
Le voci erano tutte maschili. Una in particolare si distingueva. Ed era quella del vampiro che stavano cercando.
Cercai di scendere dalle braccia di Dimitri, allontanandomi dal suo petto, ma inutilmente. Mi teneva salda.
Tentai di urlare, ma il dolore al petto me lo impedí.
"Lilith, devi fare quello che ti ho detto." La voce di Dimitri era bassa e misurata, per non farsi sentire dalle guardie. "Devi salvare James. È questo che vuoi. Fallo per te. Io ti chiedo solo di aiutarmi a recuperare il consenso del mio popolo, il potere del mio regno. Non ti chiederó di sposarmi, se non lo vorrai. Ma fallo.".
Dopodichè, mi ritrovai con i piedi per terra e con niente a tenermi in equilibrio. Mi ritrovai in piedi, senza forze.
Barcollai, fino a raggiungere la parete del corridoio. La pietra era fredda ed il petto bruciava, la testa mi girava, ma non mi sarei fermata.
Avanzai, un passo dopo l'altro, mentre le grida diventavano sempre piú numerose e lontane.
No!
James emetteva versi di frustrazione e di rabbia, forse stava tentando di liberarsi dalle guardie, anche se inutilmente.
La scena non era nel mio campo visivo.
Provai ad urlare, ma non trovai il fiato per farlo.
Strinsi la mascella e riprovai. L'aria raschiava, contro i graffi, sul mio petto.
Strinsi ancora di piú la mascella e la aprii.

"Rowena!" il mio urlo era rauco, privo di forza.
Nessuno cambió il tono della propria voce. Le guardie continuavano ad urlare, a ridere. Qualcuno parlava a bassa voce, ma a voce abbastanza alta perchè io potessi sentirlo.
Avanzai, rasente al muro.
No!
Dov'erano? Perchè non li vedevo?
D'un tratto, la porta della mia camera si aprí. Spalancai gli occhi per la sorpresa.
Dalla mia stanza, uscirono alcune guardie, i segni neri erano visibili, sui loro colli. Erano cinque. E, tra queste, c'era anche James.
Le guardie lo tenevano per le braccia, lo strattonavano e lo facevano inciampare, mentre lui opponeva resistenza.

"Non fategli del male." intimava il Capitano, uscendo dalla stanza e seguendo le guardie e James.
L'ultima ad uscire fu Rowena, i suoi riccioli rossi liberi, che le ricadevano sulle spalle.
Non appena anche lei fu uscita, il Capitano si fermó, mentre il resto delle guardie tentava di calmare James, che ancora tentava di divincolarsi. Le guardie lo schernivano e lo insultavano.
Il Capitano si piegó su Rowena e le sussurró qualcosa all'orecchio.
Rowena rimase a guardare James, imperterrita.

"Portatelo davanti al Consiglio." ordinó alle guardie, che ricominciarono a spingere James, lungo il corridoio.
Non capii subito la direzione in cui stavano andando, a causa dei movimenti irrequieti di James. Riuscii a capirlo solo quando una delle guardie, il sergente Olly, puntó gli occhi su di me e si fermó, fermando anche tutte le altre guardie e James, che non si era ancora accorto di me. Continuava a guardare le guardie ed a cercare una via d'uscita. I suoi canini sporgevano, dalle sue labbra, sul viso era dipinta la preoccupazione e la rabbia.

"Lasciatemi!" gridó lui, invano.
Una delle guardie, che non avevo mai visto, con una cicatrice da taglio sul collo, sorrise e scoppió a ridere crudelmente.

"Zitto, vampiro!" lo derise.
No, no, no, no, no!
La guardia lo scaraventó a terra, con un sorriso soddisfatto e divertito sul volto.
No!

Sangue regaleWhere stories live. Discover now