Capitolo 19

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"Non è vero." sibiló James.
Mi voltai verso di lui, stupita. Poi, aggrottai le sopracciglia. Aveva messo incinta Reina. E aveva fatto lo stesso con me.

"Posso guardare quei fogli?" chiesi a Rowena.
Avrei dovuto vedere che tutto ció che aveva detto Rowena fosse vero.
Rowena mi scrutó e strinse i fogli a sè.
"Devo vedere ció che ha scritto Reina." insistetti, con il braccio alzato, in attesa dei fogli.
Lei vacilló, ma abbassó lo sguardo sui fogli e, sfogliandoli, ne estrasse uno. Me lo diede ed io presi delicatamente il sottile strato di carta. Avrebbe potuto davvero rompersi.
Osservai il foglio sporco e lo avvicinai al viso. La grafia del foglio era meno morbida, rispetto a quella di Dimitri, ma comunque comprensibile. L'inchiostro si era sbiadito, con il tempo.

"Leggila ad alta voce." sussurró Rowena.
La guardai, stupita. Ma avrei fatto ció che voleva. L'avrei letto a James.
Spiegai il foglio.

Rowena non l'ha presa molto bene. Dice che devo stare attenta a James, a ció che è. E ció che sono anch'io. Dentro di me, si muove qualcosa, è una piccola, ma dolce presenza. Mi tiene caldo quando James non c'è. È da questa notte che non si fa vedere. La bottiglia è ancora sul tavolo, aperta, non ho avuto il coraggio di levarla di lí. È stata una sorpresa, per me, scoprire di essere incinta, e mi fa un po' paura. Spero solo che James torni da me, cosí gli potró riferire tutto.
Non si è accorto di avermi resa come lui, vedo i buchi dei suoi canini sulla mia pelle, quando mi guardo allo specchio. Ma tornerà. E lo saprà.
Rowena non vuole che lo veda piú, ma James tornerà. E crescerà il nostro bambino.

Sbattei le palpebre piú volte, cercando di scacciare la rabbia, la tristezza, la frustrazione verso James. Ma mi fu impossibile.

"No." mormoró.
Basta!
Gettai il foglio addosso a Rowena e corsi fuori da quella stanza, scesi i gradini e spalancai le grandi porte. Nel corridoio, non c'era nessuno.
Sbattei di nuovo le palpebre, questa volta per scacciare le lacrime, che minacciavano di scendere. Ma era impossibile.
Una lacrima calda mi bagnó la guancia e cadde a terra, con un rumore sordo. Scese un'altra lacrima.
Mi asciugai velocemente il viso con la manica del vestito e cominciai ad allontanarmi da quel posto, in cerca di un posto sicuro. Ignorai il fatto che avessi lasciato James da solo, con Rowena e il Capitano. Avrebbero potuto prenderlo. Ma Rowena non l'avrebbe mai ucciso, non sarebbe mai andata contro il volere di sua sorella.
Ma Reina non è piú qui.
Rowena avrebbe potuto uccidere anche Dimitri. Ma non l'ha fatto.
Mi morsi il labbro per non cominciare a singhiozzare. James ha messo incinta due donne. E non se ne è nemmeno reso conto.
Dentro di me, si diffuse un calore, il calore di mio figlio, che mi ricordava della sua presenza. Chiusi gli occhi, per scacciare dei pensieri orribili su come liberarmi del bambino. Ero sua madre.

"Lilith!".
James mi prese per il braccio e io mi voltai di scatto e mi divincolai dalla sua presa.

"Lasciami!" urlai.
La sua presa era troppo forte. Cercai di staccare le sue dita dal mio braccio, ma invano.

"Lilith!" ripetè.

"James, lasciami!" gridai di nuovo, sull'orlo delle lacrime.

"Lilith, non è vero, non puó essere vero-".

"E non è vero nemmeno questo?" sbottai, indicando la mia pancia con la mano libera.
Il suo sguardo si posó sul mio ventre, un guizzo di paura gli brilló negli occhi.

"Non è la stessa cosa-".

"Sí, che lo è!" urlai.
Lo guardavo, con gli occhi spalancati per la rabbia e lo stupore.
Come poteva considerare due cose identiche, diverse?

"James, lasciala andare." ordinó Rowena.
Il ticchettio dei suoi tacchi mi faceva venire il mal di testa.
James molló la presa. Sentivo ancora le sue dita su di me. Mi massaggiai il braccio e, guardandolo, mi allontanai, prima lentamente, poi sempre piú velocemente.
Correvo per i corridoi, nell'unica direzione che mi avrebbe portata in un posto sicuro. Sui muri, c'era qualche adulto, intento a scrivere qualcosa su dei fogli. Li ignorai.
Raggiunsi velocemente le scale e le salii di corsa, il vestito che mi impediva di correre.
Superai velocemente la guardia che controllava la porta della mia camera, che mi scrutó, perplesso, ed entrai nell'unico luogo in cui sarei potuta stare da sola. Ma la mia camera non era vuota.
Sylver mi squadró, lo sguardo curioso.

"La sovrana ha detto qualche altra bugia?" mi incalzó, ignara della conversazione che avevo appena avuto con la rossa.
Presi un respiro profondo.

"Sylver, vattene." sussurrai.
Dirlo mi fece male, non sapevo se la rossa l'avrebbe scoperta. E le avrebbe detto tutto.
Sylver si alzó dal letto, preoccupata.

"Lilith, cos'ha detto al funerale? Dov'è James?" guardó dietro le mie spalle, vedendo solo la porta chiusa.
Non sarebbe entrata un'altra persona, nella stanza. Non James.
Deglutii e distolsi lo sguardo da lei. Avrei dovuto dirle io la verità.

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