Capitolo 9

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Il suo sguardo mi scorse addosso, facendomi rabbrividire. Lo conoscevo. Sapevo a cosa stava pensando. E non mi piaceva. L'ultima volta che era successo, ero rimasta incinta.
Deglutii.

"James, cosa ci fai qui?" mormorai, il tono severo.
Mi sentivo vulnerabile, dietro a solo un asciugamano. Troppo poco per proteggermi da un vampiro, che aveva già cercato di mordermi.
Lui non rispose. Mi guardava negli occhi. Sembrava ferito.
Le sue parole erano poco piú di un sussurro.

"Lo sposerai?" domandó.
Per poco non mi misi a ridergli in faccia. Come poteva pensare ad una cosa del genere? Ma la domanda mi spiazzó, perció non risposi subito.
Evitare il matrimonio sarebbe stato molto piú difficile di quanto James potesse pensare. Soprattutto, dopo ció che aveva detto oggi la rossa.

"No." mormorai, rivolta piú a me stessa che a lui.
Presi un vestito dall'armadio e richiusi le ante. Sentivo le gocce d'acqua scendermi lungo la schiena, mentre i suoi occhi indugiavano ancora su di me. Sentivo la pelle bruciare, sotto i suoi occhi.
Arretrai quando James avanzó di un passo verso di me. La reazione fu immediata, naturale. E lui se ne accorse.

"Lilith-" sussurró.

"Non toccarmi." sibilai, acida.
Fu come avergli tirato una pugnalata al petto. Le sue spalle si incurvarono, la bocca si assottiglió, gli occhi divennero tristi.
Arretró. Io ne approfittai per rifugiarmi in bagno.
Chiusi la porta, dietro di me, quasi sbattendola, per la paura e la frustrazione. L'immagine di me incinta non voleva andarsene dalla mia mente.

"Lilith...." sussurró, alla porta, James, facendomi sussultare.

"Vattene!".
Non mi preoccupai di abbassare il tono della voce. Se le guardie lo avessero sentito, lo avrebbero preso e portato dalla rossa. Ma non mi sarebbe dispiaciuto: il problema del matrimonio era nato per colpa sua. E lui ancora osava guardarmi con il desiderio negli occhi!
Buttai il vestito a terra, furiosa. Con James. Con la rossa. Con il Capitano. Con Dimitri. Con me stessa. Avrei dovuto accettare subito l'offerta di Dimitri, di essere sua moglie. Forse, cosí, tutto questo non sarebbe successo. Forse, Mike sarebbe stato ancora vivo. Forse, cosí, avrei potuto proteggere James.
Sentii i passi, fuori dalla porta, allontanarsi lentamente, poi avvicinarsi di nuovo, come se James stesse pensando, camminando avanti e indietro.
Bussó di nuovo alla mia porta.
"Vattene!" urlai, piú forte.
Le guardie, ora, lo avrebbero sentito.
Ma James non capí e bussó di nuovo.
Mi fiondai alla porta, decisa a cacciarlo dalla camera di persona. Aprii la porta. Ma, davanti a me, non c'era James.
Una treccia ossigenata era posata su una spalla, gli occhi spalancati e le sopracciglia inarcate. Il viso di Sylver era dipinto con un'espressione di stupore. I suoi occhi mi percorrevano interamente.
Abbassai anch'io lo sguardo su di me, ricordandomi di essere ancora con solo un asciugamano addosso. Sbirciai fuori dal bagno, per vedere se James era ancora nella stanza.
Lui era appoggiato al mobile sotto lo specchio, in camera, che mi guardava, preoccupato.
La confusione lasció di nuovo spazio alla rabbia. Chiusi la porta del bagno in faccia a Sylver.
Non avrei parlato con loro del matrimonio. Non sapevo nemmeno come facevano a saperlo. Mike non poteva piú riferire loro informazioni.
Qualcuno bussó di nuovo alla porta.

"Lilith, sono io." Era Sylver. "Esci.".
Non era una richiesta, nemmeno un ordine.
Sospirai e lasciai cadere l'asciugamano fradicio a terra. Raccolsi il vestito e lo indossai. Non mi preoccupai di asciugarmi i capelli, non ce ne sarebbe stato bisogno. Sarei rimasta in camera a lungo.
Aprii la porta del bagno ed uscii, facendo da parte Sylver, per poter passare. Non appena James mi vide, aggrottó le sopracciglia, preoccupato. Ma non parló.
E non l'avrei fatto io.
Ci pensó Sylver. Si schiarí la voce, attirando l'attenzione su di sè. Io fui ben felice di distogliere la mia da James.
"Lilith, cos'è successo, oggi?" mi chiese.
Questa volta, fui io ad aggrottare le sopracciglia. Allora, Sylver non sapeva niente.
Rivolsi lo sguardo a James, che abbassó il suo, imbarazzato.
Codardo.
Avrei dovuto spiegare io a Sylver ció che aveva deciso la rossa. James non l'aveva ancora fatto.

"La tua sovrana-".
Sylver mi fulminó con lo sguardo.

"Non è la mia sovrana." sibiló.
Sospirai ed alzai gli occhi al cielo.

"Ha deciso di far sposare il Capitano e me, per sostituire il padre di mio figlio, che secondo la rossa, sarebbe Mike.".
Non avevo capito neanche io quello che avevo detto.
Ma Sylver capí e, dopo un attimo di esitazione, anche le sue sopracciglia si aggrottarono. Il suo sguardo divenne pensieroso. E preoccupato. Confuso.

"Quindi, ti sposerai con il Capitano?" mi chiese lei.

"Questo è quello che vorrebbe la rossa." ammisi.
Ció che io non avrei fatto.
"Ma cercare di ingannare quella sovrana sarebbe inutile. Tutto ció che fa è programmato. Sa quali sono le nostre mosse. Ha previsto che Mike sarebbe venuto nella mia camera. Oggi, Dimitri si è presentato, a colazione, era proprio davanti alla sua piú grande nemica. E lei l'ha lasciato scappare. Deve avere qualcosa in mente.".
Sylver sembró riflettere sulle mie parole, lo sguardo puntato sul pavimento. James aveva il viso stanco, preoccupato solo per il fatto che potessi sposarmi con un altro uomo.
Il mio viso si deformó in una smorfia. A James non sarebbe piaciuto nemmeno se mi fossi sposata con Dimitri, il suo vero re. Non che avessi intenzione di farlo.

"Non serve ingannare la rossa, per sfuggirle." Disse Sylver. "Basta solo fare quello che vuole.".
Spalancai gli occhi, stupita. Mi stava, forse, consigliando di arrendermi?

Sangue regaleWhere stories live. Discover now