Capitolo 31

833 49 8
                                    

Rowena conosceva meglio di chiunque altro i corridoi della struttura. Erano la sua casa. Il suo regno.
Non ci mise molto a cambiare strada e a dirigersi verso un'altra direzione, rispetto a quelle che conoscevo io. Attraversammo un corridoio che non avevo mai visto. Era mal illuminato, silenzioso, come il resto dei corridoi, ma formato da pietre perlopiú scalfitte, non lisce, come il resto della struttura.
Man mano che ci addentravamo nel corridoio, sembrava di entrare in un angolo del regno della rossa dimenticato da tempo. Persino le finestre erano piene di crepe. Non erano state riparate. Non c'erano stanze. Non si vedevano porte.
Il pavimento diventava sempre piú scostante, le pietre rischiavano di staccarsi dal pavimento.
Mi chiedevo dove Rowena mi stesse conducendo. Credevo avesse voluto proteggermi. Non mandarmi in un luogo deserto, privo di guardie.
Piú guardavo le pietre che mi circondavano, piú queste mi ricordavano le zone limitanee, il luogo dove dei ragazzi avevano cercato di approfittarsi di me.
Rabbrividii, al pensiero. Mi strofinai le braccia, per farmi caldo. Piú avanzavamo, piú la neve faceva sentire la propria presenza. Anche il riscaldamento sembrava affievolirsi, in quel luogo.
Era strano che non fossimo seguiti dalle guardie. Non saremmo potute essere protette.
Il Capitano non è con Rowena.
A quanto pareva, Rowena aveva deciso di non farsi seguire nemmeno da lui.

"Stiamo per andare in un luogo pericoloso." mi avvertí Rowena.
Pericoloso?! Perchè dovremmo andare in un luogo pericoloso?
Credevo che la rossa avrebbe voluto proteggermi.
"È un luogo pericoloso per i licantropi, non per gli umani. Per questo, ho deciso di non farci accompagnare da nessuno. Io ho con me l'unica arma che puó proteggermi." sollevó la manica del vestito e mostró una piccola sbarra di metallo, lucida abbastanza da sembrare argento, ma ero sicura non fosse fatta di quel materiale: era l'arma da usare contro gli stessi licantropi, nessuno di loro avrebbe potuto maneggiare niente d'argento. Nemmeno Rowena.
Coprí velocemente la sbarra, continuando a camminare. Non si fermó piú, per controllare che la stessi seguendo nè per parlarmi. Non le importava se lo stessi facendo o no. E io non riuscii ad abbandonarla, terrorizzata da quel luogo cupo. Sebbene il corridoio fosse dritto, temevo di perdermi o che qualcuno mi attaccasse. E nessuno avrebbe potuto proteggermi.
Rowena si fermó solo in fondo al corridoio. Si voltó a guardarmi un'ultima volta, squadrandomi.
"Non piangere. Una vera regina non lo farebbe mai." mi ordinó.
Dopodichè, si giró di nuovo verso la parete buia ed allungó una mano nell'oscurità. Afferró qualcosa, sentii un meccanismo azionarsi, ed entró nell'oscurità.
In un attimo, avvertii la presenza di tante paia di occhi puntate su di me. Era solo un'impressione, ma ero sicura ci fossero davvero.
Nel buio, un paio di questi scintillarono, confermando il mio timore.
Titubai, osservando la piccola stanza, nascosta nell'oscurità.
È un luogo pericoloso.
Quella sarebbe stata l'occasione giusta per minacciarmi, per costringermi a scegliere lei, al posto di Dimitri, o, altrimenti, mi avrebbe punita con qualcosa di orribile.
"Lilith, entra." mi chiamó la rossa, dall'interno della stanza.
Il suo vestito nero si confondeva con il buio, rendendola un tutt'uno con quell'atmosfera cupa.
Non appena Rowena pronunció quelle parole, avvertii nascere delle voci. Voci deboli, stanche, acute. Parlavano tra di loro. Non capivo cosa si dicessero.

"Lilith!" urló qualcuno.
Rabbrividii. Era la voce di un'anziana, sembrava implorasse il mio nome.

"È qui." le sussurró Rowena.
Qualcuno si mosse, una figura scura, indistinguibile.
"Lilith, entra. Non ti faranno del male. Ci sono qua io. Faró di tutto per tenerti al sicuro." mi rassicuró la rossa.
Non ero ancora del tutto convinta. Non era la prima volta che Rowena mentiva. A me. Al suo popolo.
Una figura balzó fuori dall'oscurità e si gettó ai miei piedi.
Urlai, per la sorpresa, ritraendomi di scatto, spaventata dalle sottili dita che mi strinsero una scarpa. Alla fioca luce delle lampade, si intravedevano delle dita sottili, formate poco piú che da ossa e pelle. Alla luce, si vedeva anche la mano, sottile e magra, come le dita.
Mi scrollai di dosso quel pezzo di carne umana, terrorizzata.
Dove mi stava portando Rowena?
"Avevo detto che non potevate avere nessun contatto." disse la rossa, come fosse un ammonimento.
Uscí dall'oscurità e si abbassó sul corpo magro, vicino a me. Lo prese in braccio e ritornó nell'oscurità, portando con sè il corpo.
Quella sarebbe stata la mia occasione per scappare. Per tornare indietro. Allontanarmi da lí.
"Lilith, entra. Non ti faranno niente. Non dirmi che hai paura di alcuni malati!" mi ordinó Rowena.
Rimasi allibita.
Malati?!
Assottigliai lo sguardo, cercando di mettere a fuoco le figure nell'oscurità. Notai dei capelli brillanti, ma erano pochi, qualche filo. Notai qualche macchia rossa, sui corpi di tante persone, che riempivano la stanza.
Sangue.
Automaticamente, i miei piedi si mossero e, in un attimo, ero dentro la stanza. L'aria era pesante, non si riusciva quasi a respirare, carica di batteri.
Quando i miei occhi si furono abituati al buio, riuscii a distinguere chiaramente i corpi attorno a me. Si trattava davvero di malati.

Sangue regaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora