Capitolo 27

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La luce delle candele illuminava con il loro caratteristico effetto visivo la stanza la quale sembrava fosse circondata da ombre che si muovevano sinuosamente. Davide non sapeva che ora fosse, ma certamente sarà stata notte fonda.

Davanti a lui sua moglie lo guardava fisso con uno sguardo quasi aggressivo. Lei lo schiaffeggiò.

"Ma che cazz..." era legato ai lati del letto con dei lacci.

"Lo so che vedi un'altra ne ho sentito l'odore quando sei tornato a casa dopo il nuovo lavoro"

"Ma che dici" negare, negare, negare il suo motto specie in quella posizione di svantaggio.

"Io non sto con nessuno, tu invece" cercava un diversivo, la cosa migliore era accusare la compagna.

"Si è vero" 

"Ma ... " Davide ne aveva avuto la sensazione dopo le ultime notti focose con la moglie, ma sperava fosse solo una sensazione. 

"E me lo dici cosi?" 

La donna lo continuava a fissare, era tutta nuda, lo guardava come una tigre guarda la sua preda.

"Chi è?" chi era la persona con cui la moglie lo tradiva, oltre a geloso era anche curioso con chi era stato sostuito.

"Ti rode non sapere chi te ha spodestano nel mio letto"

Si gli rodeva.

"Invece io ho visto come la giovane e aitante collega ti guarda"

"Di chi parli?"

"Dai, come si chiama, Barbara, vero?"

 "Cazzo, beccato" pensò, ma negò ovviamente "Ma che dici, siamo solo colleghi"

La donna continuava a girare in torno al letto. "Si, solo colleghi come no" il suo fastidio stava influenzando il suo timbro di voce.

"Ammettilo, il fatto che tu lo neghi mi fa ancora piu incazzare."

"No, ho detto che non è successo nulla"

La donna salì sul letto. Ai piedi aveva ancora le sue scarpe, il tacco a spillo affondava nel materasso. Lei appoggiò leggermente il piede sopra a Davide. Il tacco premeva leggermete sul suo torace iniziando a procurargli iun leggero fatidio. Gli erano sempre piuaciute le donne con i tacchi alti, fino a quel momento. 

La pressione del piede della donna su Davide aumentava costantemente così come il dolore che il ragazo provava.

"Dai smettila mi inizi a fare male"

"Vorrei vedere se al posto mio ci fosse quella puttana"

"Ma che dici" la rabbia di Debora aumentò ancora e mise tutto il suo peso sul piede sopra a Davide che emise un urlo di dolore. La donna sorrise nel vederlo inerme sotto di lei.

Il dolore gli partiva dal petto per poi propagarsi in tutto il corpo. Sentiva il tacco penetrare le carni. Gli occhi della moglie, sadici lo fissavano mentre premeva sempre con piu forza.

Davide in preda al dolore iniziò a strattonare con tutta la sua forza le corde che lo tenevano stretto alla struttura, inerme. Iniziò a sentire che i lacci iniziavano a segargli i polsi ma allo stesso tempo si stavano allentando. Immediatamente il laccio della mano sinistra si sciolse, Davide prese la caviglia della moglie con forza facendole perdere l'equilibrio, la donna cadde pesantemente a terra. Davide approfittando della situazione si slegò l'altro polso prese Debora con forza e la mise sul letto a faccia in giu. 

"Lasciami , str..." la donna non fece in tempo a finire la frase che Davide le aveva coperto la bocca con un fazzoletto che aveva trovato sul comodino. Legò la donna alla struttura del letto come poco prima aveva fatto lei con lui. Stretta. La donna gemette mentre Davide le stringeva le corde ai polsi con forza. Ora la situazione si era rovesciata. La donna lo guardava furente. Lui si spogliò e inizio a penetrare il suo carceriere con forza non risparmiandosi in nessuna delle penetrazioni, il dolore, il terrore lo avevano caricato ormonalmente, carica che ora stava sfogando possedendo Debora che ora succube dell sua preda.

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