Capitolo 73

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La scritta Bar lampeggiava colorando la notte con tonalità rosso blu.

La porta nera con uno spioncino per selezionare i clienti da far passare oppure no dava l'idea che il bar non era un locale comune.

Davide suonò il campanello accanto alla porta. Non emise alcun suono. Dall'interno del locale non arrivava alcun rumore che indicasse che ci fosse qualcuno all'interno. 

Davide guardò in lato una tabella indicava che era nel posto giusto, "via dei Tulipani 66".

Una luce del bar accesa però non gli dava alcuna certezza del fatto che ci fosse qualcuno, o almeno qualcuno di vivo, pensò macabramente.

Qualcosa successe. Sembrava che lo spioncino si fosse aperto e qualcuno lo stesse osservando.

La porta si aprì, davanti a lui comparve un ragazzo che Davide ipotizzò fosse un culturista, se avrebbe dovuto dargli un nome lo avrebbe chiamato "la montagna".

"Prego" la montagna gli rivolse la parola.

"Ehm si dovrei vedere" ... lo colse una leggera amnesia, lo sguardo dubbioso del suo interlocutore indicava che la sua insicurezza non fosse stata apprezzata.... "... ehm si vorrei parlare con Violetta"

"Ok, entra" disse lasciandolo entrare.

Davide ringraziò ed entrò sperando di non doversene pentire.

Davide entrò, un rumore assordante lo raggiunse, proveniva dalla sala accanto. La porta della sala era formata da due tende rosso bordò che scendevano dal tetto del locale.

Davide scostò le tende.

La sala era piene di persone che fissavano un palco sul quale alcune ballerine davano il meglio di se per farse mettere più banconote possibili all'interno delle mutandine nel poco tempo a loro disposizione.... era uno strip club.

Come fare?

Dove avrebbe trovato Violetta.

Si guardò attorno, c'erano parecchie ragazze e parecchi uomini sessualmente affamati. Era la prima volta che andava in un locale del genere da quando era stato ad un addio al celibato di un suo compagno di università qualche anno prima. Lo aveva trovato deprimente. 

"Mi hanno detto che mi cercavi"

Davide si girò seguendo la voce della persona che lo aveva chiamato.

Le luci da dietro la ragazza facevano notare solo i suoi lineamenti perfetti e il suo corpo scultoreo.

"Si, ciao mi hanno detto di venire in questo locale e chiedere di Violetta, non so altro" rimase sul vago. 

"Ok vieni con me" 

Davide segui quelle forme sinuose muoversi,  entrò in un altra stanza, la luce era soffusa ma rendeva le cose più distinguibili e c'era meno fracasso, rendendo più facile la comunicazione. Davanti a lui la ragazza, alta quasi dieci centimetri più di Davide era vestita con un tubino nero con le strasse.

Era proprio un bel vedere, pensò. Fissò il sedere e le gambe della ragazza, perfette.


La ragazza si girò sbalordendo Davide e infrangendo ogni fantasia su quel corpo perfetto.

Era un uomo. Davide che non aveva nulla contro le persone omosessuali fece finta di nulla per non ferire i sentimenti della persona davanti a lui.

"Non sono come ti aspettavi" disse il ragazzo ridendo, con una bellissima voce calda. 

"Io in realtà non sapevo cosa aspettarmi e non lo so ancora, anzi non so neppure perchè mi hanno mandato da te"

Il ragazzo lo guardò e chiese "Chi ti ha mandato?".

Davide non aveva l'impressione che il ragazzo volesse fregarlo, ma ormai non faceva grande affidamento alle sue sensazioni.

Rimase in silenzio a fissarlo.

"Sei muto, un tipo di qualità che apprezzo in un ragazzo" disse avvicinandosi.

Davide fece un passo indietro trovandosi spalle al muro. il ragazzo si avvicinò ancora. Davide rimase fermo senza sapere che fare. 

Il ragazzo si avvicinò ancora ripetendo "Chi ti ha mandato" con tono un pò piu alto.

Avvicinandosi ancora  fino a pochi centimetri da Davide, che non sapeva più che fare. 

"Basta!"

La voce proveniva alla sinistra di Davide. Da dietro una tenda comparve una ragazza, Davide la riconobbe come una delle ballerine che aveva visto prima.

Davide la guardò chiedendo "Chi sei tu?"

Il ragazzo davanti a Davide fece u passo indietro e ridendo disse "Ti presento Violetta."




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