Capitolo 31

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"Guardami negli occhi e dimmi che non è successo niente"

Non so bene cosa successe di preciso dopo questa frase,so solo che scatenò l'inferno. Il mio inferno.

"Eravamo ubriachi,amore. Io- non so cosa mi sia preso. Ti prego,perdonami." Disse ed io potei sentire le orecchie fischiare per la rabbia.

"Giada,ti amo. Non so cosa mi sia preso quella sera. È stato un errore." Disse facendosi avanti per cercare di prendere le mie mani tra le sue,inutilmente.

Scuotei la testa freneticamente e feci qualche passo indietro.

"Un errore è mettersi la maglietta al contrario. Errore è quando sbagli un esercizio di matematica o quando chiami per sbaglio una persona che non dovevi chiamare. Ma non vai a letto con una persona per errore. Perché non sei caduto magicamente a letto con lei,Marco. L'hai fatto di tua spontanea volontà. E,nonostante ciò,hai perfino avuto il coraggio di venire da me oggi in aeroporto. Hai avuto il coraggio di dirmi di amarmi dopo quello che hai fatto." Dissi mantenendo un tono di voce basso,sapendo che non sarei riuscita ad ottenere niente se solo avessi iniziato ad urlare.

"Bimba ti prego ascoltami"

"No,non c'è più niente da sentire o da dire. Abbiamo chiuso." Dissi cercando di non scoppiare a piangere in sua presenza.

"Ti prego"

"Ho detto: abbiamo chiuso. Va via,non voglio vederti." Dissi puntando l'indice della mano destra verso la porta,intimandogli per l'ennesima volta di uscire dalla mia stanza.

Abbassò la testa,sconfitto,e andò verso la porta ma,prima di abbassare la maniglia e uscire,si voltò verso di me per sussurrarmi un ultimo 'ti amo' ed io riuscì a sentire la sua voce incrinarsi a causa del pianto. 

Dopo che si rese conto che non gli avrei risposto,uscì dalla stanza e non ne fece più rientro.

Mi accasciai a terra portandomi le mani sul volto cercando di poter placare il rumore dei miei singhiozzi che,nel frattempo,avevano riempito il silenzio della stanza,lasciando però uno spazio vuoto dentro di me.

                                  ***

"Tu lo sapevi,vero?"

"No,nana. Non ne sapevo niente." Ripeté per l'ennesima volta con molta pazienza. Gli ponevo ogni giorno questa domanda e ogni giorno ricevevo la stessa risposta.

Sospirai e mi obbligai a non piangere ancora. Sentivo gli occhi stanchi,bruciavano a causa del pianto,il volto gonfio e segnato dal cuscino che avevo utilizzato la notte precedente. La felpa che portavo riusciva a coprire alla perfezione i chili che avevo perso in queste settimane anche se,da li a breve,avrei dovuto cominciare a togliere di mezzo le felpe a causa del caldo che stava per arrivare.

"Giada,ci sei?"

"Cosa? Matt,scusami. Stavo pensando ad altro" dissi,sincera e lui mi sorrise dolcemente.

"Ti avevo chiesto come stai?"

"Beh,come posso stare? Guardami." Mi fermai un secondo e mi indicai con una mano,come se la risposta a tutte le sue domande fosse più che ovvia.

"Volevo solo sentirtelo dire."

"Non sto per niente bene,Matthew." Affermai guardandolo dritto negli occhi.

Ormai non riuscivo più a dormire per più di tre ore consecutive. Mi svegliavo a causa dei brutti sogni e degli attacchi di panico. Avevo completamente perso l'appetito e avevo smesso di andare agli allenamenti di pallavolo.

Caro DiarioWhere stories live. Discover now