Capitolo 1

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"Perché mi fate questo?" Chiesi mettendomi le mani sul viso per evitare dei danni evidenti.
"Semplice. Sei insignificante" risposero loro iniziandomi a dare la solita dose di calci e pugni.
Qualche minuto dopo sentii qualcosa suonare.
La campanella.
Come al solito,i ragazzi che prima mi stavano picchiando,scappano per andare nelle loro classi.
Lentamente mi alzai da terra,presi le mie cose e mi recai nella mia aula.
La porta era chiusa,segno che la professoressa di matematica era già dentro.
Bussai alla porta e,dopo aver sentito un avanti,entrai.
Gli occhi della professoressa erano su di me,così come quelli della mia classe.
"Perché è in ritardo?" Chiese lei schietta.
"Il traffico." Risposi abbassando lo sguardo.
"Signorina Green,prima di accomodarsi in classe,si dia una ripulita." Disse la professoressa guardandomi dalla testa fino ai piedi.
Abbassai lo sguardo per vedere come ero conciata.
La giacca che prima avevo legata in vita stava per cadere.
I jeans erano un po' stropicciati.
E la mia felpa lasciava scoperte le braccia. Le abbassai velocemente.
"Scusi professoressa." Mi scusai sedendomi nel mio solito posto.
Fila di sinistra,posto vicino alla finestra.
Era l'unico banco a solo.
E tutti sapevano che,solitamente,mi ci sedevo io.
La professoressa iniziò a spiegare la lezione ed io prendevo qualche appunto sotto lo sguardo attento dei miei compagni.
Le due ore passarono così.
Io prendevo appunti mentre i miei compagni mi osservavano ridendo.
Così come tutti i giorni.
Adesso c'è la ricreazione.
In questo momento sto salendo le scale per andare sul tetto della mia scuola.
Questo è uno dei posti che più amo.
Non è un edificio tanto alto,ma se cadi di sotto ti fai comunque male.
Adoro stare qua sopra.
Seduta,con un libro tra le gambe.
Oggi il libro è 'l'ultima canzone' di Nicholas Sparks.
È uno dei miei scrittori preferiti.
Iniziai a leggere il mio libro quando vidi qualcuno che si metteva accanto a me.
Non volli alzare lo sguardo.
Mi avrebbe picchiato.
Così continuai a leggere facendo finta di nulla.
"Tutto bene?" Sobbalzai sentendo una voce.
Girai il volto verso il ragazzo che,precedentemente, si era seduto.
"Cosa?" Chiesi non capendo. Perché non mi stava picchiando?
"Tutto bene?" Chiese ancora.
"Ehm,sì. Perché?" Chiesi con timore.
"Da quando mi sono seduto non mi hai calcolato se non quando ti ho chiamato. Mi sei sembrata strana." Disse guardando in alto.
"Oh,okay. Scusami ma devo andare." Dissi prima di alzarmi per scendere di sotto.
Non mi piace parlare con le persone.
Sopratutto quando non so cosa vogliano da me.
Non l'avevo mai visto prima d'ora e già mi metteva ansia.
Entrai velocemente in classe,questa era l'ultima ora.
Arte.
"Ragazzi voglio che oggi disegnate qualunque cosa vi passi per la testa. La prima cosa che pensate,disegnatela." Disse la professoressa spiegandoci cosa dovevamo fare.
Presi un foglio ed una matita ed iniziai a disegnare ciò che avevo in testa.
Quando disegno mi chiudo in una cupola.
Non riesco a percepire più nulla.
È come se tutti quelli che mi stanno intorno scomparissero e l'unica cosa che rimane siamo io e il foglio.
Un'ora dopo poggiai la matita sul banco ed osservai il mio disegno.
Non mi ero resa conto cosa stessi disegnando se non in quel momento
Un ragazzo su un tetto.
Guardava in alto mentre i capelli stavano per i fatti loro.
Indossava una felpa nera e dei jeans dello stesso colore.
Guardai meglio la figura rendendomi conto che avevo disegnato il ragazzo che,poco prima,avevo visto sul tetto.
Posai velocemente il foglio sulla cattedra della professoressa ed uscii dalla classe.
Ho bisogno di aria.
Andai nel retro della scuola,solitamente non ci viene nessuno ma oggi la fortuna non era dalla mia parte.
Il ragazzo di oggi era lì che fumava tranquillamente una sigaretta.
Rimasi lì a fissarlo per svariati minuti.
Compieva sempre i soliti gesti.
Porta la sigaretta tra le labbra,aspira un po' di fumo e poi butta tutto in una nuvola che si dissolve piano nell'aria.
Poco dopo,come se si rese conto della mia presenza, si voltò di scatto verso di me.
"Mi fissavi?"chiese con un ghigno sul volto.
"No!sono appena arrivata." Mi difesi.
"Certo,certo. E come mai sei qui?" Mi chiese con un sorriso.
"Nulla che ti riguardi." Risposi semplicemente prima di voltarmi per andarmene.
"Aspetta!" Sentii una mano che mi bloccava dal polso.
Oh no...
Iniziò ad accarezzarmi il polso facendo alzare di conseguenza le maniche della mia felpa.
Il contatto con le sue dita mi fece rabbrividire.
Strattonai il mio braccio dalla sua presa.
"Cosa vuoi?" Chiesi abbassando lo sguardo sul mio polso.
"Scusami io...non lo sapevo." Disse allungando la mano verso le mie braccia.
"E doveva rimanere così! Non mi conosci non puoi sapere nulla di me. Neanche sai come mi chiamo. Perciò ti chiedo di lasciarmi da sola." Urlai.
"Hai ragione. Mi chiamo Marco." Disse allungando la mano.
Sbarrai gli occhi.
Ha capito quello che ho detto,giusto?
"Giada." Feci finta di nulla.
"Va bene,Giada,scusami ma devo andare." Disse girandosi dall'altra parte.
Perché aveva fatto finta di niente? Perché non si è messo a ridere quando ha visto il mio polso? Ma,soprattutto,perché non ho avuto timore di parlare con lui come con tutti gli altri?

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