Capitolo 3

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"Giada sono quasi le sette. La mamma ha detto che devi andarti a preparare per la cena di questa sera." Mi informa mio fratello da dietro la porta.
Mi alzo e vado ad aprirla.
"Devo esserci anche io?" Chiedo guardandolo.
"Giada non fare storie!" Urla mia madre entrando in camera mia con un vestito in mano.
"Cosa devi fare con quel coso?" Dissi indicando quest'ultimo.
"Mettilo." Mi disse prima di uscire dalla camera.
"Non metterò mai un vestito!" Urlai a mia madre per farmi sentire.
"Invece lo farai." Mi impose lei.
Sbuffai sonoramente.
Si può essere così rompiscatole?
Mi avvicino al letto per vedere il vestito.
Lo alzai dal letto per vederlo meglio.
È completamente nero con uno strano scollo e corto fino a metà coscia. (Foto capitolo)
Ma sopratutto.
Niente maniche.
Oh no.
"Mamma ma questa sera farà freddo e questo vestito non ha le maniche. Non lo metto." Trovai una scusa quando gli riportai l'abito indietro.
"Ti metti una giacca." Disse semplicemente.
"Ma." Cercai di dire.
"Niente ma. Vai a metterti questo vestito." Quando si trattava di cene lei ti imponeva di metterti ciò che vuole.
E nel mio caso i vestiti sono una rovina.
Odio i vestiti.
Insomma. Perché?
Sono così scomodi.
Le felpe sono di gran lunga meglio.
Sbuffai per la seconda volta in mezz'ora e andai a farmi una doccia.

Uscita dalla doccia mi misi l'intimo e provai quel vestito.
La cintura sotto il seno metteva in risalto i fianchi così come tutte le altre mie curve.
Odio quest'abito.
Mi tolsi la coda di cavallo per riuscire a coprire un po' le braccia.
Ho i capelli abbastanza lunghi perciò riesco a coprire quasi tutto il braccio.
Ma per sicurezza decisi comunque di mettere la giacca di pelle nera che mia madre mi aveva lasciato sul letto quando ero sotto la doccia.
Ora il problema erano le scarpe.
Io mi sarei messa le converse ma a mia madre non sarebbe mai andato bene.
"Giada metti queste scarpe." Disse mia madre entrando in camera come se mi avesse letto nel pensiero.
Si fermò di colpo davanti a me con bocca aperta.
"Chiudi la bocca. Entrano le mosche." Dissi mettendomi meglio davanti a lei.
"Sei splendida." Disse prima di passarmi le scarpe che teneva in mano.
"Non è vero." Ribattei subito prendendo le scarpe in mano.
Erano delle scarpe nere leggermente alte.
"Menomale che la cena si fa da noi così quando i piedi mi faranno male me ne salirò in camera." Dissi mettendo le scarpe.
"Oh non te l'ho detto?" Chiese lei mettendosi una mano in fronte.
"Cosa?" Mi accigliai non capendo.
"La cena la facciamo da loro." Disse mia madre uscendo velocemente dalla stanza.
"Cosa?" Urlai
"Non puoi farmi questo!" Urlai prendendo il telefono per cercare di rincorrerla.
Cosa impossibile con questi tacchi.
"Me la pagherai." Urlai a mia madre quando riuscii ad arrivare al piano di sotto.
"Che ore sono?" Chiese lei facendo finta di niente.
Mi sporsi verso la cucina per vedere l'orologio.
"Le 20" urlai per farmi sentire da lei.
"Andiamo!" Disse chiamando tutti quanti prima di uscire.
Ci incamminiamo verso la villa difronte casa nostra e sento la stessa sensazione allo stomaco che avevo oggi.
"Giada?" Mi richiamò qualcuno quando la porta d'ingresso si aprì.
Alzai lo sguardo e vidi Marco davanti a me.
"Marco? Che ci fai qui?" Chiesi accigliando le sopracciglia.
"Io ci abito" disse sorridendo.
"Non mi dire che saremo vicini di casa!" Dissi sbattendomi una mano in testa.
Lui annuii.
"Vi conoscete?" Chiese mia madre non capendo.
"No." Risposi nello stesso momento in cui rispose anche Marco.
"Si." Sorrise.
"Va bene." Disse mia madre continuando a non capire.
"Entrate." Disse Marco facendoci entrare dentro.
Non era la prima volta che entravo qui dentro.
Io e i figli dei vecchi vicini giocavamo spesso da bambini.
Poi per colpa del lavoro dei genitori si sono dovuti trasferire a Berlino.Lasciando Milano. 
"Tu devi essere Giada! Tua madre mi ha parlato molto di te." Disse una donna davanti a me porgendomi una mano.
Deve essere entrata e non me ne sono resa conto.
"Si sono io! È una piacere conoscerla signora Bianchi." Dissi sorridendo.
"Chiamami pure Mary" disse cordialmente.
"Va bene,Mary" le sorrisi.
Mary mi sorrise un'ultima volta prima di andare a presentarsi al resto della famiglia.
Io mi avvicinai ad un uomo,il marito di Mary,che continuava a guardarmi sorridendo.
"È un piacere conoscerti Giada. Sono John" disse porgendomi la mano.
"Piacere mio." Dissi stringendo la mano non sapendo se chiamarlo con il nome o con 'signor.Bianchi'.
"Puoi chiamarmi John" disse capendo che non sapevo come chiamarlo.
Io annuii e poi passai alla bambina accanto a Marco.
"Tu sei la sorellina di questo capellone qua,vero?" Chiesi abbassandomi al livello della bambina.
Era totalmente in imbarazzo perciò la volevo far stare a suo agio.
Lei annuii.
Mi avvicinai al suo orecchio per non farmi sentire dal ragazzo accanto.
"Mi stai più simpatica tu che questo ragazzo qua. Insomma,è antipatico."Dissi facendola ridacchiare.
"Mi chiamo Cloe." Disse sorridendo.
"Sono Giada." Ricambiai il sorriso.
"Guarda che ti ho sentito!" Disse Marco offeso.
"Non stavamo dicendo niente" disse Cloe alzando le mani in aria.
"Voi due siete amici?" Chiese John guardando me e Marco.
"Andiamo nella stessa scuola." Dissi al posto di Marco.
Noi non ci conosciamo.
Siamo solo due conoscenti.
Anzi non siamo niente.
"Oh,capisco." Disse Mary con uno strano sorriso in faccia.
Le sorrisi e insieme andammo nella sala da pranzo.
Non hai pensato ad una cosa però.
Cosa c'è? Non mi sei mancata sai?
Come hai intenzione di mangiare se non lo farai davvero?
Mi derise la mia coscienza.
Ho delle buste per non vomitare in borsa. So cosa fare. 
"Prego accomodatevi." Mary ci invitò a sederci.
Mi sedetti tra Marco e Cloe nel lato destro del tavolo.
Mary iniziò a servire le varie portate e non avevo toccato molto cibo. Avevo lasciato praticamente tutto nel piatto.
"Dopo dobbiamo parlare." Mi sussurrò Marco all'orecchio.
Mi voltai verso di lui e vidi che stava osservando il mio piatto.
Possibile che lui capisce tutto?!
Vaffanculo.
Quando Mary portò il dolce chiesi se potessi usare il bagno.
Mi sentivo come una alunna a scuola.
Dopo aver ricevuto una risposta positiva mi alzai e andai al bagno del piano inferiore.
Per tutta la sera ho bevuto così tanta acqua per evitare di vomitare che sto per vomitare solo acqua.
Si è strano. Ma è così.
Presi la bustina dalla mia borsa e me la portai alle labbra.
Che schifo.
"Giada tutto bene lì dentro?" Sentì dire da Marco dietro la porta.
"Cosa? Oh..ehm. Sì,tutto bene" dissi prima di aprire la porta.
"Cos'è quella?" Chiese guardando la mia mano.
La bustina.
"Mi è venuto male alla testa e avevo la bustina in borsa." Trovai una scusa.
Cosa inutile perché Marco mi tolse la bustina dalle mani.
"Questa cosa non ti fa vomitare." Disse serio.
"Oh davvero? Avrò sbagliato." Dissi prendendo la busta.
"Davvero? Una scusa migliore?" Rise nervoso.
Abbassai lo sguardo.
"Oltre alle braccia anche questo?" Disse indicando prima me e poi la bustina.
"Non sono cose che ti riguardano." Dissi serrando le labbra.
"Invece sì dato che sono l'unico che lo sa." Disse arrabbiato.
"Hai mai letto i commenti che ho nei miei profili social? Ti sei mai reso conto che a scuola,prima di iniziare le lezioni, mi picchiano?Ti sei mai reso conto di quanto io possa essere sbagliata? Io sono un errore,e come tale devo essere cancellata."

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