Capitolo 11

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16:57.
Uscì di casa con l'intenzione di arrivare puntuale. Cosa che non faccio mai. Sono una ritardataria cronica.
Attraversai la strada e alzai il braccio per citofonare.
Ma il cancello si aprì prima che potessi farlo.
Attraversai il piccolo giardino di davanti,salì i quattro scalini e trovai la porta d'ingresso aperta.
"Marco?" Chiesi entrando.
"Giada!" Mi salutò sua madre.
"Mary!" Le rivolsi un sorriso.
"Ti aspetta in camera sua,tu come stai?" Chiese chiudendo la porta alle mie spalle.
"Tutto bene,grazie" dissi iniziando a giocare con l'orlo della felpa.
"Sei nervosa per vedere Marco?" Mi guardò accigliata. Le stavo per rispondere male visto che,ogni volta che vedo Marco,è convinta che possa succedere qualcosa fra noi due ma mi trattenni.
"No,diciamo che mi ha detto che ha delle cose da dirmi quindi.." lasciai la frase in sospeso come per farla finire a lei. Ma non lo fece. Mi fece un segno con la testa di andare di sopra e,subito dopo,andò in cucina senza dire nulla.
Dai Giada,puoi farcela. Cosa potrà mai dirti?
Cercai di tranquillizzarmi mentre salivo le scale ma sembrava tutto inutile.
Bussai alla sua porta e mi aprì.
"Cia-"
"Davvero,Giada? Avevi intenzione di non dirmi niente?" Mi bloccò e si mise davanti a me gesticolando a destra e a sinistra.
"Cosa?" Non capì. Che cosa stava dicendo? Io non gli ho nascosto nulla.
"Il 21 Dicembre fai il compleanno e non mi hai detto nulla?!" Disse lanciandomi uno sguardo che,se potesse,mi avrebbe incenerita.
"Chi te l'ha detto?" Gli chiesi sedendomi sul letto. Chi è stato il genio a dirgli del mio compleanno? Io non volevo fare niente.
"Tua madre. Mi ha chiamato per dirmi di convincerti a fare qualcosa. Ma davvero non vuoi fare niente?" Chiese lui alzando le braccia.
E allora?  Pensai. Ma poi mi ricordai di una cosa.
"Tu mi hai fatto stare in ansia per tutto questo tempo solo per dirmi questo?!" Alzai la voce. Sono stata ore con lo stomaco sottosopra e solo perché non voglio fare niente per il mio compleanno?
Iniziai ad arrabbiarmi seriamente.
"Ma vuoi scherzare? Fai 16 anni fra tre giorni e non dici niente a nessuno? Vuoi stare a casa a fare la depressa tutto il giorno?" Si arrabbiò anche lui. Talmente tanto da darmi della depressa.
Cosa che sono.
"Hai ragione. Sono solo una fottuta depressa e scusami se pensavo di uscire da tutto questo e soprattutto scusami se pensavo di farlo grazie a te." Dissi a denti stretti. Penso di non essere mai stata così arrabbiata in vita mia.
Mi sentivo così stupida.
"Io non volevo dire questo.." disse abbassando la voce,come se volesse risolvere tutto con un cambio di voce.
"L'hai detto. E lo pensi. Tutti lo pensano di me." Dissi portando giù la manica della felpa che,grazie al mio solito vizio di gesticolare quando parlo,si alzò.
"Sai che c'è? Me ne vado. Vado a casa a fare la depressa. Tu fai quello che cazzo ti pare." Dissi alzandomi dal letto per andare verso la porta.
"Non puoi andare via così."
"Hai ragione. Dì a Fabio che mi dispiace che non ci sono,ci tenevo a vedere come fosse realmente. Ah,salutami tutti gli altri" Dissi prima di aprire la porta e correre giù per le scale mentre sentivo le lacrime che mi rigavano le guance e le urla di Marco dietro di me.
Feci finta di nulla e uscì di casa sbattendo la porta. Sentì un ultimo richiamo poi non sentì più niente,probabilmente Mary l'ha fermato. Mi asciugai le guance e attraversai la strada con la vista appannata.
Entrai nel vialetto e cercai le chiavi di casa nelle tasche della felpa.
Una volta trovate  aprì velocemente la porta e,senza dire niente a nessuno,andai in camera mia.
Chiusi la porta a chiave e mi buttai sul letto con le braccia sui miei occhi.
Iniziai a singhiozzare e mi imposi di finirla.
Dovevo finirla di piangere.
Mi misi seduta con le gambe incrociate e strofinai le maniche sugli occhi.
Presi un libro a caso dal comodino e iniziai a leggerlo.
Non ho neanche visto che libro fosse.
Iniziai a leggere le prime righe singhiozzando.
Alla fine del primo capitolo mi arrivò un messaggio.
Da:Sofia
"Scendi che sono fuori."
Mi stupì del suo messaggio.
Cosa ci faceva sotto casa mia.
Mi affacciai alla finestra e vidi tutti quanti davanti la porta d'ingresso.
Sofia,Fabio,Matt e Marco.
Per:Sofia
"Non lo voglio vedere. Digli di tornarsene a casa."
Con quale coraggio veniva qua? Fino a mezz'ora fa mi dava della depressa e ora si presenta sotto casa mia?
Cercai di dare una risposta a tutte queste domande ma ne trovai solo una.
Lui è Marco.
Capace di fare di tutto.
Feci un respiro profondo e uscì dalla mia stanza.
Feci le scale e andai ad aprire la porta.
"Hey." Salutai tutti
"Giada,mi dispiace non volevo dir-" Iniziò a parlare Marco ma lo bloccai.
"Non voglio sentirti parlare,stai zitto." Dissi senza guardarlo.
"Che ha fatto?" Chiese Matthew incrociando le braccia.
"Il cretino. Che,evidentemente,gli riesce benissimo. " posso sembrare una stupida comportandomi così ma,sinceramente,non me ne fregava niente.
"E l'hai capito solo ora?" Mi chiese lui ridendo. E mi fece sorridere leggermente.
"Fabio!" Mi voltai verso di lui sorridendogli. Mi dispiaceva per lui. Era la prima volta che si univa a noi e già stava vedendo una delle nostre rare ma pesanti liti. Solitamente i nostri solo semplici battibecchi.
"Hey" mi sorrise. Portava un paio di jeans e una maglietta bianca con una stampa dell'adidas. Le mani dentro le tasche dei jeans e uno sguardo un po' disorientato.
"Come va?" Chiesi alzando un sopracciglio.
Qualche giorno fa cercava di buttarsi di sotto,come poteva stare? Pensai.
"Direi bene,tu invece?" Chiese buttando uno sguardo verso Marco.
Quest'ultimo aveva le braccia incrociate e ci stava guardando con fare accusatorio.
"Potrebbe andare meglio,ma sto bene" risposi rivolgendogli un sorriso che lui ricambiò.
"Vuoi venire di là?"Mi chiese Sofia indicando casa di Marco.
"E se decido di non venire?"
"Ti porterò con la forza." Mi rispose Matthew,ridendo.
"Okay,andiamo" chiusi la porta d'ingresso alle mie spalle e attraversammo la strada.
"Ma è un caso che voi due abitate di fronte oppure è una cosa fatta di proposito?" Chiese Fabio ridendo. Effettivamente la sua domanda era più che lecita.
"È un caso. Inizialmente qua ci stava un'altra famiglia con due bambini. Mi ricordo che passavamo intere giornate a giocare quando eravamo bambini. Poi si sono trasferiti a Berlino per colpa del lavoro del padre." Spiegai. La storia dei bambini non l'avevo neanche raccontata a Marco. Non lo ritenevo importante,ma in quel momento avevo solo voglia di parlare e straparlare.
"Parli ancora con quei bambini?" Chiese Matt entrando in casa seguito da tutti quanti.
"È capitato che l'anno scorso parlassi ancora con la figlia ma abbiamo perso i contatti dopo poco. Mentre con il figlio non ci parlo da quando sono partiti" andai verso il soggiorno e mi misi sul divano.
"Oh,mi spiace" disse Matt mettendosi alla mia destra. Mentre alla mia sinistra si mise Sofia. Fabio e Marco erano nelle poltrone poste sui lati del divano.
"Di che ti scusi? Non è colpa tua" sospirai
"Mi dispiace di aver uscito il discorso." Scrollai le spalle. È successo tempo fa. Non mi fa più lo stesso effetto di prima parlare del passato,sopratutto quando si parla della mia infanzia.
"Come la volete la pizza?" Chiese Mary entrando in soggiorno.
"Io e Giada la solita." Disse Marco guardando la madre.
"Due margherita?" Chiese Mary al figlio per averne la conferma. Che ricevette dopo poco.
"Voi invece?" Chiese guardando gli altri. I ragazzi non avevano idea di che pizza prendere quindi Mary lasciò il foglio della pizzeria con le varie pizze e il numero della pizzeria a Matt.
"Decidetevi e poi chiamate. I soldi sono sul tavolo in cucina. Noi usciamo,okay?" Chiese andando a prendere la borsa.
"Si,certo. " annuì Marco.
"Divertitevi" continuò quando vide Cloe e John scendere le scale.
"Giada!" Disse Cloe prima di buttarsi addosso a me.
"Tesoro!" Le schioccai un bacio sulla guancia. Questa bambina è adorabile. Con i suoi capelli scuri e gli occhi verdi,proprio come quelli della madre.
"Non sapevo venissi pure tu. Altrimenti rimanevo a casa" Mi disse incrociando le braccia mentre lanciava uno sguardo arrabbiato al fratello.
"Non ti preoccupare,okay? Quando tornerai a casa io sarò qua ad aspettarti. E,se ne avrai voglia,andiamo a giocare con quelle barbie che ti piacciono tanto" le promisi sorridendo. Le si illuminarono gli occhi e mi fece un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"Va bene,a dopo!" Mi diede un bacio in guancia e andò dai suoi genitori che l'aspettavano davanti l'ingresso.
La bimba si mise il cappotto color panna e diede una mano al padre e l'altra alla madre.
"Divertitevi,ragazzi!" Ci salutarono prima di andare tutti e tre via.
Sicuramente i ragazzi si divertiranno ad assistere a qualche battibecco tra me e Marco. Pensai sorridendo leggermente.
Ed in quel momento mi ricordai di una frase letta in qualche mio solito libro che,in quella circostanza,mi fece tremendamente paura:
"Preferisco litigare con te che fare l'amore con qualcun'altro"

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