SETTANTADUE

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- Cosa è successo? - Chiese Diana con la voce spezzata, tenendosi stretta quel bambino così piccolo al quale si stava aggrappando.

- L'abbiamo ritrovata qualche giorno fa sull'argine del fiume. È stata strangolata e poi gettata in acqua. Non siamo riusciti ad identificarla subito. - Kate ebbe più di qualche difficoltà a raccontarle i fatti e decise di omettere alcuni particolari che in quel momento non riteneva necessari. - Sua figlia frequentava qualcuno... aveva litigato con qualche persona?

- Katie stava attraversando quel periodo dell'adolescenza un po' così... complicato, capisce quello che voglio dire? E se le dicevo qualcosa lei non la prendeva benissimo, mi rinfacciava sempre che alla sua età avevo fatto di peggio, visto che lei è nata quando avevo diciotto anni. Però no, non frequentava brutti giri, se pensate questo. So che da qualche mese di vedeva con un ragazzo, Patrick, mi pare aver sentito si chiamava, ma non me ne ha mai parlato, non saprei dirvi di più.

- Grazie signora. Le dispiace se diamo un'occhiata alla stanza di sua figlia? - Chiese Kate quasi timidamente.

- Certo, seguitemi. - Andarono dietro la donna che si fermò davanti alla porta senza entrare. Beckett lo fece, invece, quasi in punta di piedi. Osservò le foto alle pareti con le amiche, i poster dei sui cantanti preferiti, biglietti di concerti e cinema attaccati al muro come fossero reliquie. Sembrava la camera normale di una ragazza della sua età. Uscirono senza toccare nulla, avrebbero dovuto forse farlo, scavare in quella stanza e nella vita di Katie, ma Beckett non se la sentì.

- Detective, mia figlia era una brava ragazza. Ed era molto responsabile, nonostante tutto, molto più di me che alla mia età per una leggerezza mi sono ritrovata di nuovo come a diciassette anni, con un figlio non programmato da crescere sola con mille difficoltà. Per favore, scopra cosa le è accaduto, non le chiedo altro.

- Faremo il possibile. Un'ultima cosa poi la lasciamo in pace... ha notato se manca qualcosa? Se Katilyn si fosse portata via qualcosa di particolare l'ultimo giorno che l'ha vista?

- Il suo zaino di scuola. Lo portava sempre con se. Ci teneva tutte le sue cose più care, il lettore mp3 per la musica, il suo diario dove scriveva tutto, un album di foto, il primo ciuccio del suo fratellino... Katie amava Prince...

Beckett trattenne il respiro guardando il bambino ora tranquillo tra le braccia della madre, mentre Castle immobile dietro di lei, le appoggiò una mano dietro la schiena, come se volesse sostenerla.

- Prince... - ripetè con un filo di voce Kate.

- Già, un nome strano, vero? Ma era il cantante preferito di Katie e quando ha scoperto che era un maschio mi ha proposto questo nome quasi per scherzo ed io invece ho pensato subito che fosse quello giusto. Era molto legata a lui...

- È un nome bellissimo, come lui. - Disse Kate guardandolo mentre il piccolo le sorrideva ignaro come sua madre del suo tumulto interiore in quel momento.

- È la prima persona che me lo dice, di solito tutti dicono solo che è strano... - Diana fece un sorriso tirato a Kate.

- No, io... io lo penso veramente è un nome bellissimo, come il suo bambino. - Kate guardò quel piccolo con i suoi grandi occhi azzurri, come quelli di sua madre e provò a sorridergli anche lei. Non potè evitare che la sua mente andasse in una direzione precisa ed allungò la mano, lasciando che Prince stringesse il suo dito ridendo. Gli fece una carezza e poi provò a rientrare nei suoi panni.

- Diana, per qualsiasi cosa, non esiti a chiamarmi.

Kate diede il suo biglietto da visita alla donna.

- Grazie detective.

- Possiamo chiamare qualcuno per lei, qualche familiare? - Chiese ancora Beckett.

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