SETTANTADUE

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Castle si presentò qualche ora dopo con un altro caffè e altri dolci. Rimase un po' deluso nel vedere la busta con i muffin di Beckett e la tazza ancora non del tutto vuota sulla scrivania. Lei, però, con un gesto disinvolto, buttò il caffè ormai freddo nel cestino sotto la scrivania e spostò la busta facendo spazio alle cose che aveva appena portato.

- Grazie. - Gli sussurrò mentre si sedeva vicino a lei, rinchiuso in uno strano silenzio, a quale rispose solo con un sorriso tirato.

- Novità? - Le chiese lui mentre osservava i fogli che stava leggendo.

- Sì, la scientifica ha appena identificato la vittima. Katilyn Ross, 19 anni. Ne ha denunciato la scomparsa la madre una settimana fa.

- L'avete già avvisata?

- No, sto andando a farlo di persona. Mi accompagni? - Glielo chiese con un tono che era più che una richiesta.

- Non pensi che la Gates si arrabbierà? - Chiese perplesso.

- Forse, ma vorrei veramente che tu venissi con me.

Non avrebbe potuto né voluto dirle di no. Uscirono dopo poco, Kate bevve solo un sorso di caffè velocemente, non perché le andasse veramente, più perché amava sentire il sapore del caffè che le portava lui: potevano andarlo a prendere nello stesso posto, ordinare lo stesso caffè, eppure lei era sicura che il suo avesse un sapore diverso, fosse più buono, e come sempre dopo gli sorrise. Glielo aveva anche detto una volta e lui l'aveva presa in giro dicendo che era perché quando lei non si accorgeva lui aggiungeva un ingrediente segreto che non le avrebbe mai potuto rivelare, qualcosa che aveva solo lui. E lei ci credette, con la stessa cieca fiducia dei bambini quando gli dici che con un bacio passa tutto il dolore quando si fanno male.

Il palazzo dove viveva la madre di Katilyn era uno di quelli che si poteva definire popolari, dove i poliziotti non sono ben visti e nemmeno la gente con troppi soldi. Praticamente Castle e Beckett lì erano la coppia perfetta per attirarsi l'odio di chiunque li guardasse.

Salirono a piedi i tre piani per arrivare all'appartamento numero 27 e Kate bussò energicamente dopo aver constatato che il campanello non funzionava, come molte altre cose in quel palazzo con i corridoi con l'intonaco che cadeva solo a guardarlo. Andò ad aprire loro una donna con un bambino piccolo in braccio che proprio non ne voleva sapere di stare fermo.

- Posso esservi utile? - Chiese lei guardando la coppia.

- Detective Kate Beckett, polizia di New York - Le disse Kate mostrando il distintivo - E lui è Richard Castle...

- Oh sì, lo scrittore, so chi è. - Disse la donna arrossendo guardando Castle che le sorrise.

- Bene. Stiamo cercando la madre di Katilyn Ross, abita qui? - Chiese Beckett alla donna.

- Ehm... sono io, Diana. Prego accomodatevi.

Entrarono quasi in punta di piedi in quella casa semplice ma curata, che era così in contrasto con l'esterno del palazzo. La donna li fece accomodare sul divano, mentre lei si mise seduta su una delle poltrone davanti a loro, con il bambino in braccio che ora sembrava più calmo.

- Avete trovato Katie? - Chiese la donna ai due. Rick guardò prima Kate, poi di nuovo Diana.

- Sì, signora. - Beckett fece una pausa ed un respiro profondo. Si trovava in grossa difficoltà in quel momento. Aveva fatto quella stessa cosa quante volte nella sua vita? Eppure davanti a quella donna che le sembrava troppo giovane per essere la madre di Katilyn, si sentiva schiacciata dal peso delle parole che doveva pronunciare. - Mi dispiace ma...

Diana strinse con un braccio il bambino a se ed alzò l'altra mano facendo segno a Beckett di fermarsi. Non aveva bisogno di sentire altro, non voleva sentirselo dire. Kate rispettò la sua decisione e non disse niente, accompagnò il silenzio con un profondo sospiro e la mano di Rick che cercò la sua ed appena la sentì, la strinse forte. Per quello lo aveva voluto lì, lo aveva capito. Kate aspettò che fosse la donna a parlarle.

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