VENTIDUE

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Castle non sapeva se in quel momento odiava più il traffico o quel tassista che guidava come una ripresa alla moviola.

- Per favore, potrebbe andare un po' più veloce? - Gli chiese cortesemente Castle dal vetro che li separava, senza però nascondere tutta l'urgenza che aveva.

- Sa cosa diceva sempre mia madre? "Dio ha fatto il tempo e l'uomo ha fatto la fretta". Non voglio certo prendermi una multa.

Rick benedisse il vetro tra di loro. Vedeva solo il profilo di quell'uomo con i capelli rossi e la pelle chiarissima che guidava con un sorriso sul volto che non capiva da dove venisse. Gli buttò 100 dollari della fessura.

- Per favore, con il resto ci paga la multa se la prende, se no ci avrà guadagnato di più. La... la mia ragazza sta male, devo andare da lei, subito. - L'uomo non notò l'imbarazzo di Castle nel parlare di Beckett ma dopo uno sguardo alla banconota accelerò sensibilmente.

Lanie sentì qualcuno armeggiare alla porta ed aprì trovando Castle con le chiavi in mano.

- Mi ero dimenticato di lasciargliele. - Disse giustificandosi e poggiandole sul mobile, ma di certo a Lanie la cosa non importava, guarda anzi Rick impacciato che aspettava che le dicesse qualcosa.

- È in camera, sta dormendo profondamente. Non so da quanto non lo faceva. Sono gli effetti degli antipiretici. Vai da lei, Castle, che aspetti?

Lanie lo strattonò per un braccio e Rick entrò piano in camera da letto. Rimase ad osservarla dalla porta, appoggiato sullo stipite. Notò che dalla sua parte del letto, c'era l'elefantino che le aveva regalato. Aveva dormito lì per qualche manciata di giorni e già considerava quella la sua parte, gli fece ancora più male.

Si avvicinò piano, sedendosi vicino a lei, facendo attenzione a non far sobbalzare troppo il letto, ma lei non si accorse di nulla. Prese la stoffa che aveva sulla fronte e la bagnò di nuovo, appoggiandogliela con cura. Si prese l'ardire di accarezzarle il volto e sentì come era veramente tanto calda. Passò qualche minuto a tracciare il contorno del suo viso e si intristì nel vedere come anche quando dormiva aveva i lineamenti contratti in un'espressione di muto dolore. Aveva passato ore ad osservarla dormire, avrebbe riconosciuto ogni suo impercettibile cambiamento.

- Castle, cosa ci fai qui? - Kate si era appena svegliata ed aveva visto il suo viso dove un forzato sorriso si sforzava di renderlo meno teso, ma non le sfuggirono i suoi occhi troppo scuri e troppo rossi.

- Mi prendo cura di te. Come avrei dovuto fare sempre, senza andarmene.

- No, Castle. Non dovevi tornare. Non devi essere qui.

- Dammi un motivo valido, Kate.

- Tra noi non c'è più niente e non potrà esserci più niente. - Lo disse come se fosse una sentenza alla quale Rick voleva tremendamente ribellarsi.

- Non è vero. Io ti amo. È dura Kate. Fa male. Ma insieme... - C'era dolore e speranza nelle sue parole ed era troppo per lei che non vedeva nulla oltre il nero che ammantava tutti i suoi pensieri.

- No Castle. Non possiamo fare nulla insieme. - Kate si rese conto solo in quel momento che lui le stava tenendo la mano e quando provò a sfilarla via dalla sua presa, Rick la strinse ancora di più.

- Non è vero, e lo sai anche tu, da qualche parte lo sai. Possiamo ricominciare.

- Che vuol dire ricominciare Castle? Fare finta che non sia successo niente? Come se non ci fosse stato niente?

- No, Kate. Vuol dire andare avanti nonostante quello che è successo. Insieme.

- Io vorrei solo tornare indietro. Vorrei dimenticare tutto. Anche noi. - Rick allentò la presa dalla sua mano e lei si ritirò dal suo contatto: le sembrava di aver trattenuto il fiato fino a quel momento.

LifeWhere stories live. Discover now