UNDICI

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Kate aveva ripensato tante volte a quella chiacchierata con Lanie. Era tornata a trovarla altre volte nei giorni successivi, ma non avevano più ripreso il discorso di Castle e di quella notte. Non avevano più parlato, in realtà, di nulla che la riguardasse direttamente, avevano evitato ogni discorso sul suo ferimento, sul bambino, su Josh. Lanie aveva capito che la sua amica aveva bisogno di leggerezza, così quando andava lì, anche per delle brevi visite, gli raccontava di quello che accadeva al distretto, del capitano provvisorio che c'aveva provato con lei ed aveva fatto andare su tutte le furie Esposito, della sua relazione con Javier che continuava tra alti e bassi, ma si era quasi rassegnata che fosse una cosa senza possibilità di andare avanti. Chiacchieravano come facevano di solito, solo che invece che essere a casa di una o dell'altra con un bicchiere di vino, avevano un succo di frutta ed erano in ospedale.

La visita più inaspettata e che la mise più a disagio per Kate arrivò un pomeriggio quando la sua stanza fu invasa dall'armoniosa esuberanza di Martha. Rimase spiazzata dalla naturalezza e dalla totale assenza di imbarazzo di quei gesti che la donna compiva, così affettuosi e materni, nello spostarle i capelli dal volto o nel prenderle la mano. Ci ritrovava molto di Castle in quell'atteggiamento e notò che madre e figlio si somigliavano più di quanto non avesse mai fatto caso o di quanto loro volessero far vedere. La stupì quel discorso così franco che le aveva fatto senza mai lasciarle la mano. Si era stupita di come all'improvviso si era tolta i panni dell'attrice eccentrica e si era mostrata a lei solo come una donna ed era proprio così che le parlava, da donna a donna.

- So cosa hai provato Kate. Quando sei sola e pensi che la tua vita vada in un certo senso e poi un estraneo, che non sa niente di te, ti dice sorridendo che ha una bella notizia da darti. E ti dice che aspetti un bambino e tu vorresti gridargli "Ma cosa c'è di bello e cosa c'è da ridere" mentre pensi alla tua vita che va a rotoli. E speri che si siano sbagliati ma sai che non è vero. Lo so, Kate perché l'ho vissuto. - La voce di Martha era enfatica come sempre, ma non c'era nulla di artefatto o di recitato, erano i suoi veri sentimenti quelli che le stava mostrando.

- È stato proprio così. - Sospirò Kate ripensando a quella mattina e alla sua voglia di sparare a quel medico così inizialmente cerimonioso che minimizzava il suo dramma.

- Lo so ragazza mia. Poi cominci a prendere confidenza con l'idea. Non ti vedi come madre, non ancora. Sai però che dentro di te c'è una nuova vita e cominci a farti tante domande e la più importante di tutte è se lo vuoi quello che sarà un bambino in futuro oppure no. - Martha sembrava che leggesse dentro ogni suo stato d'animo.

- Quando hai capito che lo volevi? - Le chiese Kate che si accorse di quanto aveva bisogno di parlare con qualcuno come Martha, qualcuno che non le faceva domande, ma le dava risposte.

- Quando ho pensato a lui come ad un bambino. Lo avevo già formato nella mia mente, anche se pensavo fosse femmina, ne ero convintissima sai? Avevo anche già deciso il nome e pensa, l'avrei chiamata Katherine. Era stato il mio primo ruolo importante quando mi hanno chiamato per fare La bisbetica domata di Shakespeare. Era stato il mio primo grande successo a Broadway e dopo quello mi avevano chiamato per altri ruoli importanti. Una simpatica coincidenza, non trovi. - Le sorrise accarezzandole la mano.

- Sì, decisamente una buffa coincidenza. Perché Richard? - Chiese curiosa

- Il Riccardo III, mia cara! Un altro mio grande successo. Non avevo molta fantasia e poi io mi ero preparata per una bambina.

- Tu senza fantasia Martha, non ci credo! - La lusingò Kate

- Non erano giorni facili, mia cara. Una donna sola, incinta... Le chiacchiere si susseguivano ed ovviamente appena che la gravidanza fu impossibile da nascondere, non c'era più lavoro, per me. I miei genitori mi avevano detto di non tornare a casa. Già non erano contenti del mio lavoro perché considerato poco serio, poi quando gli dissi che ero incinta, hanno preferito tagliare i ponti. Riuscii a tirare avanti con i soldi che avevo messo da parte, l'aiuto di qualche collega e amica e grazie al proprietario di un piccolo teatro che mi permise di lavorare al botteghino fino quasi alla fine della mia gravidanza e riprendere subito dopo.

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