QUARANTASETTE

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Kate se ne stava seduta sulla poltrona vicino al caminetto. Aveva preso uno dei tanti libri che erano ammucchiati su un tavolo lì vicino e lo stava sfogliando distrattamente: era più che altro incantata dallo scoppiettio della legna e dai giochi di luce della fiamma. Era avvolta in un caldo maglione bianco di morbida lana. Non aveva nemmeno aperto la sua valigia, lo aveva preso direttamente da quella Castle, facendolo protestare prima, poi però si era divertito a sfilarle quella maglietta troppo leggera e a rivestirla lui stesso con il suo maglione.

Una folata di vento la investì quando Rick rientrò con una grossa cesta di legna che a giudicare dalla sua espressione doveva essere molto pesante e la andò a depositare tutta nella cassa vicino a dove si trovava Kate. Quando si avvicinò per darle un bacio lei potè sentire la punta del suo naso fredda, così come le guance che ora Kate riscaldava con le sue mani. Castle si accovacciò vicino a lei guardando interessato la copertina del libro.

- Ti piace?

- Veramente lo stavo solo sfogliando... ero distratta...

- Uhm, da cosa?

- Da tutto... Dal fuoco, da questo posto, dal tuo maglione... - Gli rispose sorridendo mentre toglieva qualche scheggia di legno rimasta incastrata nella maglia di Rick. Le piaceva fare quei piccoli gesti, insignificanti per tutti, che però per lei erano un modo per prendersi cura di lui, come quando gli sistemava il ciuffo spettinato appena sveglio.

- Cosa ha il mio maglione che ti distrae? - Sorrise lui curioso di scoprire sempre qualcosa di quell'infinito enigma che era Kate Beckett.

- È tuo.

Rick si rialzò, aggiunse due ciocchi di legno al fuoco e poi perse il libro che Kate aveva in mano riponendolo dove era prima, insieme agli altri. La invitò poi a seguirlo sul grande divano proprio di fronte al caminetto. Si sedette sulla penisola, allungando le gambe, lasciando che Kate si poggiasse con la testa su di lui distesa nell'altro lato. Un respiro profondo di lei gli fece capire che si stava rilassando e le loro mani si congiunsero intrecciando le dita completando quell'abbraccio al quale era impossibile rinunciare per entrambi. Dovevano abituarsi ancora alla piacevole sensazione che riuscivano ad infondersi a vicenda, quei momenti in cui gli sembrava di allontanarsi dal mondo e vivere in una realtà diversa, fatta solo di loro due, riuscendo anche se per qualche breve periodo ad allontanare tutto quello che li opprimeva, soprattutto Beckett. Quelle brevi pause dall'angoscia che si portava dentro da mesi la aiutavano a respirare, a vivere e le davano la possibilità di intravedere quel futuro che pensava di non avere. Poi, però il buio tornava, ancora troppo spesso, opprimente. Bastava a volte una frase o un gesto e ricadere nello sconforto era un attimo, l'unica consolazione per lei era il sapere di non essere sola in quei frangenti, che Castle era con lei e la supportava ma poi lo aveva visto, più di una volta, quando lei stava meglio, allontanarsi con i volto tirato ed asciugarsi di sfuggita qualche lacrima. Gli avrebbe voluto dire di non farsi problemi, di piangere davanti a lei, senza nascondersi, ma non ci era mai riuscita. Non era ancora capace di toccare il suo dolore che sapeva essere stato in gran parte causato da lei, pensava di non essere abbastanza delicata per non far sanguinare di più le sue ferite.

Avevano programmato di fare molte cose quel giorno, appena arrivati. Rick aveva idea di portarla in giro nei dintorni ma alla fine rimasero tutto il giorno su quel divano. Rose, la madre di Hyden, aveva preparato per loro alcune cose che sapeva piacevano molto a Castle. Trovarono confortante mangiare la chicken pie davanti al caminetto, in quel silenzio che creavano quando erano immersi nei loro pensieri, interrotto solo dal rumore del vento che si era alzato più forte.

- Perchè non hai mai portato qui nemmeno Alexis? Secondo me le piacerebbe tantissimo. - Le chiese Kate curiosa quando avevano già finito di mangiare. Rick fu colto di sorpresa da quella domanda, prese i piatti dal tavolo di legno davanti a loro e li andò a portare in cucina, prendendo tempo. Kate lo osservò camminare lentamente, sciacquare sotto l'acqua corrente e poi riporre con cura i piatti nella lavastoviglie. Lo osservò mentre indugiava più del dovuto nell'asciugarsi le mani con lo sguardo fisso in un punto imprecisato e non credeva che quella domanda lo avrebbe messo tanto a disagio. Si sedette di nuovo vicino a lei, dopo aver controllato il fuoco ed aggiunto un altro pezzo di legna da bruciare.

- Quando ho comprato questo posto non era così. Cioè, c'era solo la parte esterna, un po' abbandonata. Avevo conosciuto Sam, il padre di Hyden un po' per caso, ero in vacanza in zona con degli amici di quando ero più giovane. Avevo invitato tutti qui, era la prima vacanza da solo che mi prendevo da quando Meredith mi aveva lasciato. Avevo guadagnato una buona cifra con i diritti dei primi romanzi, non ero ricco, ma sicuramente un giovane benestante che cominciava ad essere famoso. Eravamo rimasti bloccati per fare gli stupidi e ci eravamo persi. Sam ci ha aiutati a tornare al nostro hotel e siamo passati qua vicino. Mi sono innamorato di questo posto anche se tutti mi prendevano in giro che era solo un rudere, che era meglio l'hotel dove stavamo e non aveva senso sprecare soldi in un sposto così. Mi ha detto che era suo e l'ho comprato. Ci ho messo anni per farlo così, ogni libro che vendevo, ogni successo che facevo, aggiungevo qualcosa. Ora è bellissimo, ma sai, un po' mi manca quel suo spirito selvaggio dei primi tempi. Ti chiederai che c'entra questo con Alexis...

- No, veramente stavo pensando che mi piace ascoltarti quando mi racconti della tua vita. Alcune volte mi sembra di conoscere così poco di te... - Rick sorrise e le diede un bacio prima di riprendere a parlare.

- Alexis non solo non è mai stata qui, ma non sa nemmeno che questo posto esiste. Vedi, ti può sembrare un discorso egoista, ma alcune volte ho avuto bisogno di venire qui ed isolarmi da tutto, anche da lei. Io darei la vita per mia figlia, Kate, credimi, ma non è sempre stato facile. Essere padre, solo, gestire una vita fuori dal comune sempre in bilico tra quello che sei, quello che devi essere per lei e quello che devi essere per il pubblico. Alcune volte non sapevo nemmeno quello che ero veramente io. Allora venivo qui e mi rifugiava. Alexis pensava che ero fuori per lavoro e mi dispiaceva lasciarla a casa sola, con qualche baby sitter quando Meredith non si degnava nemmeno di venire da sua figlia o annullava all'ultimo, mi sentivo un pessimo padre, però sapevo che se non lo facevo, poi non sarei riuscito ad andare avanti. Una volta ero arrabbiatissimo perché uno dei miei romanzi era stato stroncato dalla critica, avevo litigato con Gina quando ancora nemmeno stavamo insieme. Sono venuto quassù una settimana intera mentre Alexis era fuori con la scuola e sono rimasto irreperibile per tutto il tempo. Ho passato giornate intere a spaccare la legna per sfogarmi e mi sono anche strappato un muscolo. Sam rideva di me, perché diceva che si vedeva che ero proprio di città. Quando sono tornato a New York ho scoperto che mi stavano cercando perché ero scomparso. Ho fatto preoccupare tutti. Ecco, Alexis non ha mai saputo nulla perché questo è un posto solo mio. Dove essere Rick, un ragazzo che poteva evitare di pensare per un po' a tutte le cose che doveva fare per essere sempre all'altezza di tutti, anche di se stesso. Non papà, non Castle lo scrittore, non Richard il marito famoso. Ora penserai che sono un papà orribile ed egoista, immagino...

Kate gli prese il volto tra le mani, guardando gli occhi un po' umidi. Non gli disse nulla, lo accarezzò solamente, prima di baciarlo. Aveva tante cose in mente, tante cose che avrebbe voluto dirgli, così tanti pensieri che si affollarono che faceva fatica a decifrarli tutti. Lo osservò ancora, quando le loro labbra si separarono.

- Posso pensare tante cose di te Rick, ma mai che sei un padre orribile o una persona egoista. Tu sei... tu sei tutto il contrario... - Gli diede un altro veloce bacio sulle labbra e pensò che era arrivato il momento di provare a dargli un po' di tutto quello che da lui aveva ricevuto. - Quando ho scoperto di essere incinta, sono stata subito sollevata all'idea che fosse tuo figlio e non di Josh. Non solo perché in realtà sapevo che con lui era una storia senza senso, ma perché sapevo che mio figlio non avrebbe mai potuto avere un padre migliore di te. E lo continuo a pensare. Non avrei voluto nessun altro padre per il mio bambino, Castle.

Kate vide gli occhi di Rick che stavano diventando sempre più lucidi ed umidi, mentre il viso di lei era già rigato dalle lacrime uscite prepotentemente insieme a quelle parole che erano una tortura ed un sollievo allo stesso tempo. Le aveva fatto male dirlo, sentire la sua voce parlare di quello che provava in quei momenti, ma si sentì sollevata per averlo fatto. Castle provò a toglierle le lacrime dal volto e poi le diede un bacio sulla guancia. Si stava per alzare, Kate lo aveva capito da come aveva irrigidito i muscoli delle gambe e sapeva benissimo cosa avrebbe fatto. Sarebbe uscito con la scusa di dover prendere la legna o qualsiasi altra cosa, anche se era buio ed avrebbe pianto, fuori. Non glielo avrebbe permesso, non lì, non in quel momento. Lo tenne per un braccio e lui la guardò quasi supplicandolo di lasciarlo, di poter andare a sfogarsi, ma Kate scuotendo la testa lo trascinò letteralmente tra le sue braccia e si appoggiò alla sua spalla.

- Non devi essere forte, Rick. Non devi essere nessuno, devi essere te stesso. Sei nel tuo rifugio, no? Non ho bisogno che tu sia forte per me, adesso ho bisogno di sapere che possiamo piangere insieme.

Castle pianse tra le braccia di Beckett e lei sulla sua spalla e ad entrambi fece meno male il proprio dolore.

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