TRENTANOVE

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Non era stato facile salutarsi, per nessuno dei due. Eppure Castle si era imposto di terminare quell'abbraccio prima che diventasse qualcosa di più, come era inevitabile che fosse. Non era insensibile alle mani di Beckett che senza secondi fini o malizia alcuna gli accarezzavano la nuca, né al suo respiro via via sempre più calmo quando aveva appoggiato la testa sulla sua spalla. Quel calore e le sue labbra che lambivano il collo gli provocavano brividi che faceva difficoltà a contenere. Le aveva promesso che sarebbe tornato più tardi, aveva veramente bisogno di farsi una doccia, radersi, cambiarsi quei vestiti che considerando i vari fusi ormai indossava da quasi due giorni e poi doveva parlare con Martha e Alexis, doveva loro delle spiegazioni per quel comportamento assurdo che aveva avuto il giorno prima, quando era arrivato, le aveva salutate frettolosamente e poi gli aveva detto solo che doveva cercare lei. Gli parve di vedere con la coda dell'occhio Martha che sorrideva ed Alexis molto perplessa. La sensazione delle mani di Kate sul suo volto mentre lo teneva stretto e lo guardava fisso negli occhi non riusciva a dimenticarla, così come il desiderio di baciarla in quello stesso momento mentre lei gli chiedeva di tornare, preoccupata che non lo facesse. Aveva messo le mani sulle sue, ed era stato doloroso separarsi da quel contatto che per mesi aveva tanto cercato. Poteva sentire ancora quelle mani, lì fermo sulla sulla porta che non lo volevano lasciare andare, quel bisogno che percepiva che quasi lo stordì perché non era abituato. Non aveva mai visto Kate da quel punto di vista, come quella che aveva bisogno, perché lei era sempre quella che non chiedeva mai, che faceva da sola. Doveva pensare a cosa fare. Perché si era immaginato di trovarsi in una situazione completamente diversa, di dover essere ancora lui a rincorrerla, a farle accettare il suo aiuto, invece si trovava davanti una Beckett disperata che non aspettava altro che essere salvata. Da lui.

Arrivato al loft, ancora prima di pensare a se stesso, fece una lunga chiacchierata con sua madre e sue figlia. Cercò di spiegargli quella situazione, ancora così difficile da capire anche per lui stesso. Si erano mostrate comprensive e disponibili, chiedendogli se potevano fare qualcosa per aiutare lui e quindi lei. La realtà era che lui avrebbe veramente voluto il loro aiuto per qualcosa, ma non sapeva nemmeno per cosa, perché ancora non sapeva cosa fare.

- Credo che ricevere un po' d'affetto le farà bene.

- Lo sai Richard, vogliamo tutti bene a Katherine. Deve essere solo disposta ad accettarlo. - Intervenne Martha.

- È quello che sto facendo, sto cercando di farglielo capire e di lasciarsi voler bene. Non è facile.

Rick provò a lavarsi via la stanchezza dagli occhi e dal resto del corpo. Si osservò a lungo allo specchio mentre finiva di radersi e cercava di capire cosa fare della sua vita che nelle ultime ore si era di nuovo stravolta. Si mise quel profumo, il preferito di Kate, dai toni speziati e legnosi di muschio, sandalo e incenso, lei diceva che quel profumo sembrava fatto a posta per la sua pelle. Ricordava ancora quando se lo era messo la prima volta e le si era sdraiato accanto, era ancora insonnolita e si era avvicinata a lui e lo aveva baciato a lungo sul collo. Aveva fatto la gelosa, dicendo che quel profumo poteva metterlo solo quando era con lei perché sarebbe stato irresistibile per chiunque. Lo aveva fatto, non lo aveva più messo da quando si erano lasciati. Scelse la dall'armadio quella camicia viola gessata perché sapeva che a lei piaceva. Si accorse che era già passata l'ora di pranzo ed accelerò le sue procedure, le inviò un messaggio prima di uscire dicendole che sarebbe arrivato dopo poco.

Da quando Castle era uscito Beckett aveva nervosamente passeggiato per il suo appartamento. Non vedeva l'ora che tornasse, per nessun motivo particolare, solo per la sua presenza. Avrebbe passato tutto il pomeriggio o anche tutta la giornata e la notte seduta sul divano vicino a lui, anche senza parlarsi. Non aveva dormito, ma non era stanca. Prese un paio di quelle pillole che l'aiutavano ad aumentare i livelli di endorfine, quelle stesse che Castle aveva preso in mano e guardato male. Ne aveva bisogno. Cominciò a prepararsi quasi freneticamente. Un paio di jeans, un maglioncino nero a collo alto, qualcosa di semplice, per cancellare dalla sua mente e da quella di Castle l'immagine di lei della sera prima.

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