NOVE

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Beckett osservò il sorriso timido di Castle sulle loro mani e come muoveva la mandibola impercettibilmente. Prese la rosa dalla sua mano e la portò al suo volto per la prima volta. Profumava ancora, anche se impercettibilmente, ma la cosa che la colpì è che più di ogni altra cosa aveva il profumo di Castle. Ricordava bene il profumo della sua pelle, quando si era stretta al suo corpo e lo aveva respirato facendo affondare il viso nell'incavo del suo collo: se chiudeva gli occhi poteva sentire ancora sulla sua pelle la sensazione delle sue braccia che la avvolgevano forti. Basta, doveva smettere di ripensare sempre a quella notte. Come se fosse stato facile. Come se tutta la sua vita non fosse cambiata dopo quella notte. Come se non ci sarebbe stato sempre qualcosa a farle ricordare di quella notte.

- Sei stanca? - Sentì la voce di Rick preoccupata ed aprì gli occhi. Nemmeno si era accorta che ora era lui che la stava fissando.

- No, stavo solo pensando. - Disse sincera.

- Certo, capisco. Capita anche a me di pensare. In questi giorni, intendo. Cioè, in realtà penso sempre, però in questi giorni penso un po' di più a quello che pensi anche tu. - Beckett sorrise. Le faceva tenerezza vederlo così titubante per ogni cosa che diceva, come se avesse sempre paura di dire la cosa sbagliata. - Stavi pensando a...

Rise per come per la seconda volta in poco tempo aveva indicato timidamente con il dito la sua pancia.

- Sì, Castle

- Bene. Come ti senti? - Si sentì stupido un attimo dopo averglielo chiesto. Mancava solo che conversassero sul tempo e poi le frasi fatte erano finite.

- Non lo so. Ancora è tutto strano. - Ammise sinceramente.

- Anche per me, certo non come per te, non volevo fare paragoni. Solo dire che anche per me è strano, sì strano. - Si ritrovò a balbettare ancora. Non riusciva a dire una frase che fosse minimamente intelligente o almeno che sembrasse normale.

- Castle, rilassati o farai agitare anche me, ok? - Rick annuì. Poteva farcela.

- Mi ha detto il dottore Hale che stai migliorando, non gli ho chiesto niente, non mi sono impicciato, me l'ha detto lui. - Precisò. No, non riusciva a rilassarsi.

- Pensi che continuerai così ancora per molto? - Gli chiese quasi divertita.

- Così come?

- Spiegando il senso di tutto quello che dici, scusandoti per ogni frase per non essere frainteso. Non è necessario.

- Non è necessario... - Ripeté lui pensandoci su.

- No, non lo è. Non è cambiato nulla tra di noi, tra me e te, dico. Possiamo continuare come abbiamo sempre fatto, no?

- Sì, certo. Come sempre. - Si limitava a ripetere le parole di Beckett.

- Quella notte è stata...

- ... Un errore, capisco. - Finì Castle la sua frase guardando mestamente a terra

- No! Non è stato un errore. - Lo corresse con fin troppo vigore e i loro occhi si incrociarono, fissandosi per un lasso di tempo troppo lungo in cui nessuno dei due riuscì a dire nulla - È stata... un episodio.

Avrebbe voluto dirgli altro, spiegargli come l'unico errore lo aveva fatto lui, alzandosi dal suo letto ed andarsene, ma non voleva sembrare patetica, non in quel momento, non quando poteva sembrare che lei volesse di più per altri motivi.

- Siamo due persone adulte, Castle. Spero che riusciremo a far conciliare le nostre vite con tutto questo, senza altre implicazioni. - Gli disse cercando di essere il più distaccata possibile.

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