VENTITRÈ

209 16 0
                                    

Kate per qualche istante aveva sperato che Castle rimanesse. Che quel "sempre" che le aveva ripetuto tante volte fosse vero, che fosse rimasto, lottando, nonostante tutto anche per lei, che fosse lui ad indicargli la strada per ricominciare, che fosse più forte di lei. Invece era uscito, arreso all'evidenza che lei non lo voleva. Non gliene faceva una colpa, lo capiva, anzi. Comprendeva perfettamente il suo desiderio di ricominciare nella maniera più facile, di vivere il suo dolore come meglio credeva, di non confrontarsi con lei e con quello che avevano perso. Glielo aveva chiesto lei di andarsene perché la faceva soffrire la sua presenza, non poteva biasimarlo perché lo aveva fatto, ma non poteva nascondere a se stessa che ci aveva sperato. Che si sarebbe sdraiato vicino a lei e l'avrebbe stretta tra le braccia e non lasciata andare, che si sarebbe caricato delle sue urla, dei suoi silenzi e che magari sarebbe riuscita a farla sfogare al punto da distruggere quella diga che aveva costruito capace di trattenere le sue lacrime.

Quelli seguenti erano stati giorni duri, con l'incubo di quella febbre che non passata e la possibilità di un nuovo ricovero in ospedale che lei voleva a tutti costi evitare. Lanie la convinse solo a farsi visitare a casa dal suo medico che le prescrisse anche degli antibiotici e dopo una settimana cominciò a stare meglio, almeno fisicamente. Non voleva vedere nessuno, l'unico suo contatto con il mondo esterno era Lanie e rimase così per diversi giorni. La sua amica era l'unica che le stava vicino, che si occupava di tutte le cose materiali che la riguardavano, dal portarle del cibo alle medicine. Kate se ne stava chiusa in casa, anzi in camera. Non guardava la tv, non leggeva, non usava il computer. Non faceva niente. Diceva sempre che era troppo stanca per fare qualsiasi cosa. La realtà era che nemmeno dormiva. Aveva passato giorni interi senza farlo, concedendosi al massimo dei brevi momenti in cui provava a chiudere gli occhi, immediatamente interrotti da incubi e ricordi che la facevano svegliare di soprassalto.

Non voleva vedere nemmeno suo padre. Ci aveva parlato qualche volta per telefono e gli aveva chiesto di non andare a trovarla. Glielo avrebbe detto lei quando si sarebbe sentita pronta, ma ogni volta aveva una scusa, prima la febbre, poi che non era in forma e non le importavano le sue rimostranze, né il fatto che fosse palese per lui che erano tutte scuse. Non voleva parlare né confrontarsi essere compatita o qualsiasi altra cosa. Solo con Lanie aveva raggiunto uno strano equilibrio, perché la dottoressa non le chiedeva mai "Come stai?" e questo Kate sembrò apprezzarlo molto. Tra loro c'era una sorta di tacito patto, Lanie non le imponeva niente, non faceva domande e Kate le permetteva di starle vicino, come unica eccezione. Kate sapeva anche che Lanie parlava di lei e aggiornava gli altri sul suo stato, ma fino a quando nessuno le faceva domande andava bene così. Sospettava che tenesse aggiornato anche Castle, ma non glielo chiese mai per avere la conferma. Lui, comunque, da quel giorno non si era fatto più vedere né sentire. Kate pensava che stesse guarendo ed era felice per lui.

Poi, un giorno, qualcosa in Kate scattò. Quando Lanie passò da lei la mattina prima di iniziare il suo turno pomeridiano non la trovò a casa. Guardò in camera e vide gli inconfondibili segni che si era cambiata, il suo pigiama buttato sul letto insieme a due grucce vuote e le ante dell'armadio aperte testimoniavano che aveva senza dubbio preso qualcosa. Provò a chiamarla più volta senza ottenere risposta ed avvisò Perlmutter che avrebbe fatto tardi e di sostituirla fino a quando non si fosse liberata.

Kate rientrò a casa qualche ora dopo. I capelli legati in una coda alta, i jeans aderenti ed una camicia sbottonata sul davanti. Dall'alto dei suoi tacchi salutò l'amica che la guardava perplessa.

- Sono stata alla visita di controllo. Per il ferimento - Le spiegò indicandosi la cicatrice.

- Cosa ti hanno detto?

- Che va tutto bene, posso ricominciare ad avere una vita più attiva.

- Gli hai detto anche del resto?

LifeWhere stories live. Discover now