TRE

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Rick non si era nemmeno accorto di quante ore avesse passato in ospedale. Non si ara accorto nemmeno che Esposito li aveva seguiti nei loro ultimi spostamenti fino a quando non fu lui a mettergli una mano sulla spalla mentre era immobile davanti al vetro e non si accorgeva che l'unica cosa che muoveva erano le dita della mano, fatte scivolare lentamente sulla superficie troppo fredda come se volesse accarezzare Kate che era proprio al di là.

Aveva avuto una chance, la sua occasione, e l'aveva sprecata. Si era lasciato vincere dalle sue paure, dal suo orgoglio e dall'idea che tanto avrebbe sempre avuto tempo per conquistarla. Era certo che ci sarebbe riuscito in qualche modo, che Josh era solo una delle sue storie vuote. Avrebbe solo dovuto rendersene conto anche lei, accettarlo e guardare oltre. Non si era mai dimenticato il discorso che le aveva fatto quando erano chiusi in quella tenda in isolamento. Lei aveva bisogno di uno che ci sarebbe stato per lei, sempre, e lui lo avrebbe fatto, soprattutto adesso che ne aveva bisogno ancora di più. Josh cosa avrebbe fatto? Avrebbe lasciato sola lei ed il bambino e sarebbe partito per chissà dove? E se avessero avuto bisogno di qualcosa?

Sospirò. Non era un problema suo. Sicuramente loro ne aveva già parlato, chi era lui per mettersi in mezzo? Anzi vista la sua situazione era proprio l'ultimo a poter dire qualcosa, o forse no, lui poteva dire qualcosa proprio perché aveva vissuto una situazione difficile e cresciuto una figlia da solo. Sapeva cosa voleva dire, i sacrifici, le difficoltà ed era anche fortunato perché aveva un lavoro che gli permetteva di fare più o meno quello che voleva. Kate no. Cosa avrebbe fatto quando Josh sarebbe partito per l'Africa o l'Asia o in qualunque altro posto e lasciandola sola a casa con un bambino, con i suoi orari impossibili?

In poco tempo aveva già esaminato quanto quella situazione fosse complicata e sbagliata. E non poteva fare nulla.

- Ehy amico, forse dovresti andare a riposare. Non credo che Beckett si sveglierà presto. - Rick guardò Esposito annuendo proprio mentre la porta della camera di Kate si apriva. Rivolse lo sguardo all'interno ed ora c'era Jim seduto vicino a lei, perché Josh era proprio davanti a lui, non meno minaccioso di prima.

- Castle mi pare che ti avevo già detto di andartene. La tua presenza qui non è gradita. - Gli disse perentorio

- Come sta? - Forse fu la voce arrendevole di Rick o perché il dottor Davidson aveva letto nei suoi occhi una sincera preoccupazione, ma gli rispose in modo molto più professionale, visto che cordiale era comunque difficile da definire il suo atteggiamento nei confronti di Castle.

- Stabile. Sta lottando, come sempre no? Dobbiamo aspettare le prossime ore, vedere come supera la notte.

- E il bambino? È stato il suo primo pensiero quando è stata ferita. - Glielo stava dicendo da padre, pensava che a lui avrebbe fatto piacere che la sua donna in una situazione del genere avesse come primo pensiero quello di loro figlio. Josh fece un sorriso tirato.

- Lotta anche lui. Ma è troppo presto per sapere se ce la farà. Per ora sta lottando, come sua madre.

- Beh, io allora vado. Tolgo il disturbo, ok? - Josh annuì e tornò dentro, quindi Castle si rivolse a Esposito e Lanie - Mi fate sapere voi se ci sono novità?

- Sì, certo, ma che fai dai retta a quello lì? - Gli chiese Javier che come lui non sopportava proprio il ragazzo di Kate.

- Sarà un momento difficile anche per lui no? La sua donna, suo figlio... Non voglio dare altri pensieri a nessuno. Però vi prego, tenetemi aggiornato.

Uscì da lì sotto lo sguardo perplesso di Lanie e Javier. Quello non era il suo posto e non c'era più nessuna battaglia per lui da combattere. Era stato sconfitto dal destino o semplicemente non aveva capito molto di quello che Beckett voleva, aveva dato molte cose per scontate, era convinto di conoscerla, ed invece non era così e quella era solo la riprova.

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