64) L'inviata speciale di Satana

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"Anno nuovo, vita nuova", dicono.

Mi è sempre sembrato un motto stupido e scontato, di chi vuole convincersi che l'anno di merda appena passato non si ripeterà.

Io invece credo che i cambiamenti debbano partire da noi stessi. Dobbiamo essere noi a volerlo, a muovere il primo passo.

Forse Noah è proprio la rappresentazione giusta di questo modo di dire. Lui ha cambiato sé stesso e la sua vita, ha deciso chi deve essere e ce la sta mettendo tutta per riuscirci.

Da quella notte rivelatrice, da quando ho scoperto che Noah nascondeva un passato più triste e complicato di quanto credessi e che mi ha reso più chiaro il suo modo di essere e di esprimersi, posso dire di rientrare tra quelle persone che lavorano per rendere il nuovo anno migliore, per aggiungere qualcosa che lo impreziosisca.

Il mio cambiamento per l'anno nuovo è Noah che mi ha implorato tanto di dimenticare quello che mi ha confessato, perché parte della sua vecchia vita, ma io non posso cancellare tutto. Quella notte, quella dichiarazione, ha reso la nostra relazione più intima, e non parlo prettamente di intimità fisica, ma di una crescita di intesa tra noi. È come se avesse intensificato l'alchimia; ha reso la nostra relazione più forte, più profonda nell'anima.

Ci vuole coraggio per buttarsi in una relazione: metti i tuoi sentimenti nelle mani di un'altra persona e avere fiducia che non lo stritoli fino a farti male.

Io mi fido di Noah e so che non mi farebbe mai del male, o almeno non di proposito.

È vero che ho dato i numeri quella sera pensando tutte quelle cose orrende su di lui, ma l'alcool e la paranoia sono un'accoppiata perdente e così mi sono lasciata prendere dalla fantasia e dal panico.

Lo stesso panico che mi ha colpita da Kit il tatuatore.

Quando ho pensato al regalo per la mia migliore amica non ho messo in conto che sarebbe stato tanto doloroso. Il ronzio della macchinetta mi ha messo un nervoso che ho preso a mangiucchiarmi tutte le unghie e a scalpitare per uscire il più veloce possibile dalla camera delle torture.

E chi conosce Ginnie può tirare a indovinare la sua reazione al mio atteggiamento. Io volevo solo che mi tenesse la mano come farebbe un'amica normale, che mi dicesse di resistere quando ho disperatamente implorato Kit di lasciarmi il tatuaggio a metà.

E invece? Si è messa a farmi un video. Tipico di Ginnie.

Maledetta la tecnologia e chi la creò!

Apostrofarla con quanti più aggettivi offensivi conosco non è servito a farla smettere, anzi.

Non capisco questa sua mania. Sta collezionando filmini coi quali ricattarmi un giorno?

Non so come mi sia venuto in mente. Non potevo comprare un regalo normale come fanno le persone normali?

«Dai, è stato divertente» esclama con una pacca sulla spalla sulla soglia di casa mia mentre stringe le labbra per non ridere.

«Và al diavolo» la liquido con un gesto stizzito della mano. Mi massaggio il fianco dolorante sul quale quella macchinetta infernale ha fatto il suo dovere. «Già mi pento di essermi fatta tatuare qualcosa di indelebile con una svalvolata come te.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 04, 2018 ⏰

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