5) Noah lo stronzo!

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«... E questo è tutto. Ci rivediamo domani. Ripassate l'ultimo capitolo» la prof di storia chiude la lezione. Finalmente l'ultima ora di questa interminabile giornata è finita. Tra il test di matematica a sorpresa e la pallosissima lezione di storia, sono stremata. Mentre mi trascino nei corridoi, invio un messaggio a Sam avvisando che lo aspetto alle panchine nel giardino antistante la scuola.

Non ho dormito molto in questi giorni. Quando chiudo gli occhi continuano ad apparire quelli verdi dell'amico di Jamie, Noah. L'ho addirittura sognato un paio di giorni fa.

Mi trovo in una stradina isolata e buia. Corro col cuore che pompa contro la cassa toracica come un martello pneumatico. Sono guidata dal terrore, ansimante guardo alle spalle. Lui invoca il mio nome disperato e arrabbiato. Ma io non riesco a fermarmi... non voglio che mi raggiunga. Intrappolata in un vicolo cieco, prende il mio braccio strattonandomi e muovendo la bocca senza emettere alcun suono. Sembra voglia urlare, ma non posso udire le sue grida. Cosa sta dicendo? In preda al panico, piango a dirotto finché, dietro di lui, compare Jamie. Si guardano con aria di sfida e iniziano a correre l'uno verso l'altro... il loro scontro provoca un'esplosione di luce che mi abbaglia.

Quando mi sono svegliata di soprassalto, madida di sudore, quest'incubo mi ha lasciato un peso sul petto. Una sensazione angosciante mi ha impedito di riaddormentarmi, e la sento tutt'oggi. Non faccio altro che pensarci.

Sono un po' credulona e tendo a dar conto all'oroscopo, il meteo, anche se non ci azzeccano mai, e ai sogni: credo che questi siano la manifestazione del nostro subconscio che cerca di comunicare con noi o di inviarci dei messaggi. Ma sinceramente non so cosa voglia dirmi questa volta.

«Eccoti» trasalisco, riemergendo dal profondo dei miei pensieri, quando Sam si sporge sulla panchina alle mie spalle baciandomi la guancia. È sempre di buon umore. 

Ci incamminiamo mentre ci raccontiamo a vicenda la nostra mattinata. Ometto il sogno, quello non l'ho detto neanche a Ginnie. Per fortuna però, con lui riesco a sentirmi più leggera e ad allentare il nodo che ho alla bocca dello stomaco.

«Allora, cosa fai dopo? Vai da tuo padre al ristorante?» chiede con un sorriso mentre percorriamo il parco vicino alla nostra scuola.

Per arrivare nel nostro quartiere non è necessario, ma a noi piace passeggiare tra gli alberi e goderci un po' di tranquillità dopo le lezioni. Ci rilassa.

«No. Il giovedì è tranquillo, approfitto per studiare» sbuffo all'idea di eseguire i compiti di latino.

«Se ti va puoi venire da me. Pranziamo insieme, anch'io dovrei essere solo a casa. Jamie è all'università.»

Non ci penso molto su, e accetto la proposta. Non mi va di cucinare quindi, probabilmente, farei il digiuno a casa mia. Scommetto che il frigo è così vuoto da far pena anche a un senzatetto.

~~~~~

Dopo aver messo in ordine la cucina, metto su il caffè e Sam ed io ci accomodiamo in soggiorno. Cominciamo a studiare se così si può dire. Tra una battuta e l'altra passa la prima ora senza aver combinato nulla.

«Non ce la farò mai» esclamo, allontanando il libro del male da me come se scottasse. «Di latino riesco solo a memorizzare "carpe diem".»

Sam mi lancia un cuscino e senza rendercene conto cominciamo una battaglia in soggiorno.

«Colpisci proprio come una femminuccia» osa provocarmi, continuando a buttare cuscini a raffica.

Lasciami EntrareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora