35) Sono prevedibile come il maglione con le renne a Natale

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Una volta soddisfatta dei litri di liquido lacrimale che ho espulso incorrendo in una pericolosa disidratazione, mi convinco a sollevare il sedere dal freddo pavimento di casa mia sul quale sono sprofondata dopo aver mandato via Noah.

Mi infilo nella cabina doccia, ho bisogno di ridestarmi dallo stato di intorpidimento del mio corpo e anche della mente.

Mi sembra di essere in una bolla, isolata dal mondo esterno. Solo i miei pensieri fanno eco in questa gabbia invisibile in cui mi sono autoreclusa.

Lo getto d'acqua bollente aiuta i miei nervi a rilassarsi, ma la mia mente viaggia a chilometri orari.

Il viso triste e al contempo tirato dalla rabbia di Jamie, mi compare davanti agli occhi facendomi rabbrividire di freddo nonostante l'acqua sia talmente calda da creare vapore in tutto il piccolo bagno del piano terra.

Non mi sono nemmeno resa conto che sono entrata in questa doccia... d'improvviso mi ricordo che dove sono io ora, c'è stato anche Noah e un formicolio si propaga a partire dalle dita dei piedi percorrendo tutto il corpo fino alla nuca e farmi rizzare i peli. Le guance mi pizzicano e le sento accaldate.

Esco subito dalla doccia per scacciare via le immagini dello show di Noah sotto la mia doccia e con estrema lentezza vado nella mia camera. Mi accascio sul mio letto a pancia in giù e sprofondo in un sonno pesante.

E' dietro di me, lo sento... sento le sue scarpe sul cemento picchiare con forza in tanti tonfi che sembra facciano tremare la terra. Mi volto per controllare la distanza che ci separa, è vicinissimo.

Il mio cuore sta per scoppiare, i polmoni bruciano, fa male tutto. Sento che le forze stanno per abbandonarmi. Svolto in un vicolo e mi ritrovo la strada sbarrata da una parete interminabile che si estende verso il cielo.

Mi giro con le spalle al muro e lo vedo comparire... Noah corre contro di me. Mi prende un gomito provocando una fitta dolorosa in tutto il braccio. Grida sul mio viso, ma non emette alcun suono. Ho paura, sono immobile ormai. Non ho via di scampo.

Alle sue spalle appare Jamie. Avanza deciso nella nostra direzione. Provo sollievo nel vederlo. Lui vestito di bianco e Noah vestito di nero, si sfidano con lo sguardo. Emanano saette dagli occhi.

C'è qualcun'altro in fondo al vicolo, che ci guarda, osserva la scena, immobile nella sua tuta nera, il giaccone lungo e il cappuccio sulla testa a coprire il viso.

La mia attenzione si sposta di nuovo su Jamie e Noah che percorrono la distanza che li divide e il loro scontro provoca un accecante esplosione di luce...

Scatto a sedere con uno strillo sbattendo le palpebre più volte per accertarmi del luogo che mi circonda. Porto una mano al petto madido di sudore dove una sensazione angosciante si fa largo nel mio cuore, infuriato e scalpitante per l'incubo che ancora una volta si è insinuato nella mia mente.

Il respiro è affannoso come se avessi corso davvero per chilometri. Di nuovo questo maledetto sogno. Forse dopo quello che è successo oggi è un segnale, un avvertimento, un messaggio per dirmi ancora una volta di stare lontana da Noah?

Ma qualcosa di più semplice no, eh?

Percorro con lo sguardo l'ambiente, sono in camera mia, gli occhi ricadono sull'accappatoio che indosso ancora dopo la doccia... beh, direi che ne necessito di un'altra.

Mi tiro su sofferente, mi fa male la testa e ho i brividi su tutto il corpo. Fuori dalla finestra è buio. L'orologio sul comodino segna le sei, sono rimasta svenuta per più di quattro ore.

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