58) Il bipolarismo regna

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Comprare un'auto non è così semplice come sembra. Forse è più facile adottare un bambino.

Ci sono un'infinità di modelli nonostante io abbia un budget limitato perché di certo non posso permettermi una sportiva o una multipla.

Papà mi ha suggerito di andare a Pimlico dove un suo cliente ha una concessionaria.

Ho chiesto a Ginnie di accompagnarmi ed era euforica tanto quanto me per la nostra missione, anche se l'ho svegliata di mattina presto.

«Che dici se ci prendiamo un caffè strada facendo? Ne ho un urgente bisogno» propongo con uno sbadiglio da orso appena uscito dal letargo.

Ho bisogno di calore, la temperatura è calata e c'è un po' di nevischio.

La mia amica, infagottata in un cappotto rosso che le sta benissimo con i lunghi capelli castano scuro, mi dà di gomito. «Abbiamo fatto le ore piccole eh?» ammicca goffamente.

«Cos'hai, un tic? Comunque ho fatto le ore piccole con Noah.»

«Ah ah!» si piazza davanti a me e mi punta l'indice contro. Io la fisso perplessa con le sopracciglia alzate. «L'hai fatto?»

«Fatto cosa?» aggrotto la fronte sempre più confusa.

«Non pensavo che sarebbe successo così presto» si massaggia il mento. «State insieme da poco, ma si sa che l'amore non ha tempo» argomenta, battendo le mani e saltellando come una bambina che chiede lo zucchero filato. «E poi sono due mesi che vi punzecchiate ed era giunto il momento di dare libero sfogo ai vostri istinti primordiali» sospira con espressione sognante.

«Cosa? No, no. Rallenta» le piazzo il palmo aperto davanti la faccia per intimarle di frenare la sua immaginazione che viaggia più veloce della luce. «Non per il motivo che credi tu. Abbiamo solo scambiato dei messaggi fino a notte fonda.»

Lo facciamo spesso. Più che altro è Noah che comincia a scrivermi e non riesco più a staccarmi dal cellulare finché non crollo addormentata.

«Oh» Ginnie rilassa le spalle e pare addirittura delusa dalla mia spiegazione.

Sì, è vero che c'è stato un particolare feeling, una forte attrazione sin dal primo giorno in cui l'ho visto e credo che lo stesso valga per lui, ma come si fa a capire quando è il momento giusto?

Ginnie mi prende a braccetto e mi accompagna al bar dove ordiniamo due caffè e un altro da portare perché potrei avere un collasso da un momento all'altro.

«Gliel'hai detto almeno che sei vergine?» insiste.

«Shhh. Abbassa la voce, Ginnie.»

Il bar non è pieno, ci sono una decina di persone, ma è immerso nel silenzio e non voglio che tutti, qui dentro, vengano a conoscenza delle mie inesistenti attività sessuali.

Ginnie ride per il mio imbarazzo. Per lei è facile parlare di queste cose, è come comprare caramelle per lei.

«Comunque, è presto per parlarne» abbasso lo sguardo sul mio caffè.

Sinceramente l'idea di me e Noah... Potrebbe accadere e non so perché la cosa non mi spaventa così tanto come credevo, ma mi eccita e mi fa arrossire non poco.

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