61) Una bomba che farebbe invidia anche a Hiroshima

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Appena l'ultima consonante del nome di Noah è scivolata via dalle labbra di Jamie, ho messo la prima con mano tremante e sono filata via sgommando.

Adesso siamo fermi a qualche isolato di distanza da casa sua.

I suoi occhi del colore del mare non si staccano dai miei e quello che vedo in essi non mi piace per niente.

Sono terrorizzata dalla sua espressione seria. Sono terrorizzata da quello che vuole dirmi. Sono così terrorizzata che vorrei spingerlo giù dall'auto e scappare via, il più lontano possibile dalla realtà che sta per piombarmi addosso.

«Jamie, se non inizi a parlare ti giuro che inizio a tirarti i capelli» intimo con l'ansia alle stelle per il silenzio che rimbomba nell'abitacolo e nella mia mente.

Jamie sembra rifletterci su per qualche altro secondo. Mi dà l'impressione che ci abbia ripensato e che ora si senta in difficoltà, ma è in trappola tanto quanto me. Siamo ingarbugliati entrambi nel fantomatico mistero che è Noah.

Quel ragazzo ha la capacità di condizionare tutti, anche in sua assenza.

Il biondo davanti a me fa un lungo sospiro come per raccogliere le energie; vorrei chiedergliene un po' anche per me, in questo momento ne sono priva.

«Ti ricordi zio John?» finalmente si decide a parlare.

Io annuisco, rammentando di un omone grande e grosso che ci faceva giocare con le manette.

«L'ho incontrato il giorno dopo il ballo» continua.

D'un tratto mi salta alla mente quando sono passata da Sam e ho incontrato Jamie, che usciva di fretta e furia da casa, ed entrando ho sentito il mio amico parlare al telefono proprio con zio John: il poliziotto. Quel giorno avevo pensato che Jamie fosse nei guai o cose del genere e invece...

«Aspetta un attimo. Anche Sam sa? Qualsiasi cosa essa sia?» chiedo, scrutandolo con uno sguardo torvo.

Annuisce. «Si, Sam sa tutto. E voleva che aspettassi prima di dirtelo... per capire.»

Il sangue mi ribolle nelle vene e non riesco a pensare con lucidità. Sono confusa e irritata. Cos'hanno da capire i miei amici?

«Ho chiesto a zio John di fare una ricerca» mi guarda da sotto le lunghe ciglia chiare con un po' di timore, cercando un mio consenso a proseguire. «Su Noah.»

Aggrotto la fronte per l'inaspettata informazione che mi ha dato. «Che cosa hai fatto?» chiedo con voce squillante dal nervoso. «Una ricerca?» scandisco bene l'ultima parola con acidità. Lui muove il capo in segno di assenso, ma pare non più tanto convinto di voler continuare questa chiacchierata. «Perché hai sentito la necessità di fare una ricerca su di lui?» gli chiedo incredula. «Vi conoscete dai tempi delle superiori o sbaglio? Cosa ti mancava?»

«Perché ti avevo detto mesi fa che non... non mi convinceva» sottolinea come per non usare altri termini.

«Cosa diavolo significa?» sbotto, girandomi completamente sul sedile, irrequieta. «Che chiunque può finire sulla lista degli indagati se porta un taglio di capelli che non ti va a genio?»

La cosa mi dà parecchio fastidio, e non so se per il fatto che Jamie abbia "indagato" su Noah o se per quello che ha scoperto... in questo momento non voglio nemmeno saperlo cosa ha trovato.

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