18) Ragazza muore a causa della sua incontinenza

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Devo andare in bagno.

Sì, lo so. È strano esordire così, ma c'è sempre un perché.

Quando un'ora fa Hanna è uscita per andare a lavoro, Sam e io ci siamo messi comodi e spaparanzati in soggiorno a vedere un film horror sul paranormale. Il mio amico si è addormentato da un pezzo, nonostante mi avesse promesso di non lasciarmi sola, sapendo benissimo che mi terrorizza questo genere di film.

Qualcuno si sta chiedendo cosa c'entri tutto ciò? Il punto è che la casa è immersa nel buio, giusto per creare l'atmosfera. E io devo andare al piano di sopra per liberarmi dai bicchieri d'acqua che ho bevuto a pranzo, per idratare la gola che per l'agitazione ha continuato a prosciugarsi come se avessi avuto un Mini-Mosé posizionato sulla lingua che continuava a divertirsi con la mia saliva.

Comunque, se riuscissi ancora a tenerla non mi cimenterei mai nell'oscurità. Quando ci guardo dentro vedo delle cose muoversi, soprattutto dopo aver visionato immagini di strane entità, demoni e fantasmi.

Salgo le scale in punta di piedi per non farmi sentire dalle cose che aspettano celate nell'ombra. Il bagno è in fondo al corridoio e le luci sono tutte spente. Cammino tastando il muro, cerco l'interruttore che pare essersi volatilizzato per prendersi gioco di me. Continuo a procedere al buio quando sento un rumore alle mie spalle e senza pensarci due volte, grido a squarciagola, spiaccicandomi alla parete. Attraverso le dita delle mani che mi sono portata al volto, pensando che riuscissero a nascondermi dalle cose, vedo Jamie uscire dalla sua camera e guardarmi con gli occhi sgranati.

Imbarazzatissima provo a ricompormi. «Stavo andando in bagno» mi giustifico. Lui sorride consapevole della mia fobia. «Ero solo soprappensiero» minimizzo la figuraccia, ma tutto inutile poiché lui ride sempre di più. «Mi hai preso alla sprovvista» continuo.

«Avrei voluto avere una telecamera per riprendere la tua faccia» mi fingo offesa, ma un po' mi coinvolge nella sua ilarità. «Ho visto il terrore nei tuoi occhi» tiene una mano alla parete e l'altra sulla pancia.

«Non l'avrai fatto mica di proposito?» gli domando, fissandolo in cagnesco. La cosa però, non mi infastidisce. Posso solo immaginare la mia espressione.

«No, giuro che non sapevo fossi qui. Devo andare al bagno anch'io» cerca invano di trattenere le risate.

«Prego» si scosta un po' davanti l'uscio. «Prima tu, forse avrai urgenza di cambiarti» soffoca un'altra risata.

Mi sta dando della cagasotto? Gli do un pugno allo stomaco. «Imbecille» lo insulto, ridendo a mia volta.

Restiamo per qualche secondo, ma potrebbero essere anche ore per me, a guardarci negli occhi. Mi mancano questi momenti con lui, i suoi sfottò, la sua musica. Mi manca il "mio" Jamie.

«Mi manca la mia Rosie» interrompe il silenzio, leggendomi nel pensiero. «Mi manca il tempo in cui queste cose erano all'ordine del giorno» la nostalgia nella voce raggiunge i suoi occhi azzurri, di solito luminosi e raggianti, rendendoli cupi e spenti. La tristezza attraversa il suo candido volto e si attanaglia al mio cuore, provocandomi una fitta dolorosa.

«Rosie» accorcia quei pochi centimetri che ci separano nello stretto corridoio. «Voglio chiederti scusa per tutto. Voglio dirti che non volevo tutto questo, non avevo intenzione di farti del male, anzi, ho solo cercato di proteggerti.»

«Quello lo chiami proteggermi?» mi esce in un sussurro.

Mi prende il viso tra le calde mani e tutto il mio corpo viene scosso da un brivido. «Tu credi che io non sappia quello che è successo quella sera? Credi davvero che io non sappia chi ha cominciato la lite? Pensavi avessi creduto a Cassandra?»

Lasciami EntrareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora