16) Nemmeno l'uragano Katrina lo farebbe vacillare

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Jamie.

Sta lì alla luce del sole, coi suoi capelli biondi che risplendono come fossero fatti d'oro, gli occhi azzurri come il topazio puntati nei miei, mi fanno sobbalzare dall'intensità con cui mi fissano.

Ora, ci sono due possibilità: la prima è che gli sbatta la porta in faccia; la seconda è che inizio a correre lontana da lui. La mania della fuga non me la toglie nessuno, è la prima azione istintiva di tutti gli esseri viventi di fronte a una situazione di pericolo. C'è anche la terza in realtà: posso ascoltare quello che ha da dire.

«C-Ciao» odio quando balbetto. È un modo palese per far capire che sei in difficoltà e non voglio che si accorga dell'effetto che mi fa nonostante sia arrabbiata con lui.

Perché lo sono, vero?

Lui sorride debolmente e il che è un peccato perché ha un bel sorriso, uno dei più splendidi che abbia mai visto, non dovrebbe nasconderlo. «Rosie, ciao» si vede che è sorpreso che non abbia scelto la prima opzione. «Per favore. Posso entrare per parlare? Oppure puoi uscire tu.»

Nota la mia indecisione e mi afferra una mano. «Rosie, ti prego, parlami, insultami, picchiami. Qualsiasi cosa, ma non il silenzio» mi chiede, quasi implorandomi con voce grave e la frustrazione sul volto.

Sbuffo con una risata amara. «Ti picchierei, eccome. In questo momento vorrei prendere la rincorsa e colpirti alla gola col braccio teso come ho visto fare negli incontri di wrestling che mi hai costretta a guardare» gli punto il dito sul petto per rimarcare la mia rabbia.

Indietreggia un po' e allarga le braccia. «Fallo. Meglio questo che essere tagliato fuori dalla tua vita.»

«Io ho tagliato fuori te?» questa è nuova. «Quello che chiedi tu ora è quello che chiedevo io, ma tu hai...» la determinazione va a farsi benedire e la voce si incrina, ho già la vista appannata dalle lacrime e non riesco a terminare la frase.

Sam per fortuna ci ha raggiunti, frapponendosi tra me e suo fratello. «Jamie lascia perdere, non è ancora il momento» il tono di voce è duro.

Jamie ci pensa e dopo un po' di esitazione inizia ad allontanarsi, strattonando la sua chioma bionda. «Prima o poi dovrai lasciarmi spiegare» borbotta, lanciandomi un'ultima occhiata prima di sparire.

Il mio amico mi prende per mano e mi riporta in casa. Asciuga le mie guance e mi abbraccia di nuovo portando via ancora una volta un po' di tristezza. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza per quello che fa per me.

Il mio telefono squilla diverse volte e decido di controllare prima che vada in tilt come il mio cervello.

"Bocconcino, come ti va? ;)"
"Bocconcino, cosa fai? ;*"
"Bocconcino, ti va di uscire stasera? :D"
"Bocconcino, perché non rispondi? :'("
"Bocconcino, sei tornata ad evitarmi? :(((("
"Bocconcino, ma non eravamo diventati amici? :["

~~~~~

«Alla fine si è convinto.»

«Sì, Ginnie. Ho dovuto lavorarmelo per bene.»

«Non ti avrei mai lasciata sola nelle mani di questa pazza squinternata che abbiamo come amica in comune.»

Io, Sam e Ginnie siamo seduti in un bar dove Noah e Joseph ci hanno dato appuntamento. Noah sa essere molto invadente quando ci si mette e non ha mollato la presa finché non ho acconsentito a vederci.

Lasciami EntrareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora