31) «Tutti i migliori sono matti!»

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96... 38... 45...

Non sono i numeri vincenti per la lotteria.

Non sono nemmeno misure di un corpo decisamente sproporzionato.

O numeri partoriti a caso dalla mia mente.

Ma sono ore, minuti e secondi.

È il tempo che è intercorso dall'ultima volta che ho visto Jamie.

Sì, gente, avete capito bene.

Ho calcolato il tempo da quando Jamie mi ha mollata al ristorante ad oggi.

Certo, è un comportamento curioso.

Bizzarro.

Stramboide.

Ok, è da matti, ma non ho mai detto di non esserlo. Oltretutto, come dice Alice al Cappellaio: «Tutti i migliori sono matti

Sto peccando di presunzione? Sarà, ma giustifica un po' la mia anormalità nel gestire questa situazione di stallo con Jamie. Insomma, dovevo pur fare qualcosa, quindi ho contato il tempo.

L'ho chiamato, gli ho inviato qualche messaggio, ma è stato tutto inutile. Nessuna risposta. Ho pensato addirittura di aver sbagliato numero e di stare facendo la figura della scema mentre qualcuno dall'altra parte del telefono si stava divertendo alle mie spalle leggendo i miei testi imploranti. Avrei potuto presentarmi a casa di Jamie, ma no ne ho avuto il coraggio, la paura di un rifiuto sbattuto sul muso è stata più forte.

Con un po' di imbarazzo approfitto del tragitto per tornare a casa dopo scuola per parlarne con Sam. Timorosa che giudichi il mio comportamento come ha fatto il fratello, che pensi che provi qualcosa per Noah solo per un bacio, apro il discorso. O almeno se lo pensa non lo da a vedere. Il mio amico è come sempre oggettivo nel darmi consigli.

«Prova a passare a casa e prenderlo di petto» mi fa l'occhiolino complice. «Jamie ci mette un po' a capire le cose, ci rimugina su finché non comprende il significato, come ha fatto prima di dichiararsi a te» sorride sincero mentre attraversiamo la strada.

Un flashback di quel giorno mi passa davanti agli occhi. Un Jamie agitato ed emozionato che mi ha presa alla sprovvista con l'inaspettata confessione. Baci dolci e carezze delicate che mi hanno spiazzata come una doccia fredda. Un piccolo sorriso spunta sulle mie labbra.

«Ha agito di conseguenza alla sua gelosia, lasciandosi influenzare solo dalla peggiore delle ipotesi, cioè che quel bacio stia a simboleggiare un particolare interesse per Noah» mi scocca un'occhiata curiosa.

Deglutisco con fatica quando le immagini di quella serata mi piombano nella testa. Noah e la sua sorpresa quando le mie labbra si sono posate sulle sue. Un bacio prima insicuro, poi passionale e ricercato da entrambi, incapaci di stare fermi e staccarci. Una strana sensazione si espande nella pancia, il cuore martella nel petto.

Mi sento come se un aereo fosse entrato in collisione col mio cervello, creando il caos e lasciando qua e là detriti dei pensieri, idee, desideri... una confusione pazzesca.

Scaccio via tutto, e torno a concentrarmi sulla conversazione, rispondendo alla domanda che Sam mi ha posto tra le righe.

«Non c'è niente.»

Il mio amico annuisce e mi sorride. «Va bene. Allora fa come ti ho detto.»

«Domani ci proverò. Stasera lavoro al Roxy's. Spero di riuscire a chiarirci» ammetto demoralizzata dal mancato trionfo della mia impresa.

Oh Signore, quant'è difficile!

Rientrata a casa lo stomaco è cosi attorcigliato che non riesco nemmeno a mandar giù i due tramezzini che ho preparato per il pranzo. Ho uno stato d'ansia addosso che ostacola il normale funzionamento delle mie capacità motorie e cerebrali. Prego vivamente le forze celesti di mandarmela buona a lavoro e di non combinare guai come al solito.

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