52) L'happy meal

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Ho una news: i produttori di Beautiful mi hanno contattata proponendomi di scrivergli la sceneggiatura delle prossime puntate. Purtroppo ho dovuto declinare l'offerta: devo occuparmi del copione della mia vita.

Comunque, escludendo la soap opera sopra citata, che dura da secoli e ha visto la morte di tante povere vecchiette che non sapranno mai Brooke se smetterà di saltare da un letto all'altro, credo che possiamo paragonare la nostra vita alla pellicola di un film.

Non so se tutto sia prestabilito, non sono sicura dell'esistenza di un destino già scritto per noi. Preferisco pensare che siamo noi i registi e non gli attori che rispettano il copione che il fato gli ha schiaffato in mano.

Siamo noi che scegliamo i coprotagonisti, gli antagonisti e le comparse. Siamo noi che selezioniamo chi entra sul set per restarci e occupare una buona parte del "film", o chi è solo di passaggio e compare in qualche scena.

Ecco, tutta questa pantomima per dire che molte persone che occupano un posto nella mia vita, non hanno fatto l'audizione.

Quindi, chi gli ha permesso di entrare in scena? Chi gli ha concesso di mettersi sotto i riflettori della mia vita? Chi gli ha dato il ciak per dare il via a nuove parti senza la mia autorizzazione?

Avete capito bene di chi parlo. Mi riferisco a colui che è piombato sul set della mia vita, impossessandosi del mio megafono da regista e si è messo a dettare legge, selezionando il cast che deve far parte della mia pellicola e modificando la sceneggiatura.

Non accetto di aver perso il controllo su diverse cose a causa sua: il mio rapporto con Jamie; le mie azioni, ho fatto cose che non avrei mai pensato di fare; la mia mente, tutta la mia ragionevolezza in sua presenza va a farsi un giro; il mio corpo, in subbuglio quando è nei paraggi; i miei sentimenti, confusi e contrastanti quando si tratta di lui e delle sue stronzate.

«Rosie?»

Sussulto alla voce di papà che mi chiama.

«Cos'hai?» indaga, perplesso dal mio mutismo.

«Sono in fase premestruale» dico di getto.

Non posso mettermi a spiegare a mio padre i miei drammi adolescenziali.

Se vuoi far scappare un uomo basta parlargli di ciclo mestruale, assorbenti, crampi e cose così. Perché a giudicare dalla smorfia di disgusto avrebbe sicuramente preferito gli dicessi che mi drogo.

«Oh» non aggiunge altro e, sotto shock, se ne va di nuovo in cucina e io torno a servire ai tavoli.

Sono tornata a lavorare con papà sabato scorso, quando ho deciso di stare per conto mio, dopo essere stata sbattuta fuori dal locale venerdì, con tutti gli altri, per aver creato disordine.

Mi sono tenuta alla larga da tutti. Mi aiuta starmene per conto mio per riflettere su quanto mi sta accadendo.

Ho incontrato solo Melanie in questi giorni a scuola, alla quale ho chiesto scusa per averle rovinato la serata; e Sam in classe, col quale l'argomento non è stato neanche accennato. Ho pensato ce l'avesse con me per averli coinvolti in un altro scontro con Noah, ma si comporta normalmente.

Di quest'ultimo nessuna notizia per fortuna. È un bene, no? Cioè, sono contenta che non si sia fatto vedere dopo quella serata, vero?

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