TRENTAQUATTRO

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Così Amanda scoprì un vestito decisamente corto e decisamente stretto che ben poco lasciava all'immaginazione, mentre Beckett aveva solo un paio di jeans ed una camicia bianca.

- No, tesoro, non ci siamo proprio! - Disse guardandola da capo a piedi. - Solo quelli si salvano!

Indicò i suoi stivali, neri, fino al ginocchio, con il tacco altissimo, come sempre. Le aprì un paio di bottoni della camicia per mostrare il décolleté e per la prima volta Kate non pensò alla cicatrice sempre ben visibile. Poi la tirò fuori dai pantaloni ed sbottonandola anche in fondo, gliela legò in vita, lasciando scoperta una parte della pancia.

- Vabbè, almeno così non sembri uscita da un oratorio! - Rise Amanda.

- No, niente oratorio! - Ammiccò Kate e poi le due entrarono.

La musica era assordante, ma la rossa la trascinava dietro di se per la sala, fino al bancone dove senza che dicesse nulla il ragazzo al bar versò loro un paio di drink che mandarono giù senza indugiare.

Forse fu la musica che insieme alle luci e all'alcool riuscì a far cadere ogni suo residuo di misura e controllo, ma Kate cominciò se non a divertirsi almeno a lasciarsi andare e a non pensare. Nella sua mente sentiva solo il rumore dei bassi che rimbombavano e che martellavano le sue tempie incessantemente. Si sentì quasi in trance e quando Amanda le porse la mano, la seguì, facendo issare dalle mani di non sapeva chi sul tavolo e cominciò anche lei a ballare e a lasciarsi andare. Le porgevano altri drink da bere, alcolici e non, che lei beveva senza freni, mentre ballava. E più ballava meno pensava, meno pensava più si sentiva libera.

Uscì da lì che era quasi l'alba. Distrutta fisicamente e mentalmente.

- Hai una bella resistenza, eh ribelle! - Le disse Amanda che era rimasta con lei quasi tutto il tempo, tranne quando si era appartata con uno su uno dei divanetti più isolati, poi però era tornata a ballare.

- Chiamami Kate. - Le disse mentre saliva su un taxi appena fermato per farsi riportare a casa.

Kate era alla disperata ricerca del suo ritratto da distruggere. Ci doveva essere da qualche parte, qualcuno lo aveva dipinto e lei ne era all'oscuro. Voleva quel ritratto che mostrava tutte le sue atrocità. La sua incapacità di dare giustizia a sua madre, la morte di Montgomery, non aver protetto il suo bambino, la sofferenza inflitta a Castle e ai suoi amici e a suo padre. Voleva quel quadro che doveva raffigurare cosa era diventata dopo tutti i suoi fallimenti, dopo tutte le persone che aveva ferito per il suo egoismo, dopo le promesse infrante. Aveva distrutto tutti quelli a cui voleva bene, li feriva di continuo con la sua incapacità di accettare il loro aiuto ma nemmeno la loro differenza. Lei riusciva a distruggere tutti, tranne se stessa. Doveva esserci da qualche parte il suo ritratto che come quello di Dorian Gray si trasformava dopo ogni sua scelta sbagliata, diventando orribile. Lo doveva trovare, lo doveva distruggere così forse avrebbe finalmente messo a tacere anche se stessa ed era convinta che forse si trovasse proprio in quel night club. Aveva abbandonato il pub ed aveva cominciato ad andare lì ogni sera, con abbigliamento sempre più succinto. Sapeva che piaceva e le piaceva a sua volta provocare, cosa che passato l'iniziale pudore, aveva scoperto che le veniva bene. Molto meglio di quanto avesse mai immaginato. Lei e Amanda erano diventate le attrazioni del locale e i ragazzi si piazzavano sotto i loro tavoli per vederle ballare. Kate sapeva come provocarli ma allo stesso modo sapeva come tenerli a bada, perché una cosa non aveva mai permesso a nessuno: toccarla. Lei si divertiva a farli andare fuori di testa, prendeva i loro drink li beveva e poi gli ridava i bicchieri sporchi di rossetto, ammiccando, ma quando uno provava ad andare oltre, lo rimetteva in poche mosse al suo posto.

Usciva da lì all'alba richiudendo il cappotto fino al collo, lasciando che solo gli stivali si vedessero. Se non fosse per il trucco più marcato, sarebbe stata la Beckett di sempre, quella che voleva distruggere, quella che per lei non c'era già più, ma non si accorse che in uno di quei momenti in cui la notte lasciava spazio al giorno, che vicino al night l'ambiente era rischiarato da luci intermittenti che non erano i neon dei locali già chiusi, ma i lampeggianti della polizia. Ryan, Esposito e Lanie avevano distolto la loro attenzione da quel cadavere figlio di una rissa per troppa droga e alcool in circolo, per posarla su quella figura che camminava a passo svelto verso un taxi e l'avrebbero riconosciuta sempre, anche se non si fosse voltata verso di loro senza riconoscerli.

Qualche giorno dopo, però, rientrando a casa, c'era qualcuno che l'aspettava davanti al suo portone.

- Dottoressa Parish, cosa fai qui a quest'ora? C'è stato un omicidio nel mio palazzo? - Le chiese Kate ridendo amaramente.

- No, ma c'è qualcuno che sta provando ad uccidere se stessa. - Disse lei seria fermandola prima che entrasse.

- Cosa c'è? Vuoi farmi la predica qui in mezzo alla strada a quest'ora?

- Se non vuoi farmi entrare sì. Perché non lasci che la gente ti aiuti? Che chi ti vuole bene ti stia vicino?

- Perché non voglio la vostra pietà!

- Non è pietà, Kate! È affetto! Non pensi che ci stiamo male a vederti così e non sapere cosa fare?

- Non guardatemi allora.

- E tu? Tu ti guardi? O eviti di guardarti anche tu?

- Lasciami stare Lanie.

- Cosa vuoi Kate? Cosa possiamo fare per aiutarti? È passato un mese da quando hai dato le dimissioni e sei sparita per tutti.

- Niente. Nessuno può fare niente. Io rivorrei solo la mia vita, quella che ero.

- E questo non lo potrai avere. La tua vita non ritorna, tu non sei più la stessa, perchè quello che è successo ti ha cambiato. Lo devi accettare e devi andare avanti accettando che sarai diversa, che la vita è diversa. Invece tu scappi. E lo sai perché lo fai? Perché è più facile. Per questo te ne sei andata dal distretto, perché era più facile scappare che affrontare tutti i giorni la Gates e accettare che Montgomery non c'era più e perché. Per questo hai mandato via Castle, per sfuggire a quello che stavate vivendo. Però non hai risolto niente. Perché Montgomery è morto per salvarti la vita e Castle anche se non lo vedi è dentro di te, come il dolore per la perdita di tuo figlio che continui a non accettare.

- Basta Lanie, vattene.

- Io me ne vado, Kate. Non rimango qui a guardarti affogare dopo che hai deciso tu stessa di rompere lo scafo della tua nave. Però io conoscevo un'altra Kate, una che combatteva.

- Non c'è più quella Kate, perché non c'è niente per cui combattere.

- O forse non vuoi vederlo. Perché ti fa più comodo così. Addio Kate.

Lanie se ne andò, lasciandola sola con quelle parole dure come non le aveva mai sentite dalla sua amica.

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