CAPITOLO 37 - SENSAZIONI

3.6K 165 31
                                    

Mi svegliai al mattino con un raggio di sole puntato dritto in faccia. Avevo caldo. Harry era disteso a pancia in giù, le braccia e le gambe divaricate. Dormiva beatamente come un angelo. Gli scansai i capelli dal viso e ricordai con un sorriso di quando lo feci in ospedale, solo pochi giorni prima.

Quante cose erano successe da allora. Se qualcuno mi avesse detto che di lì a poco mi sarei ritrovata a dormire con lui gli avrei riso in faccia. Io non avevo mai dormito con nessuno prima.

Guardai l'ora sulla sveglia del comodino. Erano le 9.30. Evidentemente dormivano ancora tutti perché dalla casa non proveniva il solito frastuono.

Scesi al piano di sotto per prepararmi un caffè e sistemare il casino che avevamo lasciato la sera prima. Ebbi un sussulto entrando in cucina. Il ricordo dell'ultimo incubo si era affacciato prepotente nella mia mente. Istintivamente aprii lo stesso cassetto che aveva aperto Liam nel mio sogno e trasalii nel vedere che vi era proprio lo stesso coltello che lui aveva brandito con tanta cattiveria.

Lo richiusi di scatto e mi portai le mani al viso. Com'era possibile sognare sempre cose che poi puntualmente si avveravano?

"E se un giorno Liam avesse provato a uccidere Harry? O mio Dio... E se mio padre fosse ancora vivo?"

No, non poteva essere. Ero stata al suo funerale, avevo visto il suo corpo straziato nella bara. Dovevo smetterla di farmi suggestionare, altrimenti sarei impazzita.

Andai a recuperare il mio cellulare e vidi un messaggio di Edward. Voleva solo sapere come stessi e che cosa avevo organizzato per il fine settimana. Gli scrissi che sarei stata due giorni con mia madre e che la settimana dopo lo avrei invitato di nuovo a casa per quel famoso caffè.

Lavai i piatti e i fornelli, e diedi una veloce rassettata al resto della cucina. Poi andai in salone e raccolsi le bottiglie vuote di birra e le bacinelle con quei maledetti bigliettini. Gettai tutto nella spazzatura. Piegai la coperta che stava sul divano e la raccolsi insieme al cuscino per rimetterle nella stanza attigua dove avevo visto Louis la sera prima entrare per prenderli.

Solo allora realizzai che non ero mai entrata in quella stanza. Abbassai la maniglia e accesi la luce.

Sulla parete sinistra c'era un altro divano. Mi chiesi come mai i ragazzi non mi avessero fatto dormire lì, visto che sarebbe stato sicuramente uno spazio più riservato del soggiorno. Appoggiati sul divano c'erano una chitarra e degli spartiti. Chissà a quale dei ragazzi appartenevano.

Sulla parete destra invece c'era un'altra libreria, piena zeppa di libri e raccoglitori ad anelli. Stavo quasi per avvicinarmi quando sentii una porta sbattere al piano di sopra. Dei passi si stavano avvicinando.

Poggiai coperta e cuscino sul divano e mi affrettai ad uscire dalla stanza.

<<Come mai sei già sveglia?>>. La voce di Harry, più roca del solito, mi fece sorridere. Si stropicciava gli occhi e i suoi capelli erano arruffatissimi. Aveva indossato una t-shirt, per mia fortuna, ma era ancora scalzo. Era comunque una visione...

<<Mi ha svegliato il sole. E poi sentivo caldo. Ti va di fare colazione?>>, gli dissi sorridendo e dirigendomi verso la cucina.

Lui si guardò intorno sbadigliando e mi seguì. <<Come ti senti? Sei riuscita a riposare un po'?>>.

<<Sto bene, ora>>, gli risposi semplicemente.

<<Hai sistemato tu la casa?>>, mi chiese mentre apriva il frigorifero, tirando fuori un cartone di latte.

<<Si. Ero senza far niente e volevo rendermi utile. Allora che ti piace mangiare per colazione?>>

<<Oh, non so... uova e pane tostato? Ma non devi disturbarti a cucinare>>, disse lui pulendosi la bocca con il dorso della mano. Aveva appena finito di attaccarsi direttamente al cartone del latte.

<<Hanno inventato i bicchieri per quello, lo sai?>> lo ammonii alzando gli occhi al cielo e puntandogli una forchetta.

<<Aaaahhh... ecco a cosa servivano quegli strani aggeggi di vetro... >>, mi rispose con un sorriso adorabile che fece immediatamente comparire quelle dannatissime fossette. Più le guardavo e più ne ero dipendente. Mentre sbattevo le uova alzai di nuovo gli occhi al cielo fintamente offesa dalla sua risposta, non potendo tuttavia trattenere una risata.

<<Anche tu di solito sei mattiniero?>>, gli chiesi mentre versavo le uova sbattute in una padella, assieme al bacon. A proposito di Bacon, dov'era finito?

<<Io di solito prima di mezzogiorno non mi alzo neanche sotto bombardamento. A parte quando devo lavorare, ovviamente. Ma, di solito, non c'è una bella ragazza che gironzola in leggings nella mia cucina, per cui... >>.

Io avvampai come sempre e smisi di guardarlo per concentrarmi sulle uova. Perché i complimenti mi facevano sempre quell'effetto?

Lui, per migliorare il mio già fortissimo imbarazzo, si posizionò dietro di me, cingendomi la vita con le mani. Poi si avvicinò al mio orecchio mandandomi brividi dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi, che sentivo già arricciarsi nelle Converse.
<<Ma se sapessi che potrei trovarti qui ogni mattina scendendo quelle scale mi alzerei anche all'alba>>, mi disse in un sussurro, con quella sua voce roca che mi faceva impazzire.

Quelle parole si trasferirono direttamente nel mio basso ventre e dovetti stringere le gambe per l'improvvisa eccitazione. Lui probabilmente se ne accorse perché mi fece voltare di scatto e quando lo feci i suoi occhi erano accesi dal desiderio.

Le sue pupille erano dilatate, in netto contrasto con il verde delle sue iridi e il respiro era più affannoso. Mi afferrò dietro la nuca e mi baciò, appropriandosi della mia bocca. In pochi secondi i nostri movimenti si sincronizzarono in un connubio perfetto di passione ed eros. Le nostre lingue si rincorrevano dolcemente e un mugolio sommesso sfuggì dalle sue labbra.

<<Tu non hai idea di quanto io ti desideri>>, mi sussurrò, ancora nella mia bocca.

Tutto questo era nuovo per me, in primis le reazioni del mio corpo. Non avevo mai sentito il mio basso ventre contrarsi in quel modo, era quasi doloroso. Il cuore mi batteva forsennatamente e le mie mutandine avrebbero potuto essere strizzate.

In secundis poi, ero sorpresa di quanto mi piacesse la sensazione di sentirmi così desiderata da un ragazzo. Fino a quel momento per me era stato solo un enorme fastidio quella sensazione, ma con Harry constatai che era tutto capovolto. Poi uno strano odore si miscelò al profumo della pelle di Harry...

<<O no! Le uova!>>. Mi voltai e vidi la nostra colazione carbonizzata. <<Accidenti, mi dispiace>>, gli dissi voltandomi a guardarlo e mordendomi il labbro.

<<A me no. Andiamo>>. Mi afferrò per un polso e mi trascinò fuori dalla cucina. Feci appena in tempo a spegnere i fornelli.

<<Dove stiamo andando?>>.

<<Ti porto fuori, a fare colazione>>.

Poachers || H.S. On viuen les histories. Descobreix ara