CAPITOLO 56 - LA STORIA SI RIPETE

2.8K 132 36
                                    

LIAM

<<Perché, ti crea problemi?>>, urlai nella mia camera, imitando quell'odiosa voce roca e sbattendo dietro di me la porta.

Era successo di nuovo, cazzo. Mi sembrava incredibile, ma era successo di nuovo.

Nonostante avessi fatto il possibile per evitarlo lui si era insinuato tra me e Christine come un serpente velenoso e me la stava portando via.

"Io dormo con Harry".

Quelle parole mi rimbalzavano ancora in testa come fossero state schegge impazzite. Dall'attimo in cui erano fuoriuscite dalle sue labbra, procurandomi un dolore insopportabile, avevo avuto tutto chiaro. Quelle stesse labbra rosse e morbide che avevo baciato.

<<La storia si ripete caro mio>>, mi disse una volta mio padre. 

Aveva fottutamente ragione.

Aprii il portafogli e ne estrassi la foto di Susan. I bordi consunti dal tempo e dalle tante, troppe volte in cui me l'ero rigirata tra le mani.

Dio, com'era bella... il sogno di ogni ragazzo del liceo, ed era mia. Tutta mia.

Il suo volto, piccolo e regolare incarnava in se la perfezione e tutti i canoni di bellezza che da adolescente avevo sempre sognato. I suoi lunghi capelli biondi e lisci brillavano alla luce del sole e riflettevano tale luce nei suoi occhi, le cui iridi ricordavano il colore dell'oceano. Il suo corpo, sinuoso e prorompente, era in grado di trasmettere al mio scariche di pura adrenalina con un solo tocco.

E poi a letto...

Fare l'amore con lei era un'esperienza che ogni volta mi trascinava giù, negli abissi più profondi del mio essere, per poi farmi risalire in picchiata, fino a farmi esplodere in mille pezzi nel momento del massimo piacere, come una bomba atomica.

Poi, un giorno, venne la fine di tutto.

Susan lesse un qualcosa sul suo telefonino e scappò via di corsa, dicendo che sua sorella si sentiva poco bene.

Non so perché, ma non le credetti. Qualcosa nei suoi occhi la tradì, rivelando che mi stava mentendo, mi stava ingannando.

La seguii.

Non me ne vergognai. Io dovevo capire.

Quando con la sua Mini Cooper non svoltò nel vicolo di casa sua ma proseguì diritta, il mio cuore precipitò. La distanziai leggermente, per far sì che non si accorgesse della mia presenza dietro di lei, continuando comunque a non perderla mai di vista.

La sua auto nuova di zecca si accostò ad un altra che conoscevo molto bene. Susan scese dalla propria macchina e salì su quella di Harry, che la stava aspettando.

Lui avviò il motore e proseguì per quella stessa strada, andando poi ad accostare in un grosso slargo.

Era un posto isolato. In dieci minuti non era passata neanche una macchina.

E poi era buio. Solo la luna, unica testimone di quella schifosa meschinità, illuminava quella tarda sera e il loro abitacolo.

Quando mi avvicinai al finestrino del Golf nero, aspettai prima di agire. Volli essere sicuro che si trattasse proprio di lui, del mio migliore amico.

Non si accorsero di me, ovviamente. Certo, erano troppo indaffarati.

Susan era china su di lui, che aveva i pantaloni calati fin sotto le ginocchia. La sua mano le spingeva la testa, affinché affondasse di più con la bocca. Sul viso di Harry, gli occhi chiusi e  l'espressione della pura goduria. La bocca semi aperta, per ansimare.

Trattenni il vomito a stento, afferrai la maniglia e spalancai la portiera.

Susan si allontanò dal suo cazzo in preda al panico e Harry sbiancò in volto peggio di un fantasma. Allacciò i suoi jeans alla bell'e meglio mentre scendeva dalla macchina, urlando il mio nome.
Susan si tirò su il perizoma e si asciugò la bocca con il dorso della mano. Quella in particolare fu la scena che più di tutte non avrei cancellato. Dovevo ricordare finché avessi esalato il mio ultimo respiro che razza di puttana era stata.

<<Lei non è niente per me, Liam... ti prego devi credermi>>, la voce di Harry era incerta, in preda al panico.

Razza di bastardo pezzo di merda. Le aveva appena stuprato la bocca e ora mi diceva che lei non contava niente per lui. Quando invece lei per me era tutto.

La cosa peggiore però, fu lo sguardo addolorato che gli rivolse Susan, dopo quella frase. I suoi occhi si erano immediatamente riempiti di lacrime e con la voce rotta dal pianto gli gridò contro ogni genere di insulto.

<<Ti avevo detto che per me eri solo una scopata Su, ma tu mi hai assicurato che per te era lo stesso>>.
<<Sei un bastardo! Sei solo un lurido bastardo!>>.

Io rimasi lì, spettatore inerme di quello squallido show, senza riuscire a muovere neanche un muscolo, mentre lei si scagliava contro Harry, battendogli i pugni sulle spalle.

Poi Susan scappò via, correndo verso la sua macchina.

Non la rividi mai più.

Cambiò scuola e numero di cellulare.

Passai sotto casa sua non so quante volte, senza riuscire mai a trovare il coraggio di bussare alla sua porta.

Giunto a casa quella sera riuscii a fare ciò che in quel momento avevo trattenuto a fatica: vomitai anche l'anima, e insieme ad essa tutto l'amore che nutrivo per lei. Distrussi tutto. I messaggi, i regali, le foto. Tutte tranne una.

Per un anno intero non ci rivolgemmo parola, Harry ed io.

Lui mi contattò ogni giorno, ma io ogni giorno rifiutavo le sue chiamate e cancellavo i suoi messaggi, senza neanche leggerli.

Fu il destino a farci rincontrare, un anno dopo. Avevamo scelto di fare lo stesso lavoro.

Lentamente le cose tornarono alla semi normalità. Mi buttai tutto alle spalle e lo perdonai, permettendogli di rientrare nella mia vita, grazie anche all'amicizia nata nello stesso periodo con Niall, Zayn e Louis.

Ognuno aveva continuato la propria vita amorosa senza più interferire con l'altro. Ed era andata bene fino ad allora.

Fino all'arrivo di Christine.

Lei era completamente diversa da Susan, sia fisicamente che caratterialmente.

Christine era il ritratto della brava ragazza della porta accanto, neanche in minima parte consapevole della propria bellezza, esattamente l'opposto di Susan.

Era il tipo di ragazza per cui non potresti mai perdere la testa a prima vista, ma che, una volta conosciuta, da quella stessa testa non riesce proprio ad uscirti.

Christine era buona, generosa, dolce. E ingenua. Il tipo di persona facile da ammaliare... o abbindolare, esattamente come aveva fatto Harry.

Ma stavolta sarebbe andata diversamente.

Stavolta le pagine della mia vita le avrei scritte io stesso e avrebbero visto un finale diverso per noi.

Stavolta non l'avrei lasciata scappare.

Per nessun motivo al mondo.

A costo della sua stessa vita.

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now