CAPITOLO 27 - INCUBI

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HARRY

<<Papàààà... >>.

Mi svegliai di soprassalto; non fui sicuro del motivo. Mi era sembrato di sentire delle urla, ma probabilmente stavo solo sognando.

Mi voltai dall'altra parte, intenzionato a riprender sonno.

<<Papà, aspetta! Sono io, sono Christine, papà sono tua figlia... >>.

Di nuovo le grida. "Allora non stavo sognando!".

Mi precipitai giù dal letto, scesi le scale due gradini alla volta e lei era lì, sul nostro divano che si dimenava. La coperta le era scivolata di dosso. Continuava ad agitarsi nel sonno e a chiamare il padre.

Stetti quasi per svegliarla quando si placò, con ancora il respiro affannato. Il suo viso era imperlato di sudore e i lunghi capelli le si erano appiccicati alla fronte. Anche in quelle condizioni e al buio la sua bellezza mi toglieva il fiato.

Le voltai le spalle diretto in cucina, quando disse qualcos'altro. Stava chiamando il mio nome.

Pensai che si fosse svegliata, ma quando mi avvicinai di nuovo a lei, vidi che dormiva ancora.

<<Harry ho paura. Non lasciarmi ti prego. Aiutami a raggiungerlo... a raggiungere mio padre... >>.

Non potevo credere alle mie orecchie... lei mi stava chiamando nel sonno... aveva bisogno di me... mi stava chiedendo aiuto.

Il mio cuore sussultò, come risvegliato da un lungo letargo. Non ricordavo neanche l'ultima volta in cui lo avevo percepito battere in quel modo forsennato.

Forse perché non era mai accaduto.

Mi precipitai in cucina e diedi un pugno ad uno sportello, mandandolo quasi in frantumi.

"Dannazione", imprecai mentalmente.

Perché doveva essere tutto così maledettamente complicato? Perché non riuscivo semplicemente a lasciarmi andare e ad essere realmente me stesso?

Era per via del mio lavoro, mi dissi. Quello che facevo per vivere non mi avrebbe mai permesso una vita normale con lei. Niente sicurezze, niente garanzie che per lei ci sarei sempre stato, che sarei riuscito a proteggerla, a starle accanto come meritava.

<<Sono solo scuse e tu lo sai bene. Quello che il cuore vuole il cuore ottiene... >>. Le parole di Louis mi rimbombavano in testa, torturandomi.

Davvero le mie erano solo scuse?

Aprii il frigo per prendere dell'acqua che placasse la mia sete, la mia ansia. Bevvi lunghe sorsate e poi poggiai entrambe le mani sul bancone della cucina, con la testa china a fissarmi i piedi nudi. Quella situazione stava diventando insostenibile per me.

Averla in casa, così vicina e non poterla toccare era uno strazio. Ciò che avevo provato due giorni prima, mentre le stringevo i polsi e le stavo addosso, mi dava ancora un brivido, al solo ripensarci. Se mi concentravo potevo sentire il profumo dei suoi capelli e il ricordo delle sue labbra rosse come ciliegie mi tormentava. Il mio corpo bramava il suo in maniera disperata. Le era rimasto incollato come avrebbe fatto una calamita al suo polo opposto. Eppure l'avevo derisa ancora.

"Sei uno stronzo, Styles".

Quando risollevai la testa e raddrizzai le spalle mi sentii stranamente la schiena bruciare.

Mi voltai e lei era lì, sulla soglia della cucina, ferma di fronte a me con gli occhi sgranati.




SPAZIO AUTRICE
Buon giorno ragazze..stavolta ho deciso di pubblicare ben quattro capitoli per farmi perdonare del fatto che il primo dei quattro fosse solo un collegamento e ritenendolo io stessa poco interessante. Spero però che con gli altri tre abbia reso il tormentato rapporto Harry-Christine più interessante..forse addirittura piccante! E già perché quello che avete letto finora è solo l'inizio..
Anzi, approfitto per comunicarvi che il contenuto dei prossimi capitoli è indicato ad un pubblico di soli adulti, come ho specificato sulla presentazione del libro. Pertanto se siete minorenni o se non lo ritenete di vostro gradimento non lo leggete!!
Detto questo non mi resta che salutarvi con affetto e mi raccomando, il prossimo capitolo dal titolo SOGNI vi aspetta!

Ciaooo

Cinthia ❤️

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now