CAPITOLO 14 - UN'AMARA SCOPERTA

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<<Che hai deciso alla fine, ci vieni alla festa stasera?>>, mi chiese Edward con la bocca piena di un pezzo enorme di muffin.

<<La festa?>>.

<<Si, a casa di Dylan, non ricordi? Ci ha invitati la settimana scorsa>>.

<<Oh>>. Me n'ero completamente dimenticata.

<<Ci rimarrà male se non vieni. Sono mesi che la sta organizzando>>.

Non ne dubitavo ma non avevo proprio voglia di passare una serata tra gente ubriaca, puzza di sudore, musica spaccatimpani e giochi idioti. Perché era proprio quello il genere di festa che stava organizzando Dylan.

Tuttavia ebbi un'idea.

<<Secondo te è un problema se vengo con Michelle?>>.

<<No, non credo>>, rispose Eddy illuminandosi in volto. Purtroppo però sapevo che ciò che lo aveva improvvisamente reso entusiasta non era la partecipazione di Michelle, ma la mia. Su questo punto avrei dovuto lavorarci e non poco.

Mentre meditavo sulle possibilità che avevo di convincere Eddy ad uscire con la mia amica, la dottoressa Garner tornò in reparto dopo una consulenza in Pronto Soccorso.

<<Ragazzi mi spiace che stiate facendo colazione ma sta salendo un'urgenza dal Pronto Soccorso. Bisogna preparare un monitor il prima possibile>>.

Sbarazzammo la scrivania da dolciumi e bibite varie e, in men che non si dica ci mettemmo all'opera. Dopo neanche mezz'ora il volere della dottoressa era stato esaudito.

<<Ottimo lavoro, ragazzi. Siete stati velocissimi>>, si complimentò la Garner vedendo la paziente connessa al monitor e tranquilla nel suo letto. Prima di uscire dalla stanza delle urgenze però aggiunse: <<Ah, mi raccomando, somministratele subito una filala di albumina>>.

<<Dottoressa non l'abbiamo in reparto l'albumina. Di solito la ordiniamo in farmacia al bisogno. Se ci compila la richiesta riusciremo ad averla al massimo entro un'ora>>, le disse Vivienne.

<<Non abbiamo un'ora, è urgente. Mandate qualcuno in un altro reparto a prenderla nel frattempo. Gliela restituiremo quando arriverà>>.

Non potevo credere alle mie orecchie. A che dovevo quel colpo di fortuna?

<<Vado io>>, mi proposi con un piede già fuori dalla porta. Sapevo esattamente dove andare a bussare.

Pochi istanti dopo, mi aprì un infermiere che non conoscevo.

<<Ciao>>, mi salutò lui cordialmente.

<<Ehm, ciao, sono la collega della dialisi. Tu sei nuovo? Non ti ho mai visto qui>>.

<<Si, mi hanno assunto una settimana fa. Piacere di conoscerti, mi chiamo Nate>>, e tese una mano nella mia direzione.

<<Io sono Christine, piacere mio>>, gli dissi accompagnando la stretta di mano con un sorriso.

<<Che posso fare per te?>>, mi chiese affabile.

<<Mi manda la dottoressa Garner; ci occorrerebbe una fiala di albumina. So che voi dovreste averla>>.

<<Aspettami qui. Vado subito a controllare>>, e sparì dietro a una porta che sapevo essere la medicheria.

Ed ecco il mio cuore che riprendeva a galoppare furioso, impaziente di rivederlo. Se la fortuna era ancora dalla mia, forse avrei potuto conoscerlo. Quella scena si era materializzata nella mia mente almeno una dozzina di volte e, anche se la trama cambiava a ogni fantasticheria, il finale era sempre lo stesso: il ragazzo si innamorava perdutamente di me, folgorato da un accecante colpo di fulmine e... mi chiedeva il numero di telefono.

Beh, magari la mia immaginazione pedalava un po' troppo veloce, ma quantomeno di scambiare  due parole con lui, nessuno avrebbe potuto impedirmelo.

Con la gola secca e le mani sudate dall'agitazione mi diressi verso la sua stanza ma quando entrai feci un'amara scoperta e mi crollò addosso l'intero mondo.

Il suo letto era vuoto e perfettamente in ordine.

Mi sentii le gambe molli, come fossero state improvvisamente trasformate in gelatina e una fitta di delusione attaccò il mio stomaco. Avrei voluto rigettare tutto quello che avevo divorato per colazione.

Forse lo avevano solo trasferito in un altro reparto, come con il signor Williams. "Ma si, deve essere andata così", pensai tentando di tranquillizzarmi.

<<Ah, ecco dov'eri. Non ti trovavo più!>>.

Mi voltai di scatto e mi ritrovai di fronte Nate con in mano ciò che gli avevo chiesto.

<<Dov'è il ragazzo che stava ricoverato qui? Lo avete trasferito in un altro reparto?>>, gli chiesi indicando il letto vuoto con l'espressione più fintamente indifferente che riuscissi a simulare.

<<No, non è stato trasferito>>, mi rispose Nate abbassando lo sguardo sulle sue mani che giocherellavano con la fiala.

O Dio.

No, non può essere. Lui non poteva essere... Non riuscivo neanche a pensarci.

<<Allora, cosa gli è successo? Dimmelo>>, "Avanti, brutto idiota che non sei altro", continuai nella mia mente.

Dal modo in cui mi guardò forse pensò che aveva di fronte un mezza svitata. Quando tornò a parlare sembrò quasi che avesse paura di farlo.

<<Beh, è... scappato>>.

<<Come, è scappato?>>, urlai con voce stridula.

<<Si, stanotte. Ha approfittato di un momento di distrazione dei colleghi, si è strappato tutto ed è fuggito mezzo nudo. Abbiamo ritrovato i suoi vestiti logori e sporchi di sangue dove li avevamo lasciati la notte in cui è arrivato. I miei colleghi si sono beccati un ammonimento scritto per colpa sua>>.

Tirai un sospiro di sollievo. Non ero di certo contenta che fosse scappato, diamine non lo avrei mai più rivisto, ma almeno non era... morto. Dov'era potuto andare però così malridotto?

<<Ma non era guarito del tutto. Come ha fatto ad andarsene?>>.

<<Non lo so, era tutt'altro che guarito, aveva la febbre altissima. Secondo me era solo un tossicodipendente in crisi d'astinenza e in cerca della sua roba>>.

Io ne dubitavo. Non avevo molta esperienza in fatto di tossicodipendenti ma da quel poco che ne sapevo lui non lo sembrava affatto.

<<Scusami, ma perché sei così interessata a quel ragazzo? Lo conoscevi, per caso?>>, mi chiese Nate scrutandomi attentamente, accorgendosi forse che ero scossa più del lecito.

<<No, semplice curiosità>>, mentii spudoratamente. Afferrai la fiala e gli voltai le spalle. <<Beh, ci si vede e grazie per l'albumina>>.

<<Figurati... è stato un piacere>>, mi rispose con ben poca convinzione nella voce.

Me ne andai quasi sbattendo la porta. Mi veniva da piangere. Come era potuto succedere? Stupidi colleghi buoni a nulla!

Maledizione.

Ero furiosa, nervosa, arrabbiata col mondo e soprattutto consapevole che fosse finita. Se almeno fossi riuscita a scoprire il suo nome...

Tutti i miei sogni su di lui, sui suoi occhi belli, le sue mani, le sue braccia forti... le sue labbra. Non mi rimaneva che un ricordo.

Del ragazzo misterioso non avrei saputo mai niente.

SPAZIO AUTRICE
Ecco altri tre capitoli..spero non ci siate rimaste troppo male per il finale di quest'ultimo, ma che ci posso fare? Il ragazzo senza identità è davvero imprevedibile! 😚
Siete curiose di scoprire se Christine riuscirà a rintracciarlo? Allora non perdete il prossimo capitolo dal titolo LA FESTA.

Ciaooo

Cinthia

P.S. Fate caso alle foto che pubblico per ogni capitolo..molte sono ritoccate da me e vorrei sapere se vi piacciono.. 😘😘😘

Poachers || H.S. Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt