CAPITOLO 44 - LACRIME

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Quando provai a muovermi per allungare le gambe sentii un qualcosa di morbido e caldo alla fine del letto. Mi sollevai sui palmi delle mani e vidi Bacon acciambellato ai miei piedi che dormiva serenamente. Lo presi in braccio e lo strinsi al petto.

<<Sei tornato all'ovile, eh? Pensavo che mi avresti abbandonata per Niall!>>.

Bacon quasi come se avesse capito le mie parole iniziò a dimenarsi per leccarmi la faccia, facendomi il solletico. Lo misi giù e poi mi voltai dalla parte di Harry, trovando l'altra metà del letto vuota. Ripensai alle carezze di quella notte, alle sue parole e al modo in cui mi aveva tenuta stretta a se per tutto il tempo, quasi come se fosse impossibile per lui lasciarmi andare.

Uno sciame impazzito di farfalle iniziò a volteggiare nel mio stomaco e il mio cuore ebbe un sussulto. Mi sarei mai abituata a quelle sensazioni?

Preceduta da Bacon andai in bagno e poi diretta in cucina. Volevo trovare Harry e provare a preparare insieme a lui la colazione, di nuovo. Le mie guance si tinsero di rosa al ricordo di com'era andata a finire la volta precedente.

Mentre scendevo le scale mi arrivò il suono della sua voce. In casa regnava un assoluto silenzio, segno inequivocabile che era solo e che quindi parlava al telefono.

Ancora.

Non fui capace di continuare a scendere i gradini perché quello che ascoltai mi colse totalmente di sorpresa.

<<Si, i biglietti sono pronti. Partiamo dopo pranzo>>.

"Partiamo dopo pranzo? Ma che significa? E per andare dove?".

<<Al massimo stasera alle 10.00 dovremmo essere lì>>, continuò a dire Harry al suo interlocutore telefonico. <<Certo che abbiamo preparato il materiale, ma che significa che non sai quando potrò tornare?>>.

O mio Dio.

Mi cedettero le gambe e dovetti mettermi seduta sugli scalini in marmo. Harry stava per partire senza sapere quando sarebbe tornato. E io lo stavo scoprendo in questo modo.

Un dolore sordo mi attanagliò lo stomaco che si contrasse in risposta, causando spasmi simili ai conati di vomito. Volevo scappare via, ma mi costrinsi a continuare ad ascoltare.

<<Non me ne frega un cazzo, Michael. Non posso stare via per tutto quel tempo... >>.

Di quanto tempo si trattava? Non riuscii a capirlo dalle altre parole che uscirono dalla bocca di Harry. Non riuscivo neanche più a starlo ad ascoltare. La mia mente era fuggita lontano da lì. Era tornata immancabilmente a nove anni prima. Prima o poi le persone che amavo di più mi abbandonavano. Avrei dovuto abituarmici ormai, arrivata a quel punto, eppure il dolore che provavo mi fu del tutto nuovo.

Quando qualcosa di bagnato mi finì sulle ginocchia che avevo raccolto al petto mi resi conto che stavo piangendo. In quel momento Harry usci dalla cucina quasi di corsa, arrestandosi poi ai piedi delle scale non appena mi vide.

<<Christine... che ci fai qui?>>.

Io non risposi e tentai invano di asciugare il fiume silenzioso di lacrime che mi scorreva in viso.

<<Allora, mi rispondi? Che cazzo ci facevi qui?>>. La durezza delle sue parole mi colpì come una mazza da baseball in pieno addome. Tuttavia non riuscivo a parlare.

<<Hai ascoltato tutto, non è vero? Non lo perdi mai il vizio di origliare le conversazioni altrui, eh? Quando imparerai a farti gli affari tuoi una buona volta?>>.

Non potevo crederci. Eccolo il vero Harry. Era venuto a galla finalmente e la realtà mi schiaffeggiò cosi dolorosamente che mi riscosse da quel torpore. Finalmente parlai.

<<Da quanto lo sapevi?>>. Era l'unica cosa che volevo sapere, perché qualcosa dentro di me mi disse che ero stata ingannata.

I miei sospetti furono confermati dalla mascella contratta in una smorfia di tensione e dalla titubanza di Harry nel rispondermi, così insistetti, alzando la voce e scandendo parola per parola.

<<Da quanto lo sapevi, Harry?>>.

Lui non potette non rispondermi. Mi diede le spalle e abbassò la testa, il vigliacco.

<<Da ieri mattina. Quando ho ricevuto quella chiamata da Starbucks>>.

<<E quando pensavi di dirmelo?>>.

Silenzio.

<<Certo. Ora capisco. Tu non pensavi affatto di dirmelo. Tu volevi semplicemente sparire>>. Ero furiosa. E disgustata.

<<Questo non è vero, te lo avrei detto stamattina. Stavo salendo in camera per dirtelo, ma tu ti sei messa ad origliare>>.

<<Ah, quindi adesso è colpa mia. Secondo te il modo in cui ti sei comportato è normale?>>. Mi guardò come se non capisse e questo mi fece infuriare ancora di più

<<Tu lo sai da ieri mattina! Mi hai portata al parco come se niente fosse, abbiamo cenato e cantato,  mi hai tenuta stretta a te per tutta la notte sapendo che stavi per lasciarmi per tornare chissà quando. Non credi che avresti dovuto dirmelo un po' prima della mattina stessa?>>.

<<L'ho fatto per te. Per non rovinarti il fine settimana, ma tu sei solo un'ingrata a quanto vedo>>. Le sue parole furono taglienti come lame ed ottennero il loro scopo.

Quella fu la goccia.

Nella mia testa la soluzione a quel problema si era già dipanata.

<<Sai cosa, Harry? La prossima volta lascia decidere a me cosa mi rovinerà il fine settimana. Anche se ti posso assicurare che non ci sarà una prossima volta>>.

Scesi il resto delle scale di corsa, raccolsi tra le braccia Bacon e la mia roba e me ne andai, sbattendo la porta.

Da dentro la casa sentii Harry urlare qualcosa ma non lo stetti ad ascoltare.

Salii in macchina e mi diressi sgommando sul brecciolino verso il cancello secondario, quello posto dietro la baita. Ringraziai mentalmente Niall per avermi rivelato il sistema per aprirlo dall'interno. <<Non si sa mai!>>, mi aveva detto.

Mai avrei pensato che mi sarebbe tornata utile così presto quell'informazione.

Correvo come una pazza per quelle stradine sterrate, prima di immettermi sulla superstrada verso Folden. Ad un certo punto dovetti accostare. Le lacrime e la pioggia che cadevano all'unisono erano contro di me, rendendomi impossibile la guida.

Accesi una sigaretta con mani tremanti e istintivamente controllai il cellulare. Nessun messaggio. Nessuna chiamata. Solo una scritta sopra le icone: Domenica, 14 Febbraio.

Delle parole che credevo sepolte mi tornarono alla mente. Parole che con tanta fatica avevo accantonato.

Erano le parole di Liam.

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now