CAPITOLO 24 - QUALCOSA DI INASPETTATO

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Le risa sguaiate si sentivano fin dalle scale.

Quando entrai nel salotto non si accorsero nemmeno della mia presenza.

<<Ti dico che è Ben Affleck quello di Armageddon, non Matt Damon! Fidati... avrò visto quel film almeno cento volte!>>.

<<E io invece sono pronto a scommettere che sia Matt Damon! Avanti, cosa ci giochiamo?>>.

Feci un piccolo colpo di tosse per annunciarmi.

Michelle ed Edward si voltarono di scatto, con l'espressione di due bambini beccati dalla madre con le mani nel barattolo della marmellata.

<<Christine, ciao! Non ti abbiamo sentito entrare... >>, mi disse subito Michelle, venendomi incontro e abbassandosi il maglione oversize che le era risalito fin sopra le cosce. La cosa strana era che avesse solo quello indosso.

<<Già... ehm... stavamo guardando la tv, mentre ti aspettavamo>>, si giustificò Edward, stirando le pieghe della sua camicia con le mani e facendo scendere il mio cane dalle sue gambe.

Bacon si avvicinò scodinzolando ma io lo ignorai, stringendo gli occhi fino a ridurli a due fessure. "Stai lontano da me, traditore che non sei altro".

Poi tornai a guardare il mio amico: <<Ti chiedo scusa. Ho avuto un imprevisto e ho perso la cognizione del tempo>>, gli dissi in tono glaciale.

<<Non c'è problema. Tutto bene comunque?>>.

<<Si, sono solo stanca>>, gli risposi, dirigendomi verso il bagno. Mi sentivo irritata, ma non sapevo bene neanche io il perché.

<<Ok, possiamo rimandare, allora>>.

<<Se vuoi fai pure. Rimani con Michelle. Io vado a letto. Buona notte>>.

I miei amici rimasero a guardarmi fino a che non mi chiusi la porta del bagno alle spalle. Due minuti dopo sentii quella di casa sbattere e dedussi che Edward se ne fosse andato. Solo allora Michelle irruppe in bagno senza nemmeno bussare.

<<Che ti prende?>>, mi chiese acida, incrociando le braccia al petto.

<<Dici a me?>>, vagheggiai.

<<Vedi altre persone qui?>>.

<<Bacon>>.

<<Bacon non è una persona e poi io non parlo con i cani>>.

<<Non c'è nulla di male in questo>>, le risposi mentre mi lavavo i denti.

<<Non cambiare discorso con me. Allora, cos'hai? Mi hai chiesto tu di distrarlo, no?>>. Era sempre più irritata. E irritante, al contempo.

<<Si, ma non intendevo in quel modo!>>, le dissi osservandola dall'alto in basso, asciugandomi la bocca.

<<Perché, cos'ho che non va?>>, mi rispose lei ingenuamente, guardandosi i piedi scalzi.

<<Mickey, indossi un maglione! Anzi, scusa, mi correggo... indossi solo un maglione!>>.

<<Non pensavo ti avrebbe dato fastidio>>.

<<E infatti non mi da fastidio, solo... >>. Maledizione, non riuscivo a trovare le parole per finire la frase.

<<... solo non sopporti che per una volta Edward non abbia sbavato appresso a te>>, terminò lei per me, con un sorrisetto soddisfatto e snervante.

Aveva maledettamente ragione. La mia possessività aveva preso il sopravvento e la cosa mi disturbava a dismisura. Non ero abituata a doverci combattere, anche se era parte integrante del mio carattere. Edward era mio amico, mi voleva bene e questo non sarebbe cambiato mai... dovevo necessariamente sforzarmi e lasciarlo andare.

<<Hai ragione, ti chiedo scusa. È solo che ho sentito le vostre risate e vi ho trovati così... intimi... non so, mi ha dato un po' fastidio, ecco tutto>>.

<<Credevo che non ti piacesse Edward e che saresti stata contenta per me se avessi finalmente stretto amicizia con lui>>.

<<E infatti è così. Senti, resettiamo tutto, ok? Sono ufficialmente contenta che abbiate socializzato stasera, va bene?>>.

<<Va bene>>, disse lei senza troppa convinzione, ma poi fortunatamente cambiò argomento. Al contrario di me lei non era affatto un tipo rancoroso.

<<Allora? Che hai fatto oggi per tutto il giorno?>>.

<<Ah... è una lunga storia>>.

<<Beh, che aspetti? Raccontamela!>>.

Era tenace, dovevo ammetterlo. Lei non mollava proprio mai, cosa che, per forza di cose, fece galoppare la mia immaginazione.

<<La sorella del mio amico sta meglio, la febbre inizia a scendere, ma purtroppo si è slogata una caviglia e ho dovuto badare anche a quella. Infatti domattina dovrò andare di nuovo da lei>>.

<<Di nuovo?>>.

<<E già... mi stanno facendo fare gli straordinari>>.

<<Scusa, ma il fratello non era fisioterapista? Non può pensarci lui almeno alla caviglia?>>.

Dio Santissimo! Perché Michelle aveva una così buona memoria?

<<Si, lo è, ma vorrebbe lo stesso una mano>>.

<<Mmmm... si, lo so io che mano vorrebbe da te!>>, mi disse quella sconsiderata amica che mi ritrovavo, mentre con una mano mimava chiaramente il gesto della masturbazione maschile.

La salutai definitivamente per quella sera, mandandola anche al diavolo affettuosamente.

Ad ogni modo, prima o poi avrei dovuto dirglielo. Non era possibile continuare a inventare tutte quelle storie.

"Le bugie hanno le gambe corte e non ti portano mai tanto lontano", mi ripetei prima di addormentarmi.

La mattina successiva mi svegliai presto per rassettare la casa che, vista la mia trascuratezza degli ultimi giorni, versava in condizioni pietose. La mia povera nonna sarebbe morta per la seconda volta se avesse visto in che letamaio stavo vivendo.

Ma c'era anche un altro motivo per cui mi alzai in fretta quella mattina: preparare di nuovo il brodo per Mr Simpatia.

In macchina mandai un messaggio di scuse a Eddy, promettendogli di farmi perdonare, e poi impostai il navigatore per Ringles Cross.

Mezz'ora dopo, passai davanti alla stessa farmacia dove mi ero fermata con Liam. Da lì feci uno sforzo sovrumano per riuscire a ricordare tutte le svolte che avevamo percorso il giorno prima. Un paio di volte mi sbagliai e dovetti tornare indietro, rendendomi conto di non essere mai passata in quel punto.

L'agitazione che sentivo dentro al solo pensiero di rimettere piede nella baita non mi aiutava affatto a concentrarmi ma mi imposi di non pensare a Harry e ai suoi modi sgarbati almeno durante il tragitto in macchina. Tentai di scacciare dalla mia mente il ricordo dei suoi occhi su di me e delle sue labbra carnose e lucide, che inumidiva di continuò con quella sua lingua biforcuta. Feci appello al mio buon senso con tutte le mie forze, per tentare di non pensare alle sue braccia virili e al suo petto tatuato sotto le mie mani, mentre gli spalmavo la pomata, e al suo modo sfrontato di sbottonarsi la camicia, mentre con lo sguardo sembrava che stesse spogliando me.

Ebbi un accesso di tosse violenta e le guance mi si incendiarono a quei ricordi e allora dovetti accostare. Chiusi gli occhi e feci dei bei respiri, contando fino a dieci. Resettai i pensieri e tentai di ricompormi. Mi accesi una sigaretta e sintonizzai la radio su una stazione che mi piaceva.

Ero finalmente pronta a ripartire.

Alle 11.00 precise arrivai al fantomatico cancello mimetizzato.

Di Liam però nessuna traccia.

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now