CAPITOLO 40 - TI FIDI DI ME?

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<<Che ore sono?>>, chiesi a Harry mentre ero di nuovo sdraiata supina con gli occhi chiusi e le gambe piegate. Avevo completamente perso la cognizione del tempo, poteva essere un'ora che eravamo lì, come cinque.

Lui intanto era sdraiato al mio fianco, di lato con una mano a reggere la testa e mi solleticava il viso con un lungo filo d'erba. Lo passava ripetutamente sulle mie labbra. Io allora le mordevo o ci passavo la lingua sopra per alleviare il solletico. Ero sicura che fosse proprio per quello che lui continuava a farlo.

Ripensai a ciò che mi aveva detto a proposito di quello che avrebbe voluto fare alla mia bocca e al solo pensiero mi si contrasse lo stomaco... e non solo.

<<È l'1.00. Forse dovremmo andare a casa>>. La riluttanza nella sua voce mi piacque e il fatto che continuasse a dire casa mi piacque ancora di più.

Mentre piegavamo il plaid e legavamo il guinzaglio al collo di Bacon per andarcene il telefonino di Harry squillò di nuovo.

Stavolta non riuscii a vedere lo schermo prima che lo portasse all'orecchio per rispondere.

<<Pronto?... Si, l'ho ricevuta anch'io... va bene dammi un quarto d'ora e sono a casa... si è qui con me... >>, rispose Harry passandosi la mano libera tra i capelli e guardandomi mentre pronunciava l'ultima frase. Poi seguirono altri attimi in cui produsse solo dei versi di assenso prima di riagganciare.

<<Che succede?>>, gli domandai vedendolo preoccupato.

<<Era Liam. Abbiamo del lavoro da sbrigare>>. Mi prese di nuovo per mano e mi guidò per il sentiero.

Salimmo in macchina e partimmo, tutto senza fiatare. Quando non ne potei più ruppi quel silenzio.

<<Cos'è che fate, Harry? Insomma, come lavoro intendo>>.

La sua mascella si serrò, evidenziando i muscoli tesi. Ci mise qualche minuto a rispondere.

<<Mi dispiace, Christine. Non posso dirtelo>>.

Non potevo crederci. Perché tanti segreti? Perché non si fidava di me?

<<Io non posso stare con una persona e non sapere cosa fa. Insomma per quel che ne so potresti essere uno spacciatore o un killer della malavita. Non ti sembra che io abbia il diritto di saperlo? Devo poter scegliere con chi stare>>.

Harry mi sorprese perché accostò la macchina all'improvviso, guadagnandosi colpi di clacson e insulti da parte dei guidatori dietro di noi. Temetti quasi che volesse farmi scendere e abbandonarmi lì e invece mi prese il viso tra le mani come ormai era solito fare. Il suo respiro era affannoso.

<<Ascoltami bene: non siamo spacciatori o roba del genere. È tutto l'opposto. Ma fidati di me se ti dico che per il tuo bene è meglio che tu non sappia cosa facciamo. Saresti in pericolo e io non potrei mai permetterlo>>.

<<Come in pericolo? Perché cosa potrebbe succedere?>>. Incredibilmente, invece di desistere dal conoscere la verità, mi incuriosii ancora di più.

<<Hai visto come ero ridotto quando i ragazzi mi hanno portato in ospedale? Non avevo appena partecipato ad una rissa in discoteca, Christine. Sono stati loro a ridurmi in fin di vita e non posso permettere che a te accada lo stesso>>.

<<Ma non capisco, loro chi?>>. Mi girava la testa e il cuore aveva preso a martellarmi nel petto.

<<Le persone contro cui lottiamo. Sono pericolose. Non si fanno scrupoli di fronte a nessuno>>.

<<Ma di che parli? Ti prego dimmelo, io... >>.

<<Ti fidi di me?>>.

<<Cosa?>>.

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