CAPITOLO 64 - PERFECT

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<<Insomma, vuoi dirmi dove stiamo andando? Non hai voluto anticiparmi niente e io non so nemmeno se sono vestita in modo adatto>>, dissi, guardando fuori dal finestrino per tentare di capire che direzione avesse imboccato il suv.

<<Sei perfetta, Christine>>. Mi disse quelle parole guardandomi negli occhi così intensamente che mi sentii bruciare.

Harry era l'unica persona che avessi mai conosciuto capace di appiccare un incendio sulla mia pelle ad un solo sguardo, e quello stesso incendio io non sapevo come domarlo. Ogni volta che ne venivo travolta mi consumava, fino a farmi perdere dentro i suoi occhi. E di quel fuoco, di quegli sguardi incandescenti che mi logoravano l'anima, io ero completamente dipendente, come se da loro derivasse la mia felicità, la mia vita.

Quegli occhi verdi così belli, in quel mese di lontananza, erano stati la cosa che mi era mancata di più. Il non poterli guardare, fino a scordare il mio stesso nome, fino a perdere il lume della ragione, era stata la mia ossessione.

Anche in quel momento, pur sapendo di averlo di nuovo accanto, pur consapevole che quegli stessi occhi erano tornati ad osservarmi curiosi, tremavo, per la paura di poterli perdere, un giorno.

<<A cosa stai pensando?>>, mi chiese Harry, riportandomi con i piedi per terra.

<<Che mi sei mancato>>, gli risposi semplicemente.

Non avrei potuto rivelagli i miei reali pensieri. Ero sicura che se avesse capito il livello di ossessione nei suoi confronti al quale ero arrivata, mi avrebbe mollata su due piedi. In fondo era un ragazzo di soli ventidue anni, che fino a due mesi prima non aveva fatto altro che passare da un letto ad un altro, lasciando dietro di se una lunga scia di donnine deluse dal suo scarso impegno sentimentale.

Ero consapevole che con me si stesse comportando in maniera completamente differente, ma quanto sarebbe durato, se avesse scoperto che mi ero follemente innamorata di lui?

<<Mi sei mancata anche tu... e non sai quanto... >>, mi disse, baciandomi le nocche della mano che teneva incrociata alla sua, sulla leva del cambio.

"Se solo tu provassi quello che provo io... ", pensai, dopo aver sentito quella frase.

Cenammo in un delizioso ristorantino francese, a Maresfield, sul lungo lago. Mi incupii appena, pensando al perché Harry conoscesse un posto così romantico. Quando mi assicurò, facendomi anche vedere le prove, che aveva trovato quel ristorante su Trip Advisor, mi rilassai notevolmente.

Non avevo mai assaggiato la cucina francese prima di allora e la trovai squisita. Chiacchierammo allegri per tutta la sera, facendo forse anche più confusione del lecito, visti gli standard del locale. Alcune coppie di anziani ci lanciarono delle occhiatacce, che scatenarono la nostra ilarità ancora di più, complice anche la bottiglia di champagne terminata dopo neanche un'ora.

Quando ce ne andammo, dopo aver saldato il salatissimo conto e una lauta mancia lasciata da Harry al cameriere, ebbi l'impressione che i vecchietti tirassero un sospiro di sollievo.

<<Hai visto che faccia aveva lei mentre facevo quei gesti con la bocca? Non la scorderò mai finché campo!>>, disse Harry scompisciandosi, mentre raggiungevamo la macchina.

<<Era a dir poco scandalizzata! Quando poi hai iniziato a tirar fuori la lingua e a farla vibrare in quel modo temevo le venisse un infarto... mi sarebbe toccato pure rianimarla!>>.

<<Secondo me in realtà era una porcellina repressa... la respirazione bocca a bocca l'avrebbe voluta da me!>>.

<<Certo, così avrebbe avuto un infarto anche il marito!>>.

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now