CAPITOLO 5 - FUGA E SOGNI

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Ed eccoli la; non avevo sbagliato. Erano in quattro.

Avevo sbagliato ad origliare però.

<<Chi sei?>>, chiese con sguardo furente uno di loro. Era buio e facevo fatica a distinguerne chiaramente i lineamenti.

<<Io... ehm... sono un'infermiera, lavoro qui. Stavo... stavo andando a prendere la mia macchina>>.

<<Stavi origliando per caso?>>, continuò lui sempre più furioso, non staccandomi gli occhi di dosso neanche per un secondo>>.

Mi mancava l'aria.

<<Si... cioè no... io... passavo proprio di qua quando mi sono cadute le chiavi. Non ho sentito niente, ve lo giuro!>>. Avevo la voce spezzata dalla paura ma sperai con tutta me stessa che si fossero bevuti quell'enorme balla alla quale non avrei creduto nemmeno io.

Perché cavolo dovevo essere una tale pessima bugiarda?

<<Sei sicura, eh?!>>.

<<Si, ce-certo>>, balbettai, abbassando istintivamente gli occhi sui miei piedi. <<Arrivederci>>, aggiunsi prima di scappare via di corsa.

Salii in macchina e misi in moto più in fretta che potevo. Chiusi la sicura e sfrecciai via sgommando. Mi tremavano le mani, non riuscivo a tenerle ferme sul volante. Mi accesi una sigaretta nel tentativo di placare il terrore che sentivo addosso come una colla appiccicosa. Ma non funzionò.

Guardavo lo specchietto retrovisore in continuazione, terrorizzata all'idea che quei quattro mi stessero seguendo. Ma se avessero voluto, mi avrebbero impedito di scappare via, ripetei a me stessa nel tentativo di autotranquillizzarmi.

Su una cosa mi sbagliavo: non erano uomini ma ragazzi, su per giù della mia età.

Ma di una cosa invece ero assolutamente certa: parlavano del ragazzo.

Ripetei a mente ogni singola parola che riuscivo a ricordare nell'intento di tirare le somme di quel discorso strampalato. Immaginavo fossero quelli che lo avevano scaricato moribondo davanti al Pronto Soccorso. Forse lo stavano cercando per finire l'opera, per tappargli la bocca una volta per tutte. Tremai al solo pensiero di essere stata così vicina a dei potenziali assassini.

O forse erano semplicemente suoi amici, preoccupati per lui. Si, da quello che avevo potuto ascoltare mi sembrava la cosa più plausibile. O almeno lo speravo.

<<Ci chiederanno i nostri e i suoi documenti...>>, <<Potremmo essere scoperti...>>.

Quelle frasi vorticavano nella mia mente.

C'era sicuramente qualcosa sotto, ma cosa?

Una curiosità morbosa si impossessò di me e non mi accorsi nemmeno di essere arrivata sotto casa. Corsi dentro e chiusi a chiave a doppia mandata.

Fortunatamente Michelle dormiva già; non sarei riuscita a spiccicare neanche una parola. Bacon invece si alzò dalla cuccia, come sempre quando sentiva la porta di casa aprirsi, ma stranamente non mi venne incontro facendomi mille feste come era solito fare.

Rimase piuttosto in fondo al corridoio a scrutarmi, con la sua testolina leggermente piegata da un lato. Dovevo essergli sembrata proprio strana per reagire così. Gli diedi appena una carezza e filai in bagno.

Entrai sotto il getto della doccia sperando che l'acqua calda aiutasse a rilassarmi ma appena ne uscii capii che non era servita a molto. Optai per una camomilla e mi infilai sotto al piumone.

Chi diavolo potevano essere quel ragazzo e i suoi amici? Spacciatori? Usurai? Assassini?

Rabbrividii e mi infilai ancora di più sotto le coperte.

Prendere sonno mi sembrava un'impresa impossibile.

Dopo quelle che mi parvero ore passate a girarmi e rigirarmi nel letto, sprofondai, più che nel sonno, in una specie di torpore agitato e sognai...

Sognai lunghi ricci castani, auto che sfrecciavano a tutta velocità nella notte, pistole che esplodevano colpi assordanti, lampeggianti e sirene della polizia, letti d'ospedale lasciati vuoti e occhi verdi. Un bellissimo paio di occhi, verdi come smeraldi.

Poachers || H.S. Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz