CAPITOLO 50 - ESPRIMI UN DESIDERIO

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La risposta di Harry non tardò ad arrivare.

Corsi a casa, mi feci una doccia e mi cambiai il più velocemente possibile. In macchina arrossii da sola ripensando al completino intimo bianco che avevo appena indossato. Era semplice, con poco pizzo e raso, ma mi donava. Speravo solo che a Harry sarebbe piaciuto e presto lo avrei scoperto.

Non so se mi sentissi pronta per fare l'amore con lui, ma di certo ero sulla buona strada.

Le carezze della sera prima avevano acceso un fuoco dentro di me che non si era più spento e io ero ansiosa di alimentarlo ancora, quella sera.

Harry, che per tutto il giorno non aveva fatto altro che mandarmi messaggi spinti per stuzzicarmi era riuscito perfettamente nel suo intento. Avevo grosse aspettative per quel che mi si prospettava davanti ed ero sempre più ansiosa di scoprirlo.

Quando feci uno squillo sul suo cellulare per avvisarlo che ero di fronte al cancello della baita il mio cuore era già stanco di battere all'impazzata, quasi come se avesse corso la maratona di New York.

Appena spense il motore del suv mi venne incontro per aiutarmi col borsone. A quel punto era palese che avrei passato la notte lì, di nuovo. Mi aveva pregato disperatamente per tutto il giorno di rimanere da lui a dormire ma io, perfida, non glielo avevo mai confermato.

Il sorriso che si stampò sul suo volto mi strinse il cuore. Era felice come un bambino la mattina di Natale.

<<Non c'è nessun altro in casa?>>, gli domandai, sorpresa dall'assoluto silenzio che regnava nel grande salone.

<<No, siamo soli fino a domani pomeriggio>>.

Oh.

<<Dove sono i ragazzi?>>.

<<Sono rimasti in Tanzania. Il nostro lavoro non era terminato. Io sono scappato>>.

<<E te lo hanno permesso?>>, gli chiesi togliendomi la giacca e poggiandola sul divano.

<<Non gli ho chiesto esattamente il permesso. Me ne sono andato e basta. Avevo di meglio da fare>>.

Il sorriso malizioso che gli piegò gli angoli della bocca fece tornare in picchiata le farfalle che già albergavano dentro di me da un po' di tempo a quella parte.

Solo allora notai il caminetto acceso e... una tovaglia stesa proprio davanti ad esso, al centro del tappeto, con su una grande quantità di cibo. C'era un pollo arrosto fumante, contornato da patatine novelle, insalata e peperoni alla griglia.

<<Tu hai fatto tutto questo?>>, gli chiesi incredula non riuscendo a staccare gli occhi dal tappeto imbandito.

<<Vorrei prendermene il merito ma... in realtà io ho solo apparecchiato. Sono passato in rosticceria. Ho preso tutto lì>>, mi disse lui grattandosi la nuca e spostando il peso del corpo da un piede all'altro.

<<Oh, Harry, non fa niente, è meraviglioso comunque quello che hai fatto. Grazie>>, gli dissi abbracciandolo.

Tutta la tensione accumulata nell'arco della giornata si sciolse con quell'abbraccio. Ci sedemmo sul tappeto e iniziammo a mangiare, gustando ogni pietanza che, peraltro, era squisita.

Harry mi tempestò di domande sulla mia infanzia, sull'università e infine sul mio lavoro. Era molto curioso su quella che era stata la mia vita prima di incontrarlo. Io a volte faticavo a starlo a sentire, non perché mi risultasse noioso, anzi, ma solo perché il fuoco del camino, così luminoso e scoppiettante, produceva dei giochi di luce e ombre incredibili sul suo volto.

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now