CAPITOLO 45 - PAURA

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HARRY

<<Christine, non andare!>>, gridai dietro a quella porta sbattuta con rabbia.

Ma ormai era troppo tardi, lei se n'era andata.

La sua Ka sgommò via veloce e io non la rincorsi per fermarla.

<<Maledizione!>>, imprecai, prendendo a calci tutto ciò che avevo a tiro e dando un pugno alla porta della cucina. L'intonaco della parete scricchiolò sotto quel colpo.

Ero stato un vigliacco. E un bugiardo. Non l'avevo fatto per lei, l'avevo fatto per me stesso. Non volevo rischiare di perderla, dicendole che l'indomani sarei dovuto partire senza sapere quando sarei tornato. E cosa avevo ottenuto? Lei se n'era andata comunque.

Potevo biasimarla? No.

L'avevo trattata di merda. Invece di proteggerla e chiederle scusa l'avevo trattata in un modo orribile, rivoltandole le mie assurde accuse contro.

"Sai cosa, Harry? La prossima volta lascia decidere a me cosa mi rovinerà il fine settimana. Anche se ti posso assicurare che non ci sarà una prossima volta".

Le sue ultime parole mi bruciavano dentro come un fuoco, dall'istante stesso in cui avevano abbandonato la sua bocca, e continuarono a farlo anche dopo, quando lei era ormai lontana, lasciando dietro di loro solo cenere e brandelli di razionalità.

Perché non l'avevo fermata?

<<Harry, ma che è successo qui?>>. La voce di Louis alle mie spalle mi fece trasalire. Non mi ero accorto che fosse sceso.

Mi poggiò le mani sulle spalle e mi diede uno scossone per farmi tornare in me, perché io non ne volevo sapere di rispondere.

<<Allora? Mi dici che cazzo succede?>>.

<<Se n'è andata, Louis. Lei se n'è andata>>.

Senza pretendere altro il mio amico mi tolse le mani dalle spalle e mi spinse in cucina. Aprì una bottiglia di birra e accese una sigaretta, che poi mi passò. Ne accese poi una per se.

Io aspirai avido quel veleno che però sembrò calmarmi all'istante. Lui non mi guardava ma io sapevo che aspettava una spiegazione. Gli raccontai tutto.

Degli incubi di Christine la prima notte che aveva dormito da noi. Del bacio che c'era stato subito dopo proprio lì, su quel tavolo. Gli spiegai come l'avevo stretta fra le mia braccia, e di come l'avevo coccolata senza quasi sfiorarla, cosa che io stesso stentavo a credere. E poi gli dissi del parco e di come mi faceva sentire ogni volta che toccava la mia pelle o anche solo se posava i suoi occhi su di me.

Gli raccontai tutto, rivivendo insieme a lui quelli che mi resi conto solo in quel momento, erano stati i giorni più belli della mia vita.

<<Devi andare da lei. Devi cercarla e chiederle scusa>>, mi disse lui, dopo avermi ascoltato attentamente.

<<Non posso Louis. Dobbiamo partire tra poco, lo sai>>.

<<Quello che so è che questa è una stronzata. È solo una scusa, perché tu hai paura>>.

<<Paura? E di cosa?>>, lo derisi.

<<Paura di essere respinto, di non essere in grado di riportarla a te. Paura di quello che senti per lei. Scegli tu>>.

<<Non dire cazzate. Io non ho paura di un bel niente. È tardi e... >>.

<<No, tu non dire cazzate. Sai che ho ragione>>. E detto ciò, tornò al piano di sopra, lasciandomi in cucina con le nocche insanguinate e il cuore stretto in una morsa.

Cazzo.

Aveva maledettamente ragione, come sempre. Ma c'era un aereo ad aspettarmi e io non potevo assolutamente perderlo.



SPAZIO AUTRICE
Buongiorno a voi! Mi state odiando per come è finito il capitolo? 😖😖😖
Spero di no.. o almeno non troppo! Vi avevo avvisato che la vita dei nostri protagonisti non sarebbe stata idilliaca e questo è solo il primo dei tanti ostacoli che dovranno affrontare. Solo il VERO AMORE è in grado di superare prove del genere e questo è il momento della resa dei conti...
Secondo voi chi farà il primo passo?
Non perdete il prossimo capitolo dal titolo DAMMI SOLO UN MINUTO se siete curiose di saperlo...

Ciaooo

Cinthia 💝

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now