CAPITOLO 80 - SORPRESA

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Il cellulare di Harry era spento. E risultò spento per tutta la sera.

Tentai di calmarmi e razionalizzare la cosa, costringendomi a pensare che non gli fosse successo niente di male e che avesse semplicemente dovuto lavorare. Con il cuore a pezzi per la delusione di non vederlo arrivare e l'angoscia stampata in faccia per quello che era potuto accadere a mia insaputa, dopo due ore di attesa e di chiamate a vuoto, mi recai alla mensa.

Il vocio e gli schiamazzi del numeroso gruppo di persone stipate per la cena si avvertiva già a qualche decina di metri di distanza. Entrai nella grande sala e con lo sguardo cercai Margareth, per spiegarle l'accaduto.

Mi guardai intorno in cerca dell'unica ragazza con la quale avevo familiarizzato un po' di più ma sfortunatamente era seduta proprio con il gruppetto di quell'impiccione di...

<<Hey Christine! Siamo qua giu!>>. Appunto. Dio, non me ne andava bene una quella sera.

Mi avvicinai a loro titubante, dopo aver caricato un vassoio di cibo che, come avevo immaginato, toccai a malapena.

<<Non avevi detto che saresti stata fuori dal campo questa sera?>>, mi chiese Samuele senza neanche darmi il tempo di sedermi.

Lo fulminai con una occhiataccia ma nel farlo lo osservai bene forse per la prima volta. E non era affatto brutto. Tutt'altro. Era sicuramente l'esatto opposto di Harry, con i suoi capelli biondi e lisci e gli occhi azzurri. Il viso di Samuele era squadrato, con la mascella ben pronunciata ma un nasino piccolo e leggermente alla francese. Quando mi sorrise mise in mostra una dentatura bianchissima, messa in risalto da labbra rosee, sottili ma ben definite. Cavoli, gli stavo facendo la radiografia...

<<Christine, sei tra noi?>>. Quasi non sentii la sua domanda, presa com'ero ad osservare il suo bel viso. La sua mano che mi sventolava davanti mi fece fare una risatina idiota.

<<Si, scusami. Sono solo un po' stanca>>. Mi costrinsi a distogliere lo sguardo dai suoi occhi magnetici per evitare ulteriori imbarazzi.

La cena fu più piacevole del previsto, una volta che riuscii a rilassarmi e a dimenticare per un po' la buca che mi aveva dato Harry. Al solo pensare a lui mi sentii in colpa per aver ammirato la bellezza del mio nuovo collega, ma poi mi dissi che se l'era cercato. Avrebbe potuto almeno avvisarmi.

<<Ti ha dato buca?>>, mi sussurrò Samuele, con quel suo bellissimo accento italiano, avvicinandosi pericolosamente al mio orecchio.

Io misi subito via il cellulare per costringermi a non controllarlo più, o almeno a non farlo ogni due minuti, e nascosi il viso che sentivo in fiamme.

<<Di chi parli?>>, tentai di vagheggiare, con la speranza che non insistesse con quell'argomento.

<<Del tuo ragazzo. Doveva venire a prenderti lui stasera, no?>>. Perché doveva avere una voce così maledettamente sexy?

<<Mio fratello. Doveva venire mio fratello>>, mentii. Mi dissi che lo stavo facendo per Harry, per proteggere il suo segreto. Era così, no?

<<Ah>>. La sua espressione mi sembrò sorpresa prima che proseguisse, quasi sollevata, ma non ci badai troppo. <<E come mai tuo fratello si trova in Africa? Anche lui è un volontario?>>.

<<No, è un fotografo>>, buttai lì la prima cosa che mi venne in mente.

Fortunatamente l'interrogatorio si concluse lì e Samuele, visibilmente più rilassato, riprese ad interloquire anche con gli altri. Scoprii che era molto piacevole la sua compagnia, e anche quella della sua cerchia, e che tra risate e aneddoti infermieristici la serata passò di volata.

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now