CAPITOLO 68 - NON TUTTO IL MALE...

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Conoscete quel detto che recita: capiti come il cacio sui maccheroni? Beh, i quattro giorni di ferie arretrati che la caposala mi costrinse a prendere ai primi di aprile potrebbero essere definiti proprio così. Come il cacio sui maccheroni.

Claire mi aveva ripetuto più volte di decidere la data in cui avrei preferito prendere quei benedetti quattro giorni ma, tra l'incidente di Jason e la vita frenetica con Harry e i suoi amici, continuai a rimandare, dimenticandomene completamente. Alla fine aveva deciso lei per me.

<<L'ufficio del personale mi ha dato un aut aut, Christine. O prendi le ferie ora o te le mandano in pagamento, ma io ho detto loro... >>.

<<Appunto, le vorrei mandare in pagamento, grazie>>, la interruppi, lanciandole un'occhiataccia. Quattro giorni di riposo mi avrebbero fatto comodo ma non volevo dargliela vinta in quel modo e in più un po' di soldini extra non avrebbero guastato, visto che facevo i salti mortali per non gravare sulla mia famiglia.

<<Mi dispiace ma non è possibile. Stiamo messi male con il bilancio e se non faccio del mio meglio per rientrare nei costi nessuno di voi si beccherà il premio produzione quest'anno. Dovrai accontentarti delle ferie>>.

<<Si, ma almeno posso decidere io quando andarci? Ai primi di aprile non mi servono a niente!>>, dissi con voce piagnucolosa, neanche fossi una bambina. Ero consapevole di non tenere un atteggiamento consono al mio ruolo ma quella storia delle ferie iniziava ad ostinarmi.

<<Non se ne parla. Ti avevo avvisata. Andrai in ferie da mercoledì>>.

Fine della discussione.

Feci appello a tutti gli dei dell'Olimpo di mia conoscenza per non sbattere la porta uscendo dalla medicheria. Claire era una caposala indulgente in genere, ma quando si impuntava su un qualcosa non c'era verso di farle cambiare idea.

Quando salii in macchina, felice come non mai che quel turno fosse terminato, trovai un'altra sorpresina: la spia del motore accesa. A quaranta chilometri all'ora ci misi quaranta minuti a tornare a casa e in più, nell'ultimo tratto prima di riuscire a stento a parcheggiare, il motore emise un fragore sinistro, prima di abbandonarmi del tutto.

Una volta a casa il mio già pessimo umore crollò a picco quando misi un piede su un'enorme cacca di Bacon.

<<Accidenti a me e a quando cammino scalza! Bacoooon!!!>>, urlai in preda alla rabbia e zoppicando verso la cucina per gettare nella spazzatura il calzino con su appiccicato il corpo del reato.

<<Anche il cane ipersensibile mi doveva capitare>>. E sì, Bacon era arrabbiato con me. Da due mesi a quella parte non avevo fatto altro che trascurarlo, dedicandogli sempre meno attenzioni e riducendo le nostre passeggiate allo stretto indispensabile per fargli fare i bisogni. Quello era semplicemente il suo modo per richiamare la mia attenzione.

Mi ripromisi di essere più presente per lui, mentre mi lavavo il piede nel lavandino del bagno, tentando di mandar via il profumino dei suoi escrementi.

Presi uno scivolone e per poco non mi ruppi una gamba nel tentativo di rispondere al cellulare che giusto in quel momento decise di squillare.

<<Hey, hai fatto una corsa?>>.

<<Lascia stare... giornata no>>, risposi a Harry, sedendomi sul water e finendo di asciugarmi.

<<Avanti, che altro è successo oggi?>>. Lo chiese con un tono a metà tra il divertito e il sarcastico, cosa che mi fece inalberare ancora di più. Era così scontato per lui che mi fosse successo qualcosa di eclatante?

<<Niente di che>>, risposi infatti, per non dargliela vinta.

<<Christine, stai mentendo>>.

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now