☩ TRENTANOVE ☩

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-Ma lui era in carne ed ossa, io l'ho pestato a sangue, Michelle. – lui sospira, affondando le mani tra i capelli. -Io non vedevo la mia Ombra come qualcosa di concettuale, per me era reale.
-E lo era, Trevor. Ma non nel piano di realtà in cui hai sempre vissuto. – quello alza lo sguardo, indirizzato a lei. Michelle si sistema meglio sul letto, come se si sistemasse su quella situazione scomoda dove poggia.
-Non voglio giustificare ciò che hai fatto, okay? Hai commesso uno sbaglio, ma voglio farti distaccare per un attimo da quello che è stato il mondo in cui hai vissuto per tutta la vita. Mi hai detto che per entrare a Desperado ti sei fermato in mezzo a una strada deserta e hai visto il suo cartello, giusto? – quello annuisce. -Quella è Desperado che ti chiama a Lei. Anche se Desperado è in questo mondo perché ne è il suo riflesso, è su un altro piano di realtà, da cui è difficile uscire, che è preclusa a pochi. Noi seguiamo l'evoluzione di pari passo con la storia del mondo, ma in pochi possono sfiorare il mondo fuori da questo piano di realtà. L'Ombra non è una persona, e nemmeno un animale, ma non è nemmeno un'idea platonica: è un altro nuovo piano di realtà. Se qualcuno prova ad uccidere un'Ombra, lo fa perché è irrecuperabile e l'ha persa troppo in fretta, senza accettarlo: ma nessuna di queste cose torna con te, e anche i sintomi non tornano. Tu sei lucido, tu stai bene.
-Il dolore mi sta mangiando, Michelle. – geme dalla disperazione, spalancando gli occhi. -Io non mi perdonerò mai per quello che ho fatto alla mia Ombra.
-Ma lei si sarebbe perdonata in un momento per quello che avrebbe fatto a te! – scoppia lei, facendolo ammutolire. Quella sbatte più volte le palpebre per impedire alle lacrime di uscire, e indica la porta, come se ci fosse ancora l'Ombra di lui a guardarli.

-Io ho visto cosa stava per fare! Ti ha istigato a suicidarti, e poi stava per farlo lei! Ti aveva messo le mani al collo, voleva strozzarti, voleva, - trattiene un singhiozzo e si zittisce, voltando la testa di lato, i capelli a coprirle il volto. Trevor vorrebbe avvicinarsi, confortarla con il calore della sua vita e del suo corpo, ma non ne ha la forza, non è capace, non è mai stato abbastanza per lei, e se ne rende conto solo in quel momento. La donna si ricompone subito, prendendo un respiro profondo. -Se ci ripenso mi vengono i conati, cazzo. – si lamenta, di nuovo nelle sue facoltà.
-Tu però sei lucido, Trevor, e questo non succedeva ormai da troppo tempo. C'è qualche testimonianza scritta di un forestiero che uccide la propria Ombra in seguito a delle istigazioni ricevute dall'Ombra, e restano lucidi, ma sono occasioni davvero rare. Secondo me i grattacieli non sono preparati a una cosa del genere, perché qui non succede, e se succede è irrecuperabilità. Ma a parte farti mangiare dal dolore, tu stai bene; non hai mai visto un irrecuperabile, ma ti assicuro che non è una bella vista. – commenta quella, rabbrividendo.
-Mi dispiace, ma io non riesco a figurare una cosa del genere. – mormora Trevor, confuso. -Siamo su un altro piano di realtà? Quindi vuoi dirmi che l'Ombra è un concetto che creiamo noi stessi ma al di fuori di noi? E per cosa?
-Nel tentativo di espiare il nostro peccato. Noi saremo sempre dei peccatori, e perdere l'Ombra è il nostro purgatorio per raggiungere la Città Celeste alla morte. Desperado significa "criminale": noi compiamo un crimine tradendo noi stessi, perdendo la nostra metà per espiare il peccato.
-Quale peccato? – quella lo guarda, sospirando.
-Il peccato di esistere, qui. – lui è ancora più confuso.
-Ma non avete fatto niente di male.
-Siamo nati a Desperado, è la nostra punizione: restare bloccati qui dentro, perdere la nostra ombra, vivere per sempre a metà, e morire. Solo ai puri è data possibilità di scappare, e agli irrecuperabili di non accettare mai questo fato.
-E io che vengo da fuori, cosa c'entro in tutto questo?
-Che Desperado ha una propria volontà che guida tutto il resto, a cui non possiamo far altro che affidarci ogni giorno: e se ti ha voluto qui dentro, è perché semplicemente lo voleva, perché tu avevi bisogno di liberarti della tua ombra, di espiare il peccato rinchiuso qui. Che peccato, poi? Esistere, qui.
-Non è un peccato esistere. È una condizione. – gli occhi di Michelle sono nei suoi: sorride amara, per poi scuotere la testa.
-Potrai sbattere la testa quanto vuoi, Ward. Potrai cercare la motivazione razionale in ogni angolo di questo posto, ma non la troverai mai. La motivazione è "esistere": nell'esistenza c'è già un peccato mortale, e questa è la punizione. Questa è Desperado. Uccidendo la tua Ombra non hai fatto altro che uccidere la tua punizione, ma questo non ti libera dalla vita che dovrai vivere, non spezza alcuna maledizione, non ti libera, perché l'Ombra era il purgatorio e non il peccato. L'Ombra era un concetto, e ora che l'hai cancellato è semplicemente qualcosa che non potrai più recuperare.
-Ed è mai capitato di Ombre che uccidono gli individui originali?
-Ci sarà qualche testimonianza scritta da qualche parte. Le Ombre come le tue sono molto rare, e di solito non danno questi tipi di problemi: sono solo più esuberanti delle altre, nulla di più. Normalmente, l'Ombra muore quando l'individuo originale muore. E se muore prima, in seguito ad incidenti, l'individuo originale prova un senso di vuoto per il resto della vita, e se succede il contrario l'Ombra col tempo sbiadisce, ritornando al suo individuo: ma questo la tua Ombra non poteva saperlo, perché voi non sapevate nulla di Desperado. Ma anche questi sono casi rari. L'Ombra finisce quasi sempre con la persona però, e mai il contrario: è questo che non la rende pienamente un essere vivente, o un essere in sé. Ti accompagna per tutta la vita, ma era la tua proiezione di oscurità contro il sole, no? Solo che diventa un concetto, si tramuta in una forma nuova, ma il contenuto è lo stesso.
-È come se avessi ammazzato una parte della mia mente però, no? Come un elettroshock, non è lo stesso? È comunque un crimine.
-Non è un piano di realtà comparabile, per quanto simile. Non ha la stessa valenza, o peso, o entità.
-E quindi tu sei confinata qui dentro per sempre solo perché esisti, qui? – domanda allora lui, sconvolto. -Ecco perché, quando ti ho chiesto se hai mai pensato di andartene...
-Non posso. – asserisce, asciutta. -Non posso lasciare Desperado, ormai ho perso l'Ombra. Anche se uscissi fuori di qui, dovrei comunque tornarci.
-Perché esisti?
-Perché esisto. – quella alza lo sguardo al soffitto, per impedire alle lacrime di scendere. -È tutto quello che so. Tutto quello che possiamo capire, e che Desperado ci ha fatto intendere.
-Ma non è giusto! – si alza, sgomento. -Ma non c'è un modo per opporsi? – e quella gli sorride.
-Che fai? Ti sei mai opposto all'Iperuranio tu? Desperado è una città, ha una volontà, ma resta sempre un'entità astratta. Qualcosa che non puoi combattere o difendere. Ti sei mai opposto alla Morte? Perché Desperado è come la Morte: esiste e basta, e fa quello che vuole di chi vuole. Senza che ci si possa opporre, in alcun modo. Come un Dio creato dagli uomini, così quel Dio sopprime gli stessi uomini che ha già creato: lui sa già tutto e ha già disposto tutto, ci fa credere nel libero arbitrio, ma in un modo o nell'altro tutto seguirà un corso incontrollabile. Qui dentro è dove tutto si crea e si distrugge, dove tutto si trasforma, tramuta e svanisce. È fine e principio, Alfa e Omega, ed è anche infinito e meno infinito: qualcosa a cui tendere sempre, senza trovare mai un punto di fine. – quella si alza, gli si avvicina, gli lascia una carezza sul volto.

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